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Chi ha beneficiato dei pacchetti di sostegno a famiglie e imprese erogati da settembre 2021 a oggi?

03 giugno 2022

Intermedio

Chi ha beneficiato dei pacchetti di sostegno a famiglie e imprese erogati da settembre 2021 a oggi?

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Per limitare l’impatto dei rincari energetici, dell’aumento generale dei prezzi e dell’invasione russa in Ucraina, il Governo ha stanziato 35 miliardi di euro da settembre 2021 a oggi. Questi aiuti sono andati maggiormente a favore delle famiglie rispetto alle imprese (20 miliardi contro 15,5 miliardi). Il 60 per cento è stato usato per contrastare il caro-energia, mentre il resto è stato costituito da sostegno al reddito. Tuttavia, solo il 45 per cento di questi 35 miliardi ha seguito un criterio di selettività (54 per cento nel caso dei sostegni alle famiglie e 33 per cento alle imprese). Anche se uno shock esterno, come la crisi energetica, colpisce tutti, alcuni soggetti, specie quelli economicamente svantaggiati, ne risentono maggiormente e interventi più mirati verso questi ultimi sarebbero preferibili. 

La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 4 giugno 2022.

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L’andamento degli aiuti statali a imprese e famiglie

Per far fronte ai rincari energetici, all’aumento generale dei prezzi e agli effetti dell’invasione russa in Ucraina, il Governo è intervenuto con una serie di decreti per sostenere imprese e famiglie:

  • Il decreto legge del 27 settembre 2021 ha stanziato 2,9 miliardi prevalentemente per la riduzione degli oneri di sistema per gas ed elettricità, dell’IVA al 5 per cento nel settore del gas naturale e il maggior finanziamento del “bonus luce e gas” per evitare rincari per i nuclei economicamente svantaggiati.
  • La Legge di Bilancio 2022 (5,4 miliardi), il decreto legge del 27 gennaio 2022 (2,6 miliardi) e il decreto legge del 1 marzo 2022 (5,5 miliardi) hanno esteso le misure contro il caro energetico, azzerando gli oneri di sistema, estendendo i bonus luce e gas e concedendo crediti di imposta alle imprese. Inoltre, la Legge di Bilancio e il decreto di gennaio hanno stanziato ulteriori risorse per sostenere i redditi di famiglie e imprese colpiti dalla pandemia.
  • Il decreto legge del 21 marzo 2022 ha stanziato 4,1 miliardi per aiutare le imprese contro il caro-energia (1,6 miliardi) e per fronteggiare il rapido aumento del prezzo dei carburanti tagliando le relative accise di 25 centesimi (1,6 miliardi).
  • Il DPCM del 6 aprile 2022 ha destinato 650 milioni, già stanziati nel fondo automotive, per incentivare l’acquisto di veicoli elettrici, ibridi e a basse emissioni.
  • Il decreto legge del 2 maggio 2022 (con 2,3 miliardi) ha ridotto fino a luglio 2022 le accise e l’IVA sui carburanti.
  • Infine, il decreto legge del 17 maggio 2022 ha previsto circa 12 miliardi a sostegno di imprese e famiglie. Più della metà (6,8 miliardi) riguarda il “bonus da 200 euro anti-inflazione”, spettanti a una platea di circa 31,5 milioni persone con una retribuzione annua lorda o una pensione fino a 35mila euro (i criteri per il sostegno agli autonomi devono essere ancora definiti). Inoltre, altri 3 miliardi sono stati usati per contrastare gli aumenti dei prezzi dei materiali da costruzione per opere pubbliche, mentre 1 miliardo per aiutare le aziende gasivore. Infine, è stato istituito un fondo di 130 milioni a sostegno delle imprese danneggiate dalla crisi ucraina.

