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Programmi economici di PD e centrodestra: un confronto

02 settembre 2022

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Programmi economici di PD e centrodestra: un confronto

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In altre note, l’Osservatorio ha cercato di fornire una quantificazione delle spese previste nei diversi programmi elettorali. In questa nota si confrontano i programmi economici di PD e centrodestra per cogliere somiglianze e differenze. Emerge che né il PD né il centrodestra presentano adeguate coperture, il che comporta che solo piccole parti delle promesse elettorali potranno essere realizzate. Emerge inoltre che, al di là di alcune misure di bandiera (la dote ai 18enni per il PD e la flat tax per il centrodestra), le aree di attenzione sono piuttosto simili; gli specifici provvedimenti sono diversi, ma molto spesso non sono incompatibili, anche perché sono scritti in modo piuttosto generico. Ciò suggerisce che oltre alla lista dei programmi agli elettori dovrebbe interessare la credibilità dei politici quando propongono determinate misure.   Fra le misure che suscitano le maggiori perplessità vi sono le flat tax e l’ennesimo maxi condono proposti dal centrodestra. Perplessità suscitano anche due proposte del PD: la dote ai 18enni e la franchigia di 1.000 euro sui contributi INPS a carico dei lavoratori.

Nei prossimi giorni l’Osservatorio si occuperà dei programmi degli altri partiti. 

***

Si confrontano di seguito i programmi elettorali del centrodestra (senza il trattino per indicare che sono uniti, anche se ciascuno ha anche un proprio programma) e del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, dove il trattino indica la presenza di vari partiti coalizzati (Articolo Uno, Partito Socialista Italiano, DemoS, Movimento Repubblicani Europei, Volt, ma non +Europa che ha un proprio programma).

È utile avvisare il lettore che:

  1. salvo rare eccezioni, i programmi non dicono nulla sui costi delle misure proposte;
  2. in genere le misure sono espresse in modo generico, per cui è molto difficile quantificare le spese;
  3. di conseguenza, non è presente il vincolo del bilancio pubblico. Peraltro in entrambi i programmi non si trovano parole come “debito pubblico”, “deficit, “tassi di interesse”, “Bce”;
  4. Espressioni come “spending review” o “revisione della spesa” sono assenti in entrambi i programmi.

Di seguito vengono descritte le principali voce di spesa per area di intervento. Queste misure sono riassunte in Tav.1.

 

Politica estera

Il ruolo internazionale svolto dall’Italia è un punto cruciale in entrambe le coalizioni, che rivendicano gli impegni assunti a) nell’Alleanza Atlantica, b) nel sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione Russa, c) nella piena adesione al processo di integrazione europea.

Lasciamo al lettore valutare la credibilità di questi impegni, alla luce delle prese di posizione, anche recenti, di esponenti delle due formazioni.

Riguardo alla spesa, entrambi intendono rispettare gli impegni assunti nell'Alleanza Atlantica, in particolar modo in merito all'adeguamento degli stanziamenti per la difesa, anche se l’espressione usata dal PD non brilla per chiarezza (“Difesa e sicurezza – A presidio della libertà e della democrazia la nuova bussola strategica euro-atlantica”).

In materia di rapporti con l’Europa, entrambi si propongono di intervenire nel negoziato che si sta aprendo sulla revisione del Patto di Stabilità e Crescita per rivedere le regole fiscali e la governance europea in maniera tale da poter attuare politiche maggiormente orientate alla crescita.

Il PD propone un’Europa più forte e più unita e chiede l’abolizione del diritto di veto nelle decisioni del Consiglio Europeo. Il centro-destra indica invece la via di “un'Unione Europea più politica e meno burocratica”, un’espressione che suggerisce che i poteri dei singoli stati membri debbano essere rafforzati, coerentemente con l’obiettivo di migliorare la “tutela degli interessi nazionali”.   

