Materie prime
Il piano europeo per l’energia
La Commissione ha presentato un primo intervento strutturato per fronteggiare il caro energia e la spinta inflazionistica legata alla crisi ucraina.
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Intermedio
01 aprile 2022
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L’aumento dei prezzi internazionali di materie prime e alimentari comporta un maggior costo delle importazioni italiane, soprattutto per quelle di beni energetici. In una nota pubblicata il giorno dopo lo scoppio del conflitto, avevamo stimato la possibile entità di questa tassa, che oscillava tra 57 e 66 miliardi in più rispetto al 2019. Un mese dopo, la stima risulta ancor più alta. In uno scenario in cui i livelli dei prezzi si stabilizzano a quelli di gennaio 2022 (pre-guerra), il costo sale a 75 miliardi in più rispetto al 2019. Se le tensioni russo-ucraine dovessero stabilizzare i prezzi ai livelli di marzo 2022, questo potrebbe superare anche i 110 miliardi.
La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 2 aprile 2022.
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A seguito dei recenti sviluppi geopolitici, i prezzi delle materie prime e altri prodotti alimentari sono cresciuti in maniera considerevole, soprattutto quelli di gas naturale (in Europa) e petrolio. Tali oscillazioni si ripercuotono sul costo delle importazioni italiane di questi beni, rappresentando un’extra tassa importante per l’economia nazionale. Il giorno dopo lo scoppio del conflitto, avevamo stimato questo maggior costo in circa 66 miliardi di euro in più rispetto al 2019, valore che si riduceva di 9 miliardi in uno scenario di aumenti di prezzo più moderati.[1]
Il costo delle principali importazioni di materie prime e alimentari non lavorati è riportato nella Tav. 1.[2] L'Annuario Statistico Commercio Estero e Attività Internazionali delle Imprese del 2021 (Istat) fornisce dati fino al 2020 (provvisori), anno influenzato dalla pandemia e quindi con volumi importati particolarmente bassi. Come per la nota precedente, per stimare la spesa per queste importazioni nel 2021 e nel 2022 siamo quindi partiti dal 2019, incrementando le importazioni in tale anno per l’aumento dei prezzi (espressi in euro) avvenuto tra il 2019 e il 2021-22.[3] Si è anche rivista la stima sul tasso di crescita del Pil per il 2022, utile per tenere conto anche delle variazioni in termini di volume.[4] Le assunzioni e le metodologie di stima sono ricapitolate nella sezione “Metodologia” (vedi sotto).
Anche in questa nota abbiamo considerato due scenari legati agli andamenti dei prezzi. Nel primo si ipotizza che i livelli di prezzo medi del 2022 rimangano simili a quelli registrati a gennaio 2022, prima dello scoppio del conflitto (scenario “pre-crisi”). Il secondo assume un aumento più forte, con livelli di prezzi medi per il 2022 al livello raggiunto il 23 marzo di quest’anno (scenario “crisi”). Così facendo, nel 2022 la stima del valore delle importazioni delle materie prime e alimentari selezionate risulta di circa 144 miliardi nel primo scenario modesto e 182 miliardi nel secondo scenario.
Questi numeri sono più alti di quanto stimato in precedenza. La principale causa di questo aumento riguarda la revisione verso l’alto operata dall’Istat dei prezzi all’importazione del gas naturale per tutta la seconda metà del 2021, quasi triplicati rispetto alla stima iniziale.[5]
In base alle nuove stime, nello scenario di livelli di prezzo “pre-crisi”, il costo delle importazioni delle materie prime selezionate aumenta di 75 miliardi di euro in più rispetto al 2019 e di 63 miliardi rispetto al 2021 (Tav. 2). Ancora più alta è la variazione nello scenario “crisi”, dove la stabilizzazione dei prezzi a livelli maggiori genera un’extra spesa per circa 113 miliardi di euro in più rispetto al 2019 e di 101 miliardi rispetto al 2021.
In entrambi gli scenari è proprio il gas naturale a determinare questa maggior tassa pagata dall’Italia: rispetto al 2019, sarebbero circa 50 miliardi in più nello scenario di prezzi “pre-crisi”, che diventano 67 nello scenario più estremo. Al secondo posto c’è il petrolio, seguito da cereali, rame e alluminio.
Per ottenere la stima del valore delle importazioni al 2022 delle materie prime selezionate, eccetto il gas naturale, sono state usate le seguenti ipotesi:
Per il gas naturale, il prezzo medio mensile del TTF forward 3 mesi (fonte: Bloomberg) approssima bene la serie mensile Istat dei prezzi all’importazione se considerato con un lag temporale di 3 mesi (Fig. 1). Quindi, per ottenere il livello dei prezzi all’importazione di gennaio 2022 si è utilizzato il valore medio del TTF di ottobre 2021. I prezzi del TTF a 3 mesi per il primo trimestre 2022 sono stati quindi utilizzati per stimare il livello dei prezzi all’importazione per il secondo trimestre 2022, rendendo disponibili i primi 6 mesi di dati. Per stimare i restanti 6 mesi (e riflettere quanto fatto per le altre materie prime), sono state usate le seguenti ipotesi:
Il dato annuale 2022 del gas è poi ottenuto come media dei valori mensili. In entrambi gli scenari e per tutte le materie prime (compreso il gas), quando necessario il prezzo è stato convertito da dollari in euro.
Infine, il valore delle importazioni al 2019 (Annuario Istat) è stato moltiplicato sia per i tassi di crescita annuali (2020, 2021 e 2022) del rispettivo prezzo, sia per il tasso di crescita annuale del Pil reale (-8,9 per cento per il 2020; 6,5 per cento per il 2021; 3 per cento per il 2022). In questo modo si sono tenute in considerazione sia le variazioni di prezzo che di quantità.
[1] Vedi: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-l-impatto-dei-prezzi-delle-materie-prime-sul-costo-delle-importazioni-italiane.
[2] Al 2019, queste ammontavano a circa il 16 per cento del valore di importazioni totali.
[3] Per i prezzi internazionali mensili delle materie prime e alimentari la fonte è World Bank (ultimo dato di febbraio 2022, con valori poi estesi al marzo 2022 sulla base dei dati riportati nei mercati, fonte Investing.com). I prezzi sono stati convertiti da dollari in euro utilizzando i tassi di cambio euro-dollaro medi annuali 2018-2022 pubblicati da Investing.com.
[4] Ora assunta pari al 3 per cento (e non al 3,7 per cento come nella nota precedente).
[5] Vedi: https://www.istat.it/it/archivio/268002. I dati sono “valori medi unitari”, ovvero ottenuti come rapporto tra valore in euro e quantità di gas (quindi una proxy del prezzo).
[6] Vedi “monthly prices”: https://www.worldbank.org/en/research/commodity-markets.