In totale, da settembre 2021 a oggi, sono stati messi in campo circa 35 miliardi, 20 dei quali a favore delle famiglie e 15,5 delle imprese (Fig. 1).[1]  Le famiglie hanno beneficiato maggiormente rispetto alle imprese dei vari sussidi tra settembre 2021 e inizio marzo 2022, principalmente per il maggior beneficio derivante dall’annullamento degli oneri di sistema per potenze sotto i 16,5 kW. Col decreto del 21 marzo il divario tra i due gruppi si è ridotto per la concessione di vari crediti d’imposta alle imprese gasivore e per i sostegni contro il rincaro dei carburanti (maggiormente utilizzati dalle imprese). Con l’ultimo decreto del 17 maggio, i sostegni verso le famiglie sono aumentati notevolmente, prevalentemente a causa del bonus 200 euro.

Il 60 per cento delle misure sinora messe in campo riguarda il settore energetico (elettricità, gas e carburanti), mentre il 40 per cento sostegni generici (Fig. 2). Tra questi ultimi figurano principalmente le indennità anti-inflazione, gli stanziamenti contro il rincaro dei prezzi dei materiali da costruzioni e i fondi per il sostegno alle imprese danneggiate dal conflitto russo-ucraino introdotti con legge del 17 maggio.  

Le principali misure

I vari decreti contengono molte misure ricorrenti:

  • La riduzione degli oneri di sistema delle bollette elettriche è quella che ha assorbito maggiori risorse (8 miliardi di euro): inizialmente gli oneri sono stati abbassati per l’ultimo trimestre 2021 e, successivamente, sono stati annullati completamente per famiglie e microimprese nei successivi due trimestri.
  • Al secondo posto si colloca il bonus di 200 euro di maggio (6,8 miliardi).
  • L’eliminazione delle accise sui carburanti e i sostegni alle imprese contro i rincari dei materiali da costruzione impiegano circa 3,3 miliardi ciascuno e sono stati stanziati in un periodo piuttosto concentrato (tra fine marzo e maggio 2022).
  • Le restanti misure sono quelle destinate a ridurre l’effetto del caro-energia direttamente su famiglie (bonus elettricità e gas) e imprese (crediti di imposta). Queste ultime hanno mitigato gli effetti dei rincari energetici, ma su un periodo più ampio (ottobre 2021-giugno 2022).

Quanti di questi aiuti sono diretti alle fasce più colpite?

Sarebbe auspicabile che i fondi pubblici fossero destinati soprattutto dove i bisogni sono più acuti, come peraltro raccomandato dalla Commissione Europea all’inizio della crisi energetica. [2] Naturalmente, un aumento dei costi dell’energia e, in generale, dell’inflazione, colpisce tutti, ma colpisce alcuni più degli altri.

Ma quanto “mirati” sono stati gli interventi? Per stabilire se un intervento adempie a questa funzione abbiamo usato due criteri:

Un intervento viene considerato come diretto alle fasce più colpite se:

  1. Per le famiglie, si applica solo sotto una determinata fascia di reddito (come, ad esempio, il ‘bonus luce e gas’ o il ‘bonus 200 euro’).
  2. Per le imprese, si applica secondo un determinato criterio riguardante l’andamento dei costi e/o profitti aziendali.
     

Solo il 54 per cento degli stanziamenti per le famiglie (10,8 miliardi) è stato distribuito seguendo un criterio di selettività sopra definito. La maggior parte di questi (6,8 miliardi) è attribuibile al solo bonus 200 euro anti-inflazione.

Il restante 46 per cento degli aiuti diretti alle famiglie (9 miliardi circa) non segue alcun criterio di selettività. Questi riguardano per la quasi totalità l’annullamento degli oneri di sistema, la riduzione dell’IVA per il gas e l’eliminazione delle accise sui carburanti. La letteratura economica in materia sostiene che il consumo di questi beni cresca all’aumentare del reddito delle famiglie, anche se in maniera meno che proporzionale.[3] Questo significa che le famiglie più abbienti sono maggiormente avvantaggiate, in termini assoluti, da questi sussidi in quanto sostengono maggiori acquisti di beni energetici.

