Lo scorso giugno il Governo ha pubblicato la seconda Relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei. Le informazioni, purtroppo, restano scarse, sia sui nuovi che sui vecchi progetti. Spesso non vengono citate le risorse messe in campo per singolo progetto, e quando vengono citate non è chiara la ripartizione fra risorse pubbliche e private.
* * *
Lo scorso 10 luglio è stata pubblicata la seconda Relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano Mattei.[1] Ideato dal Governo Meloni, il Piano “costituisce una strategia di interesse nazionale […] di medio-lungo periodo” verso l’Africa. Il suo obiettivo primario è di promuovere lo sviluppo economico e sociale dei Paesi africani coinvolti anche “al fine di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari”.[2]
In una precedente nota, il nostro Osservatorio aveva espresso dubbi sulla capacità del Piano di raggiungere i suoi obiettivi e aveva criticato la scarsità di informazioni chiave sui progetti nei Paesi coinvolti.[3] Questa nota aggiorna la nostra valutazione alla luce delle informazioni ora disponibili, anche se, purtroppo, queste sono ancora limitate.
Cosa sapevamo
La prima Relazione indicava che il Piano, di durata quadriennale, contava su una dotazione di risorse statali di 5,5 mld di euro, di cui 2,5 dal Fondo per la Cooperazione allo Sviluppo (ministero degli Esteri) e 3 dal Fondo italiano per il clima (ministero dell’Ambiente). Ulteriori risorse provenivano da enti pubblici, quali SACE (la società di assicurazione delle esportazioni controllata dal Mef) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP), direttamente e attraverso società controllate.[4] Altre risorse erano attese da iniziative di istituzioni internazionali, ad esempio, la “Growth and Resilience Platform for Africa”, piattaforma a sostegno del settore privato africano con una dotazione di 750 mln, di cui 200 da CDP e 200 dalla African Development Bank (ADB).
La gestione del Piano è affidata a una Cabina di regia (presieduta dal Presidente del Consiglio e composta dai Ministri e da altri soggetti coinvolti), supportata da una Struttura di Missione e da un Comitato Tecnico per i progetti finanziati con le risorse del Fondo italiano per il clima.
I 21 progetti identificati riguardavano sei aree: formazione, agricoltura, salute, acqua, energia e infrastrutture. Tuttavia, solo per 9 di questi era stato deliberato nel 2024 l’importo delle risorse da impegnare, per un totale di 639 mln di euro, di cui 276 provenienti dalla Cooperazione allo Sviluppo e 363 dal Fondo italiano per il clima.
La nostra precedente nota evidenziava come le risorse stanziate fossero troppo poche per poter rivoluzionare l’economia dei nove Paesi coinvolti (Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya e Mozambico). Infatti, anche se venissero impiegati tutti i 5,5 mld messi a disposizione, questi rappresenterebbero solo lo 0,5% del Pil aggregato di questi Paesi. Ancora più difficile pensare che l’intervento potesse mitigare le pressioni a emigrare in Europa: il nodo non era tanto l’ammontare di risorse stanziate, ma l’enorme divario economico di partenza tra Europa e Africa. Se anche il Pil pro capite medio dei Paesi coinvolti nel Piano crescesse del 3% ogni anno e quello italiano solo dell’1%, servirebbero 63 anni per portare il reddito pro capite (a Parità di Potere d’Acquisto) alla metà di quello italiano e 90 anni per i Paesi dell’Africa subsahariana.
Comunque sia, il Piano può afforzare i rapporti con i Paesi coinvolti, favorendo il commercio e facilitando un maggior nostro accesso alle materie prime.
Cosa c’è di nuovo
Le nuove informazioni su progetti e risorse del Piano contenute nella seconda Relazione sono limitate, anche perché questa non include, al contrario della precedente, schede dedicate a ciascun progetto del Piano.
In termini di azioni concrete, la Relazione riporta l’intesa raggiunta con la Commissione Europea durante il vertice di Roma del 20 giugno che ha rafforzato le sinergie tra il Piano e il Global Gateway UE, portando alla firma di 11 accordi e annunci per un totale di 1,2 mld di euro. Nella Relazione non è chiaro cosa siano questi 1,2 mld (risorse pubbliche o private?). Tuttavia, secondo fonti di stampa, tra questi annunci vi sarebbe il primo contributo del Governo di 250 mln di euro, su un totale di 320, al Corridoio di Lobito, realizzato con USA e UE, che collegherà Angola e Zambia tramite una ferrovia per il trasporto di minerali e prodotti agricoli.[5]
La Relazione è anche poco chiara rispetto all’annunciata intenzione del Governo di “convertire in progetti di sviluppo” (non si specifica cosa questo voglia dire), entro 10 anni, l’intero debito dei Paesi africani meno sviluppati e il 50% di quello dei Paesi a reddito medio-basso (sembrerebbe solo quelli coinvolti nel Piano), per un totale di 235 mln.
