Il PNRR destina alla transizione ecologica 71,7 miliardi (37,5 per cento del totale), superando di poco il minimo richiesto dall’Unione Europea (37 per cento), il livello più basso dopo la Lettonia. Queste risorse sono ripartite in 108 misure di cui 55 considerate come verdi al 100 per cento e 53 al 40 per cento. La quota più sostanziosa è destinata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile (in gran parte rotaie e mezzi di trasporto) che assorbono il 40 per cento del totale. Importanti (con il 31 per cento delle risorse) sono anche le misure di efficientamento (ossia quelle che portano a minor consumo di energia e acqua) e che consistono principalmente in spese per migliorare gli immobili (il Superbonus al 110% è la principale) e le reti elettriche e idriche. Gli investimenti in energie rinnovabili contano solo il 14 per cento del totale. Il resto (15 per cento del totale) è costituito da opere di prevenzione (ossia di “adaptation” mutuando il termine dalla classica dicotomia tra strumenti per ridurre il riscaldamento globale e per adattarsi a quest’ultimo).
La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 14 maggio 2022.
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I PNRR dei paesi UE hanno dovuto rispettare due vincoli relativamente agli obiettivi della transizione ecologica:
- La destinazione di almeno il 37 per cento delle risorse messe a disposizione alla UE a misure che contribuiscono alla transizione verde (vedi sotto per quali misure sono state considerate “verdi”).
- Il rispetto, per le rimanenti iniziative, del principio del “Do Not Significant Harm” (DNSH) - che prevede che gli interventi del PNRR non arrechino nessun danno significativo all’ambiente.[1]
Dei 191,5 miliardi di euro di risorse europee messe a disposizione dell’Italia, il nostro PNRR destina il 37,5 per cento (71,7 miliardi) per gli obiettivi climatici, praticamente il minimo indispensabile e meno di quanto destinato da tutti gli altri paesi dell’Unione eccetto la Lettonia (Fig. 1).
La classificazione usata dalla Commissione per identificare le misure verdi
Le misure del PNRR sono state catalogate dalla Commissione Europea in 143 “campi di intervento”. I campi di intervento considerati “verdi” sono riportati in Appendice (Tav. A1). Alcuni di questi campi sono considerati verdi al 100 per cento, mentre altri solo al 40 per cento (Tav. 1). Per valutare se un campo di intervento fosse verde al 100 o al 40 per cento la Commissione ha tenuto conto sia della natura dell’investimento, sia dal beneficio atteso dallo stesso. Per esempio, le spese per “Linee ferroviarie di nuova costruzione o ristrutturate – rete centrale” sono considerate verdi al 100 per cento, mentre il potenziamento delle linee ferroviarie regionali (di più modesta dimensione e impatto) sono ritenute verdi solo al 40 per cento.
La Commissione ha ritenuto che delle 281 sub-misure incluse nel nostro PNRR 108 potessero essere classificate come verdi di cui 55 al 100 per cento e 53 solo al 40 per cento.[2]
Quali sono le principali misure verdi?
Le misure verdi del piano possono essere raggruppate in quattro categorie di interventi:
- Trasporti e altre infrastrutture verdi: L’ammodernamento, la ristrutturazione e la nuova costruzione di infrastrutture pubbliche a basso impatto ambientale occupa il 40,1 per cento delle risorse “verdi” (circa 29 miliardi). Fra le modalità di trasporto, quello su ferro è il maggiormente interessato dagli investimenti, per un totale di 20,5 miliardi, includendo anche gli interventi per la gestione del traffico ferroviario europeo. Vanno nell’estensione dell’alta velocità 13,2 miliardi. Circa 7,1 miliardi sono invece destinati al trasporto urbano sostenibile, includendo le ciclovie che ricevono finanziamenti per 600 milioni). Nel confronto Europeo dei PNRR, l’Italia è il paese che investe più di tutti in mobilità sostenibile (circa la metà del totale).[3]
- Efficientamento, a cui vengono destinati il 30,8 per cento delle risorse. In questa categoria sono inclusi:
- interventi per l’efficientamento energetico di immobili sia privati che pubblici, tramite interventi che mirano alla riduzione dell’utilizzo di energia o che incentivano il passaggio da energia sporca a energia verde. Per quanto riguarda gli incentivi per le case private, il Superbonus 110% (di cui solo i 12,1 miliardi di Ecobonus vengono considerati come investimenti verdi, mentre gli importi del Sismabonus sono esclusi) è la più grande misura verde dell'intero PNRR (Tav. 2); a favore dell’efficientamento energetico degli edifici pubblici sono destinati 2,1 miliardi.[4]
- investimenti volti a diminuire gli sprechi di risorse nella fase di produzione e di trasporto: in tal senso, il PNRR finanzia opere di efficientamento rivolte a impianti energetici, idrici e di stoccaggio. Tra questi, 3,6 miliardi vanno al rafforzamento delle smart grid, che mirano a rendere più efficiente il sistema di distribuzione dell’energia elettrica.[5]
- Energie rinnovabili: gli investimenti in impianti di energia rinnovabile e in infrastrutture per combustibili alternativi ammontano al 13,8 per cento delle risorse per la transizione verde. Fra le diverse fonti di energia rinnovabile, gli impianti a energia solare sono i maggiori beneficiari (4,6 miliardi). Seguono gli investimenti in biomasse, in energia eolica e in infrastrutture di ricarica elettrica (rispettivamente 1.908, 755 e 740 milioni).