Il 33,4 per cento degli aiuti destinati alle imprese (5 miliardi su 15) viene elargito secondo dei criteri di costo e/o profitto. Queste misure sono legate ai crediti d’imposta per le imprese a forte consumo energetico che hanno sostenuto particolari aumenti di costi legati all’approvvigionamento di beni energetici (e in piccola misura alle imprese danneggiate dalle sanzioni alla Russia). I restanti 10 miliardi non sono vincolati dai criteri precedenti e riguardano la riduzione degli oneri di sistema e dell’Iva sul gas, l’eliminazione delle accise sui carburanti, i sostegni contro i rincari dei materiali da costruzione e i contributi per il settore dell’autotrasporto.

Appendice

Alcune misure contenute nei decreti hanno come destinatari sia le imprese che le famiglie. Gli importi stanziati sono assegnati alle due categorie pro quota.

  • Riduzione degli oneri di sistema delle utenze a bassa tensione per potenze inferiori a 16,5 kW: 77 per cento uso domestico, 23 per cento imprese.[4] Si assume che tutte le potenze domestiche (23,5 milioni circa) siano a bassa tensione e abbiano una potenza inferiore ai 16,5 kW. Il numero di utenze non domestiche a bassa tensione con potenza inferiore a 16,5 kW è di circa 6,5 milioni. In proporzione, le utenze domestiche a bassa tensione al di sotto della soglia di potenza sono il 77 per cento del totale;
  • Azzeramento oneri di sistema del gas: 36 per cento assegnato alle famiglie e 64 per cento alle imprese.[5] Le famiglie italiane consumano gas direttamente a uso domestico o condominiale e indirettamente tramite energia elettrica prodotta con il gas. Le famiglie consumano direttamente il 27 per cento dell’offerta di gas e indirettamente il 9 per cento. Quest’ultimo è ottenuto considerando che il 34 per cento della domanda di gas è usato nelle centrali termoelettriche e che le famiglie consumano un quarto dell’elettricità prodotta in questo modo.
  • Abolizione delle accise sui carburanti: 44 per cento attribuito alle famiglie e 56 per cento alle imprese. Per il gasolio, si assume che i consumi delle autovetture da   parte di individui siano interamente attribuiti alle famiglie (41 per cento del consumo privato di gasolio).[6] La restante parte (veicoli commerciali e industriali) è imputata alle imprese.  Per la benzina, il 94 per cento è attribuibile alle famiglie per l’uso di autovetture e motoveicoli, mentre il restante 6 per cento alle imprese.[7] Per stabilire la percentuale finale, le percentuali delle due categorie sono pesate per il consumo relativo di ogni carburante: il 76 per cento delle tonnellate di carburante utilizzate è dato dal gasolio, mentre la restante parte è benzina.[8]
 

[1] In Appendice è riportata la metodologia usata per ripartire i sostegni tra famiglie e imprese.

[2] Vedi ‘Communication on Energy Prices’ della Commissione Europea del 13 ottobre 2021.

[3] La letteratura economica sostiene che l’elasticità della domanda di elettricità rispetto al reddito è positiva, ma generalmente minore di uno. Vedi, ad esempio, “Price and income elasticities of residential and industrial electricity demand in the European Union” di Z. Csereklyei, Energy Policy, Volume 13, febbraio 2020. Anche per il gasolio per auto l’elasticità è positiva, ma sempre inferiore all’unità. Ad esempio, “Income elasticity of gasoline demand: A meta-analysis” di T. Havranek e O. Kokes, Energy Economics, Volume 47, gennaio 2015. Infine, per il gas naturale le stime dell’elasticità sono più incerte, ma gli stanziamenti in Italia sono relativamente molto bassi rispetto a quelli di elettricità e carburanti.

[4] La fonte dei dati è la Relazione Annuale 2020 di ARERA.

[5] Le fonti utilizzate sono la Relazione Annuale 2020 di ARERA e i Consumi regionali di gas naturale 2020 del MITE.

Un articolo di

Edoardo Bella e Luca Favero

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