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L’edilizia scolastica in Italia: un confronto regionale

22 luglio 2022

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L’edilizia scolastica in Italia: un confronto regionale

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Dai dati del MIUR per l’anno scolastico 2020-2021 emerge un quadro variegato sull’edilizia scolastica italiana. Le scuole del Mezzogiorno (Sud e Isole) hanno una minore dotazione di mense e palestre rispetto a quelle del Centro e del Nord (mense: 19 per cento contro 38 per cento; palestre: 29 per cento contro 39 per cento). Al contrario, in quasi tutte le regioni (tranne la Calabria) le scuole sono ben servite dai trasporti pubblici urbani (media nazionale: 84 per cento), un po' meno da quelli inter-urbani (media nazionale: 48 per cento). Inoltre, una scuola su due non garantisce servizi di trasporto dedicati ai disabili. Un grande problema rimane l’età delle scuole, soprattutto al Nord dove poco più del 60 per cento è stato costruito prima del 1975; tuttavia, è nel Mezzogiorno dove solo circa il 30 per cento delle scuole possiede un certificato di agibilità. Il PNRR stanzia per l’edilizia scolastica circa 6,5 miliardi di cui 3,9 miliardi sono relativi a progetti di riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole esistenti mentre 2,6 miliardi sono per nuove scuole, palestre, mense e scuole dell’infanzia. Circa il 42,3 per cento sarà investito nel Mezzogiorno.  

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Questa nota discute per l’anno scolastico 2020-2021: (i) la dotazione di infrastrutture scolastiche; (ii) la raggiungibilità delle scuole; (iii) le certificazioni relative alla sicurezza e alle barriere architettoniche delle scuole italiane.[1]

Dotazione di infrastrutture scolastiche

I dati sulle infrastrutture scolastiche ci restituiscono una situazione a livello nazionale poco confortante visto che nell’anno scolastico 2020-2021 circa un edificio su tre disponeva di una mensa (31 per cento) e di una palestra (35 per cento, Fig. 1).[2] Le scuole italiane sono invece in media meglio fornite di aule informatiche (63 per cento), spazi collettivi (56 per cento) e aule tecniche (52 per cento). Più basse le percentuali di scuole con auditorium (17 per cento) e, soprattutto, piscine interne (1 per cento).

Mentre alcune infrastrutture (spazi collettivi, aule tecniche, aule di informatica, auditorium e piscine) presentano una certa omogeneità nel confronto inter-regionale, esiste un divario più marcato per mense e palestre. In particolare, le scuole del Mezzogiorno (Sud e Isole) sono le più penalizzate per dotazione di mense e palestre (mense: 19 per cento; palestre: 29 per cento); al contrario, in quelle del Nord e del Centro i valori sono simili e al di sopra della media nazionale (mense: 38 per cento; palestre: 39 per cento).

Rispetto a mense e palestre, ci sono anche grandi differenze all’interno delle singole macro-regioni (Fig.2). Guardando al Mezzogiorno, mentre la Sardegna ha quasi la stessa quota di edifici scolastici dotati sia di mense sia di palestre della Lombardia (mense: 31 per cento; palestre: 40 per cento), in Sicilia le percentuali sono molto inferiori (mense: 12 per cento; palestre: 21 per cento) così come in Calabria (mense: 20 per cento; palestre: 17 per cento). Nel Centro è la Toscana ad avere la migliore copertura di questi due servizi (mense: 59 per cento; palestre: 54 per cento) rispetto alle vicine Lazio, Marche e Umbria. Infine, nelle regioni del Nord, Piemonte e Val d’Aosta sono al primo posto per le mense (rispettivamente 61 per cento e 73 per cento), mentre all’ultimo posto c’è la Lombardia. La Val d’Aosta è al primo posto anche per le palestre (53 per cento), appena prima della Liguria, mentre in ultima posizione sta l’Emilia Romagna (29 per cento).

Raggiungibilità degli edifici scolastici

Rispetto ai livelli medio-bassi nella dotazione di infrastrutture scolastiche, il grado di facilità con cui uno studente può raggiungere la propria scuola tramite mezzi pubblici è migliore, anche se occorre distinguere tra mezzi urbani e inter-urbani (Fig. 3). Infatti, più dell’80 per cento degli edifici scolastici nazionali è “raggiungibile”[3] dal trasporto pubblico urbano, contro una media di poco meno del 50 per cento dei mezzi interurbani. A livello di macro-area, il Mezzogiorno ha le scuole con la disponibilità più bassa sia per i trasporti urbani (78 per cento) sia per gli inter-urbani (40 per cento), anche se convivono realtà differenti: la regione più virtuosa d’Italia è infatti l’Abruzzo dove quasi il 100 per cento delle strutture scolastiche può essere raggiunta tramite traporto pubblico urbano e quasi il 70 per mezzo di un trasporto inter-urbano; all’opposto, c’è la Campania con una disponibilità rispettivamente pari al 63 per cento e al 31 per cento. Invece, le scuole delle regioni del Nord e del Centro sono servite dal trasporto pubblico urbano in misura simile raggiungendo quasi il 90 per cento, mentre per il trasporto pubblico inter-urbano è di poco maggiore la quota di scuole al Nord (54 per cento) rispetto a quelle del Centro (50 per cento) dotate di questo servizio. La regione del Nord con scuole più difficilmente raggiungibili per trasporto pubblico urbano e inter-urbano è l’Emilia Romagna (rispettivamente 78 per cento e 51 per cento), seguita dalla Lombardia (rispettivamente 85 per cento e 54 per cento).