 

Infrastrutture

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha un ruolo fondamentale nel programma elettorale di entrambi. Ciò indica che sia PD che la coalizione di centrodestra condividono, almeno nelle grandi linee, i principali programmi di spesa (222 miliardi se si include anche il fondo complementare). Il PD vuole portare a termine il programma iniziato da Draghi. Il centrodestra invece ne chiede una revisione “in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità”. Questa espressione è assai criptica: può indicare che alcune voci vanno aggiornate per tenere conto dell’inflazione, oppure può indicare che cambieranno alcune priorità. In questo secondo caso, si determinerebbe un passaggio assai difficile nei rapporti con l’UE, anche alla luce del fatto che l’Italia riceve circa un quarto del totale dei fondi europei del Next Generation EU.

Sia PD che il centrodestra propongono di favorire gli investimenti, in particolare al Sud, ammodernare le reti infrastrutturali e incentivare il passaggio a reti a banda ultra larga nel territorio nazionale.

Il centrodestra, nello specifico, intende realizzare il ponte sullo Stretto di Messina. Il costo stimato da un documento della Corte dei Conti del 2010 era di 4,68 miliardi di euro.[1]

 

Sistema tributario

Il programma del centrodestra propone, al fine di ridurre la pressione fiscale per imprese, famiglie e lavoratori autonomi, di estendere la “flat tax” (al 15 per cento secondo le proposte della Lega, al 23 per cento secondo le proposte di Forza Italia), a tutte le partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato. Vi è inoltre la proposta di una flat tax sugli incrementi di reddito rispetto alle annualità precedenti, oltre a un ampliamento della misura per famiglie e imprese, che però non è spiegata nel dettaglio. Queste misure hanno suscitato un forte dibattito: si argomenta che la flat tax avvantaggerebbe le persone più abbienti. Inoltre, non è chiaro come si possa realizzare la manovra sugli incrementi di reddito: è infatti difficile immaginare che la tassazione su due contribuenti con lo stesso reddito possa rimanere a lungo diversa perché uno dei due ha migliorato il proprio reddito nell’ultimo anno.  Il costo è stato stimato in 58 miliardi di euro annui.[2] Vengono inoltre proposte “Politiche fiscali ispirate al principio del "chi più assume, meno paga”, l’abolizione dei micro tributi che comportano eccessivi oneri di gestione per lo Stato e il meccanismo della “pace fiscale”, ovvero uno strumento che consentirebbe ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il fisco, rateizzando le imposte dovute senza applicazione di sanzioni e interessi. Il rischio è che l’ennesima sanatoria incentivi ulteriore evasione. Da notare che nel programma del centrodestra (ma non in quello di Fratelli d’Italia) non venga mai citato il contrasto all’evasione fiscale.[3]

Il PD rifiuta invece esplicitamente la proposta di flat tax a favore di un sistema fiscale progressivo.[4] Propone quindi una riduzione delle aliquote IRPEF, a partire dai redditi medio e bassi e altri sgravi fiscali: dalla tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia, all’azzeramento dei “contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino ai 35 anni” e “l’estensione della detrazione IRPEF del 50% a tutte le tipologie di start-up per le persone fisiche under 35”.  

 

Inflazione

Per contrastare l’aumento dei prezzi, la coalizione di centrodestra propone di ridurre l’IVA sui beni di prima necessità e sui prodotti energetici. Anche il PD intende abbassare le bollette dell’energia per difendere il potere d’acquisto delle famiglie; ma non dice come intende realizzare questo obiettivo. Il PD propone inoltre l’istituzione di un contratto di “luce sociale” di durata decennale prodotto da fonti rinnovabili, che dovrebbe garantire alle famiglie con redditi medi e bassi forniture energetiche a prezzi calmierati.