- Opere di prevenzione ambientale: gli interventi di questa categoria assorbono il 15 per cento delle risorse verdi (11 miliardi). L’investimento più corposo (quasi 6 miliardi) prevede vari interventi volti all’adattamento, la prevenzione e la gestione del rischio di inondazioni. Fra questi interventi ci sono azioni di sensibilizzazione, la protezione civile, i sistemi e le infrastrutture di gestione delle catastrofi e gli approcci basati sugli ecosistemi. Anche gli investimenti in ricerca e innovazione incentrati sull'economia a basse emissioni di carbonio, sulla resilienza e sull'adattamento ai cambiamenti climatici (3 miliardi in totale) ricadono in questa categoria. Quasi tutte le misure in questa categoria sono orientate all’adattamento al cambiamento climatico.[6]
In conclusione, le principali aree di intervento del nostro PNRR riguardano la costruzione di infrastrutture per la mobilità sostenibile (40 per cento del totale) e l’efficientamento energetico di immobili e impianti di fornitura (30 per cento). Gli investimenti in energie rinnovabili e opere di prevenzione ricevono invece stanziamenti di minore entità (rispettivamente il 14 e 15 per cento).
Appendice
Nel PDF (scaricabile cliccando su "Scarica il PDF") potete trovare in Appendice la Tavola A1 che riporta i campi d'intervento considerati verdi dalla Commissione Europea e le relative spese verdi del PNRR.
[1] Il rispetto del DNSH è valutato su sei indicatori: mitigazione dei cambiamenti climatici; adattamento ai cambiamenti climatici; uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine; transizione verso l’economia circolare; prevenzione e riduzione dell’inquinamento di aria, acqua e suolo; protezione e ripristino della biodiversità e della salute degli ecosistemi.
[2] A causa di questa parziale considerazione di alcune misure ai 71,7 miliardi qualificanti come verdi corrispondono 88,8 miliardi di investimenti totali. La tav. A2 fornisce il dettaglio completo di tutti i 108 interventi.
[5] Le smart gridi sono l’insieme di reti di informazione e di distribuzione di energia elettrica “intelligenti”, ovvero in grado di minimizzare sovraccarichi di energia o variazioni di tensione elettrica. Questo aspetto è fondamentale, anche perché l’energia da fonti rinnovabili non è programmabile e richiede sistemi di distribuzione che possano controllare dei potenziali surplus di energia, redistribuendola efficacemente in aree deficitarie. Inoltre, mentre la tradizionale distribuzione dell’energia avviene in modo unidirezionale (dai grandi centri di produzione energetica fino alle singole utenze), una smart grid può permettere in modo efficiente e sicuro un’inversione di flusso, quindi un trasferimento di energia dai nodi periferici verso i grandi centri.
[6] Nella letteratura sul cambiamento climatico, le misure di adattamento sono quelle che permettono di minimizzare i potenziali danni causati dal cambiamento climatico (ad esempio costruendo infrastrutture per proteggere le coste dall’aumento del livello del mare); le misure di mitigazione, invece, mirano a ridurre le emissioni di gas serra. In sintesi, le misure di mitigazione combattono le cause del cambiamento climatico, mentre le misure di adattamento si concentrano sulla riduzione delle conseguenze avverse. Le misure classificate nelle prime tre categorie sono quasi interamente misure di mitigazione.