Welfare
La spesa pubblica per la famiglia
Il numero medio di figli per donna nei paesi dell’Europa occidentale è diminuito da 2,8 nel 1960 a 1,6 negli anni Novanta. Negli ultimi trent’anni, la situazione è rimasta stabile.
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Intermedio
03 giugno 2022
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Per limitare l’impatto dei rincari energetici, dell’aumento generale dei prezzi e dell’invasione russa in Ucraina, il Governo ha stanziato 35 miliardi di euro da settembre 2021 a oggi. Questi aiuti sono andati maggiormente a favore delle famiglie rispetto alle imprese (20 miliardi contro 15,5 miliardi). Il 60 per cento è stato usato per contrastare il caro-energia, mentre il resto è stato costituito da sostegno al reddito. Tuttavia, solo il 45 per cento di questi 35 miliardi ha seguito un criterio di selettività (54 per cento nel caso dei sostegni alle famiglie e 33 per cento alle imprese). Anche se uno shock esterno, come la crisi energetica, colpisce tutti, alcuni soggetti, specie quelli economicamente svantaggiati, ne risentono maggiormente e interventi più mirati verso questi ultimi sarebbero preferibili.
La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 4 giugno 2022.
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Per far fronte ai rincari energetici, all’aumento generale dei prezzi e agli effetti dell’invasione russa in Ucraina, il Governo è intervenuto con una serie di decreti per sostenere imprese e famiglie:
In totale, da settembre 2021 a oggi, sono stati messi in campo circa 35 miliardi, 20 dei quali a favore delle famiglie e 15,5 delle imprese (Fig. 1).[1] Le famiglie hanno beneficiato maggiormente rispetto alle imprese dei vari sussidi tra settembre 2021 e inizio marzo 2022, principalmente per il maggior beneficio derivante dall’annullamento degli oneri di sistema per potenze sotto i 16,5 kW. Col decreto del 21 marzo il divario tra i due gruppi si è ridotto per la concessione di vari crediti d’imposta alle imprese gasivore e per i sostegni contro il rincaro dei carburanti (maggiormente utilizzati dalle imprese). Con l’ultimo decreto del 17 maggio, i sostegni verso le famiglie sono aumentati notevolmente, prevalentemente a causa del bonus 200 euro.
Il 60 per cento delle misure sinora messe in campo riguarda il settore energetico (elettricità, gas e carburanti), mentre il 40 per cento sostegni generici (Fig. 2). Tra questi ultimi figurano principalmente le indennità anti-inflazione, gli stanziamenti contro il rincaro dei prezzi dei materiali da costruzioni e i fondi per il sostegno alle imprese danneggiate dal conflitto russo-ucraino introdotti con legge del 17 maggio.
I vari decreti contengono molte misure ricorrenti:
Sarebbe auspicabile che i fondi pubblici fossero destinati soprattutto dove i bisogni sono più acuti, come peraltro raccomandato dalla Commissione Europea all’inizio della crisi energetica. [2] Naturalmente, un aumento dei costi dell’energia e, in generale, dell’inflazione, colpisce tutti, ma colpisce alcuni più degli altri.
Ma quanto “mirati” sono stati gli interventi? Per stabilire se un intervento adempie a questa funzione abbiamo usato due criteri:
Un intervento viene considerato come diretto alle fasce più colpite se:
Solo il 54 per cento degli stanziamenti per le famiglie (10,8 miliardi) è stato distribuito seguendo un criterio di selettività sopra definito. La maggior parte di questi (6,8 miliardi) è attribuibile al solo bonus 200 euro anti-inflazione.
Il restante 46 per cento degli aiuti diretti alle famiglie (9 miliardi circa) non segue alcun criterio di selettività. Questi riguardano per la quasi totalità l’annullamento degli oneri di sistema, la riduzione dell’IVA per il gas e l’eliminazione delle accise sui carburanti. La letteratura economica in materia sostiene che il consumo di questi beni cresca all’aumentare del reddito delle famiglie, anche se in maniera meno che proporzionale.[3] Questo significa che le famiglie più abbienti sono maggiormente avvantaggiate, in termini assoluti, da questi sussidi in quanto sostengono maggiori acquisti di beni energetici.
Il 33,4 per cento degli aiuti destinati alle imprese (5 miliardi su 15) viene elargito secondo dei criteri di costo e/o profitto. Queste misure sono legate ai crediti d’imposta per le imprese a forte consumo energetico che hanno sostenuto particolari aumenti di costi legati all’approvvigionamento di beni energetici (e in piccola misura alle imprese danneggiate dalle sanzioni alla Russia). I restanti 10 miliardi non sono vincolati dai criteri precedenti e riguardano la riduzione degli oneri di sistema e dell’Iva sul gas, l’eliminazione delle accise sui carburanti, i sostegni contro i rincari dei materiali da costruzione e i contributi per il settore dell’autotrasporto.
Alcune misure contenute nei decreti hanno come destinatari sia le imprese che le famiglie. Gli importi stanziati sono assegnati alle due categorie pro quota.
[1] In Appendice è riportata la metodologia usata per ripartire i sostegni tra famiglie e imprese.
[2] Vedi ‘Communication on Energy Prices’ della Commissione Europea del 13 ottobre 2021.
[3] La letteratura economica sostiene che l’elasticità della domanda di elettricità rispetto al reddito è positiva, ma generalmente minore di uno. Vedi, ad esempio, “Price and income elasticities of residential and industrial electricity demand in the European Union” di Z. Csereklyei, Energy Policy, Volume 13, febbraio 2020. Anche per il gasolio per auto l’elasticità è positiva, ma sempre inferiore all’unità. Ad esempio, “Income elasticity of gasoline demand: A meta-analysis” di T. Havranek e O. Kokes, Energy Economics, Volume 47, gennaio 2015. Infine, per il gas naturale le stime dell’elasticità sono più incerte, ma gli stanziamenti in Italia sono relativamente molto bassi rispetto a quelli di elettricità e carburanti.
[4] La fonte dei dati è la Relazione Annuale 2020 di ARERA.
[5] Le fonti utilizzate sono la Relazione Annuale 2020 di ARERA e i Consumi regionali di gas naturale 2020 del MITE.
[6] Fonte: End uses gasolio per autotrazione di UNEM, 11 novembre 2021
[7] Fonte: End uses benzina per autotrazione di UNEM, 11 novembre 2021
[8] Fonte: Consumi petroliferi definitivi 2021, MITE