 

Ambiente ed Energia

Il centrodestra si impegna a “rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici” anche se - come si è detto - non è chiaro cosa si intenda per “aggiornare”. Il centrodestra intende inoltre “definire e attuare un piano strategico di economia circolare in grado di ridurre il consumo delle risorse naturali, aumentare il livello qualitativo e quantitativo del riciclo dei rifiuti, ridurre i conferimenti in discarica, trasformare il rifiuto in energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti innovativi e sostenibili” e definire “un piano straordinario per la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne con l’efficientamento delle reti idriche per limitare il fenomeno della dispersione delle acque”. Si pone, infine, l’obiettivo di aumentare la quota di energia rinnovabile sul totale prodotto, il ricorso all’energia nucleare, la promozione dell’efficientamento energetico e il sostegno europeo alle politiche di prezzo sul tetto dei prodotti energetici.

Il PD pone lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica come uno dei tre pilastri su cui si basa il progetto di governo. Conferma l’adesione al Fitfor55 per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Propone inoltre sgravi fiscali per gli incentivi ambientali, la progressiva riduzione di sussidi dannosi per l’ambiente (anche se al momento si sta facendo l’esatto opposto al fine di calmierare le bollette energetiche) e l’installazione di nuovi impianti rinnovabili per una potenza complessiva di 85 GW entro il 2030 (nel 2021 le rinnovabili installate in Italia erano di 61 GW di potenza; nello stesso anno ne sono stati installati appena 1,35 GW).[5] Il PD è contrario all’utilizzo del nucleare con l’argomento che “i tempi di realizzazione … non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030”. Il PD e il centrodestra propongono rispettivamente un piano contro la siccità e un piano per l’irrigazione agricola.

 

Pensioni

Il centrodestra scrive che intende aumentare la pensione minima nonché la “flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale”. Silvio Berlusconi ha proposto recentemente di portare la pensione minima a 1.000 euro (costo stimato in 31,2 miliardi) mentre Matteo Salvini ha proposto quota 41, che consentirebbe di andare in pensione anticipata a chi ha almeno 41 anni di contribuiti. Attualmente la pensione anticipata richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.[6] Il costo stimato varierebbe da poco meno di cinque miliardi nel primo anno a oltre nove nel decimo anno di entrata in vigore, con una spesa complessiva decennale di 75 miliardi di euro.[7]

Anche il PD vuole una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, “a partire dai 63 anni di età, da realizzarsi nell’ambito dell’attuale regime contributivo e in coerenza con l’equilibrio di medio e lungo termine del sistema previdenziale”. Propone anche maggiore semplicità per l’accesso alla pensione per i lavori più usuranti e di rendere permanente l’ape sociale (un’indennità concessa dallo Stato ai lavoratori in difficoltà per consentire loro di andare in pensione a 63 anni anziché a 67) e l’opzione donna (un programma che consente alle donne di andare in pensione prima, anche a 58 anni, ad alcune precise condizioni). Infine, è proposta l’introduzione di una “pensione di garanzia” per stanziare le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie.

 

Lavoro

Il centrodestra propone di abolire il Reddito di Cittadinanza, sostituendolo con “misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”. Tra le altre proposte vi sono il supporto all’imprenditoria giovanile, incentivi alla creazione di start up tecnologiche e a valenza sociale, la tutela delle microimprese e l’investimento nella ricerca.

Il PD ha proposto invece di “ricalibrare” il reddito di cittadinanza dal momento che attualmente penalizza le famiglie numerose rispetto alle persone single. È stato inoltre proposto il meccanismo dell’“in-work benefit”, un’integrazione a favore dei lavoratori a basso reddito che incentiva la ricerca di occupazione e permette l’emersione del lavoro nero. È inoltre prevista l’introduzione del salario minimo per i lavoratori (9 euro lordi all’ora), l’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari (salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi).  Propone inoltre l’aumento degli stipendi netti “fino a una mensilità in più” all’anno. Questo risultato verrebbe ottenuto con una franchigia sui contributi INPS a carico dei laboratori dipendenti e assimilati (ma mantenendo invariato il calcolo dei benefici pensionistici). Il costo stimato di questa misura è compreso in un intervallo fra 16,5 e 20,6 miliardi di euro.[8] Questa operazione verrebbe realizzata attraverso il recupero dell’evasione fiscale, nella misura di 12 miliardi, fissata nel PNRR entro il 2024.