Inoltre, c’è ancora da lavorare per rendere le scuole accessibili anche agli studenti disabili: solo il 47 per cento degli edifici scolastici italiani offre un servizio di trasporto dedicato a questi alunni (Fig. 4). Le tre macro-aree presentano scuole con valori abbastanza simili tra di loro e vicini alla media nazionale, anche se è il Centro che ha la quota di scuole con la più alta offerta di servizi di trasporto per studenti disabili. Lombardia (45 per cento) e Veneto (30 per cento) solo le regioni con le scuole peggiori nell’area del Nord per questo servizio; sul versante opposto, le scuole della Liguria (66 per cento) e della Val d’Aosta (quasi l’80 per cento). In Campania si trovano invece gli edifici scolastici più svantaggiati del Mezzogiorno (33 per cento), anche se ci sono regioni del Sud come Abruzzo (63 per cento) e Basilicata (60 per cento) in cui la disponibilità è il doppio della Campania.

Anzianità degli edifici scolastici, certificazioni relative alla sicurezza e superamento delle barriere architettoniche

Il 57 per cento delle scuole in Italia ha quasi 50 anni. La porzione maggiore di edifici costruiti prima del 1975 è nel Nord (Liguria: 74 per cento, Valle d’Aosta: 69 per cento e Piemonte: 65 per cento e Lombardia: 60 per cento, Fig. 5). Il Molise vanta invece la quota più alta di edifici con meno di 50 anni (63 per cento) e costruiti dal 2009 ad oggi (18 per cento).

Anche se le regioni del Nord hanno gli edifici scolastici mediamente più vecchi, è il Mezzogiorno ad avere la percentuale minore di scuole con certificato di agibilità (solo il 32 per cento contro il 52 per cento del Nord) e con libretto di omologazione dell’impianto termico (il 38 per centro contro il 51 per cento del Nord, Tav. 1).[4] Sorprende il Lazio che ha solo il 15 per cento delle scuole con certificato di agibilità. Inoltre, circa un quinto degli edifici scolastici nel Mezzogiorno non ha un piano di evacuazione a norma, mentre più del 20 per cento delle strutture del Centro non applica accorgimenti per la riduzione di consumi energetici (pesa negativamente la Toscana in cui la metà delle scuole non è efficiente dal punto di vista energetico). 

Infine, una buona notizia. Non sembrano esserci grosse criticità per quanto riguarda gli accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche (media nazionale è pari al 97 per cento) con la Valle d’Aosta che ha tutti gli edifici dotati di questo servizio (Fig. 6).[5] 

 

Le risorse del PNNR per l’edilizia scolastica

Le risorse del PNNR per l’edilizia scolastica Il PNRR dedica all’edilizia scolastica 6,5 miliardi (Tav.2).[6] Di questi, 3,9 miliardi sono relativi a progetti di riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole esistenti mentre 2,6 miliardi sono per nuove scuole. Tra questi ultimi, il 45 per cento è rivolto alla creazione di nuove scuole del primo e del secondo ciclo (1,19 miliardi), mentre il resto (55 per cento) è riservata alla realizzazione o potenziamento di scuole dell’infanzia (770 milioni), di locali adibiti ad attività sportive (300 milioni) e a mense per accrescere il tempo pieno (400 milioni).[7]

Dei 6.5 miliardi il 42,3 per cento è investito al Sud (2,78 miliardi), il 36,2 per cento al Nord (2,37 miliardi) e il restante 20,3 per cento al Centro (1,33 miliardi) (Tav2).  

 

[1] I dati, che comprendono tutte le scuole da quelle dell’infanzia alle secondarie di secondo grado sono tratti dal portale della Scuola del Ministero dell’Istruzione: sono disponibili per tutte le regioni tranne le province autonome di Trento e di Bolzano.

[2] Gli indicatori sono stati aggregati a livello nazionale per mezzo di una media dei valori per singolo edificio scolastico. Ad esempio, viene assegnato un valore pari a 1 se l’edificio è dotato di una mensa, altrimenti 0. Facendo poi la media a livello nazionale si trova la quota di edifici scolastici con una mensa. La quota è calcolata su tutti gli edifici per cui è disponibile il dato. 

[3] Un edificio scolastico è raggiungibile con ‘’mezzi pubblici urbani’’ se è servito o da scuolabus o da trasporto pubblico urbano con fermata entro 250 metri dall’edificio scolastico; e con ‘’mezzi pubblici inter-urbani’’ se è servito da trasporto pubblico interurbano con fermata entro 500 metri o ferroviario con stazione entro 500 metri.

[4] Il ‘’libretto di omologazione dell’impianto termico’’ viene rilasciato a seguito dei controlli relativi all’impianto termico ad acqua calda fatti da un professionista abilitato, che devono essere inviati all’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione Contro gli Infortuni sul Lavoro) ai sensi dell’articolo 18 del decreto ministeriale 01/12/75.

[5] Per ‘’superamento delle barriere architettoniche’’ si intende qualsiasi elemento costruttivo che impedisca gli spostamenti o la fruizione di servizi in particolare di coloro che hanno ridotta capacità motoria. Esempi di barriera architettonica sono scale in condizioni precarie, porte strette, spazi ridotti, mancanza di rampe da esterno e, di ascensori.

[6] In questi 6,5 miliardi non sono compresi i fondi destinati al rafforzamento dell’offerta di asili nido. Per maggiori informazioni sulle risorse che il PNRR destina agli asili nido si veda la nostra nota:https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-un-aggiornamento-sulla-situazione-degli-asili-nido-in-italia

[7] Per maggiori dettagli sull’estensione del tempo pieno e le mense scolastiche si veda la nostra precedente nota: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-il-pnrr-l-estensione-del-tempo-pieno-e-le-mense-scolastiche-nelle-scuole-primarie

Un articolo di

Michela Garlaschi

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