Il PD intende contrastare il precariato mentre nel programma del centrodestra il contrasto al precariato è riferito solo alla categoria dei docenti.

 

Casa e trasporti 

Il programma del centrodestra prevede un piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica mentre il programma del PD prevede la costruzione di 500.000 alloggi popolari nei prossimi 10 anni. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, sia la coalizione di centrodestra che il PD suggeriscono l’incentivo all’utilizzo del trasporto pubblico: in particolare i secondi vogliono garantire la piena gratuità del trasporto pubblico locale per giovani e anziani.

 

Cultura, scuola e Made in Italy

Sia centrodestra che centrosinistra pongono la cultura alla base del processo di crescita. La tutela e la protezione del patrimonio culturale e artistico italiano vengono posti tra i principali obiettivi di governo della prossima legislatura. Il centrodestra suggerisce in particolare la “tutela e promozione del Made in Italy, con riguardo alla tipicità delle eccellenze italiane”. 

Per quanto riguarda la scuola, il centrodestra propone “l’ammodernamento, messa in sicurezza e nuove realizzazioni di edilizia scolastica e residenze universitarie”, l’“allineamento ai parametri europei degli investimenti nella ricerca” e “l’incentivo al rientro degli italiani altamente specializzati attualmente occupati all'estero”. Il Pd propone il piano da 10 miliardi, “Conoscere è potere”, con lo scopo di aumentare gli stipendi degli insegnanti e di investire, con particolare attenzione al Sud, nell’edilizia scolastica sostenibile, libri, mense e garantire trasporti pubblici gratis per gli studenti con redditi medi e bassi.

Donne e giovani

Entrambi i programmi propongono interventi a favore di donne e giovani. Tra gli interventi degni di nota del centrodestra vi sono: “incentivi all’imprenditorialità femminile, specialmente nelle aree depresse”, il “rifinanziamento della misura “Più impresa” a favore dei giovani agricoltori e dell’imprenditorialità femminile” e “il supporto all’imprenditoria giovanile, con incentivi alla creazione di start up tecnologiche e a valenza sociale”. Il PD, dedica nella parte terza del programma elettorale una sezione intitolata: “un paese a misura di donne e giovani”. Tra le principali misure vi è “un piano straordinario a favore delle donne”, la stabilizzazione del fondo per l’imprenditorialità femminile e la proposta di dotazione di 10.000 euro erogata al compimento dei 18 anni sulla base dell’ISEE familiare per coprire le spese della casa, istruzione e avvio dell’attività lavorativa. I costi di questa misura verranno coperti dai maggiori introiti derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro. Viene infine proposto un contributo affitti di 2.000 euro per studenti e lavoratori (under 35) in base al reddito. Entrambe le coalizioni presentano infine nel loro programma delle agevolazioni per l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa per i giovani.

 

Immigrazione

Il centrodestra propone la creazione di hot-spot nei territori extra-europei gestiti dall’Unione Europea per valutare le richieste d’asilo e si promette di garantire ai comuni le risorse necessarie per far fronte alle spese per la gestione e la presa in carico dei minori non accompagnati. Il PD non inserisce una spesa sul tema immigrazione: scrive che vuole abolire la “Bossi-Fini” e costruire una “vera politica europea su migrazione e accoglienza”; ribadisce inoltre il principio che “chi in pericolo in mare va soccorso sempre”.

 

Un commento

Come è evidente da questa nota, né il PD né il centrodestra presentano adeguate coperture, il che comporta che solo piccole parti delle promesse elettorali potranno essere realizzate.

Emerge inoltre che, al di là di alcune misure di bandiera (la dote ai 18enni per il PD e la flat tax per il centrodestra), le aree di attenzione sono piuttosto simili; gli specifici provvedimenti sono diversi, ma molto spesso non sono incompatibili, anche perché sono scritti in modo piuttosto generico. Ciò suggerisce che oltre alla lista dei programmi agli elettori dovrebbe interessare la credibilità dei politici quando propongono determinate misure.

Fra le misure che suscitano le maggiori perplessità vi sono la flat tax e l’ennesimo maxi condono proposti dal centrodestra. Suscitano perplessità anche due proposte del PD: la dote ai 18enni e la franchigia di 1.000 euro sui contributi INPS a carico dei lavoratori.

La flat tax comporta un costo enorme (quasi 60 miliardi annui) e favorisce i redditi alti. La rottamazione delle cartelle e il “saldo e stralcio” non possono dare un gettito nell’ordine dei 500 miliardi come sostiene la Lega nel suo programma; nelle nostre valutazioni, può dare al massimo 30 miliardi scaglionati su 5 anni.[9] Inoltre, si tratta nella sostanza di un ennesimo condono che finisce per ridurre la fedeltà fiscale dei contribuenti.

La dote ai 18enni proposta dal PD ha un costo rilevante (fra 1,5 e 6 miliardi di euro a seconda delle condizioni reddituali cui sarebbe sottoposta) e non è il modo migliore per aiutare i giovani.[10] Borse di studio per l’università e incentivi per le start up sembrano essere le modalità più mirate e meno costose.  La proposta dei 1.000 euro di franchigia sui contributi INPS a carico del lavoratore ha il pregio della chiarezza, ma ha un costo difficilmente sostenibile.    

Riguardo alla questione cruciale della collocazione internazionale dell’Italia rileviamo che difficoltà possono provenire sia dalle posizioni sovraniste e antieuropeiste fortemente presenti nel centrodestra sia dall’anima “pacifista a tutti i costi” dell’estrema sinistra.

L’altra questione cruciale è quella della dipendenza dell’Italia e dell’Europa dalla Russia. Qui i programmi sono diversi perché il centrodestra punta all’autosufficienza energetica anche tramite il “pieno utilizzo delle risorse nazionali” e valutando “il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. Il PD punta invece quasi solo sulle energie rinnovabili con una sola concessione, i rigassificatori, ma “a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni, e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”.


[2] Per maggiori dettagli, vedi: “Con la flat tax costi enormi a beneficio di pochi”, M. Baldini e L. Rizzo, lavoce.info, 2022.

[3] Per maggiori dettagli, vedasi la nostra precedente nota sull’argomento: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-le-novita-sull-evasione-fiscale-e-contributiva-in-italia

[4] Anche la flat tax può essere progressiva in presenza di una no tax area. Ma la progressività è meno accentuata che in un sistema con aliquote marginali crescenti.

[5] Vedi: Comunità Rinnovabili, Legambiente, 2022.

[6] Per maggiori dettagli, vedasi la nostra precedente nota sull’argomento: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-quanto-costa-aumentare-le-pensioni-minime-a-mille-euro

[7] Per maggiori dettagli, vedi: “Con Quota 41 maggiore spesa e stesse criticità di Quota 100” M. Taddei, lavoce.info, 2022.

[8] Per la stima dei 16.5 miliardi, vedi: “Pd e Azione promettono uno stipendio in più Ma i conti non tornano”, T. Boeri e R. Perotti, la Repubblica, 2022. Nel dettaglio, la spesa è di 16,5 miliardi se la franchigia comporta che i lavoratori con stipendi molto bassi o saltuari ricevano un bonus inferiore a 1.000 euro perché nell’anno pagano meno di 1.000 euro di contributi. Se si decidesse di assegnare una mensilità da 1.000 euro netti in più a tutti i lavoratori dipendenti e assimilati (20,6 milioni di unita), la spesa stimata sarebbe di 20,6 miliardi.

[9] Si veda la nota OCPI del 3.09.2022: “Un nuova pace fiscale: le proposte del centrodestra”, a cura di Cristina Orlando.

[10] Si veda la nota OCPI del 3.09.2022: “La lista della spesa del PD”, a cura di Luca Brugnara e Federico Neri.

Un articolo di

Francesco Bortolamai

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