Qualche informazione aggiuntiva riguarda l’integrazione dei 5,5 mld forniti dallo Stato italiano con altre risorse:
- Una nuova fonte di finanziamento sarebbe il Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness (TERRA), programma che coinvolge CDP e Unione Europea per promuovere lo sviluppo agricolo sostenibile in Africa. La Relazione non specifica le risorse stanziate, ma un comunicato stampa congiunto tra Commissione e Governo indica che la prima ha messo a disposizione 109 mln di euro (vedi il link).
- Ad aprile, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e la Banca Mondiale (BM) hanno firmato un accordo quadro per avviare consultazioni regolari al fine di cofinanziare progetti in settori e Paesi africani di interesse comune. L’Italia, inoltre, ha incrementato del 25% il proprio contributo al rifinanziamento triennale dell’International Development Association (IDA) con 733 mln, al fine di “permettere alla BM di rafforzare il proprio sostegno ai progetti realizzati nel quadro del Piano Mattei”.[6] Il Governo italiano ha anche formalizzato il proprio contributo al Fondo per il Clima verso la “Mission 300” della BM, che punta a garantire l’accesso all’energia a 300 mln di cittadini africani entro il 2030. L’adesione consente di avviare operazioni di co-finanziamento tra il Piano Mattei, la BM e ADB.
La seconda relazione indica anche che:
- Nel 2024 e nei primi mesi del 2025, SACE ha concesso garanzie per 2 mld di euro, che hanno permesso a circa 200 imprese italiane di realizzare investimenti nei Paesi coinvolti dal Piano Mattei;
- “Misura Africa” di SIMEST ha impegnato 50 mln (su 200 previsti) in 90 progetti di PMI italiane in Africa.
Inoltre, la seconda Relazione fornisce informazioni, anche se piuttosto generiche, su progetti e risorse per i cinque nuovi Paesi del Piano, cioè Angola, Ghana, Mauritania, Tanzania e Senegal:
- Mauritania: si segnala solo l’interesse delle autorità locali per il rafforzamento della rete elettrica nelle aree più remote e per il sostegno all’agricoltura, senza indicazioni specifiche sui progetti;
- Senegal: è stato approvato un cofinanziamento di 90 mln di dollari tra il Fondo per il Clima e l’International Fund for Agricultural Development per un programma sulla sovranità alimentare, ma senza chiarire la ripartizione delle risorse. Vengono inoltre citati il finanziamento di 13 mln di dollari per un programma di sviluppo delle filiere agroalimentari e un finanziamento di 67 mln di euro per lo sviluppo del settore agroalimentare nella regione della Casamance; non si specifica chi dovrebbe fornire queste risorse;
- Mozambico e Tanzania: viene citata la proposta di un co-finanziamento per i due Paesi in merito al progetto “ASCENT” a supporto della produzione e distribuzione di energia. Il Fondo italiano per il Clima dovrebbe destinare 100 mln per il Mozambico; nulla viene detto invece sulla Tanzania. Per quest’ultimo Paese, invece, SACE avrebbe perfezionato un finanziamento di 20 mln a favore di un non meglio identificato gruppo locale che produce beni agricoli e di consumo. Vengono poi citate l’avvio di un’iniziativa di 4 mln per la formazione turistico-alberghiera nell’arcipelago di Zanzibar (senza specificare se di provenienza pubblica o privata) e il coinvolgimento del Piano Mattei nel progetto “Blue Raman” (cavo sottomarino intercontinentale di fibra digitale verso Tanzania, Kenya e Somalia).
Nessun programma è invece citato per l’Angola. Il suo ingresso nel Piano Mattei sarebbe quindi da ricondurre alla sola partecipazione al Corridoio di Lobito, menzionato in precedenza.
Vi sono poi novità anche per i nove Paesi originali.
In Egitto, il Ministro Tajani ha firmato un memorandum per la creazione di un centro per l’impiego dei giovani egiziani formati nelle scuole tecnico-professionali; nulla viene detto sulle risorse da impegnare. Tajani ha anche siglato accordi sulla cooperazione per la produzione di energia rinnovabile con Tunisia ed Egitto; anche qui, nulla in termini di risorse. Si conosce invece l’entità del finanziamento a uno dei principali impianti fotovoltaici e di stoccaggio di energia egiziani: 110 mln di euro, a valere sul Plafond Africa, strumento che consente a CDP di investire, con una copertura statale massima dell’80%, in progetti di aziende italiane operative nel continente africano.[7]
Per la Tunisia, si cita un finanziamento di 25 mln per modernizzare i porti e la formazione professionale nell’economia blu, senza indicare chi fornirebbe queste risorse. Un’altra novità riguarda un bando congiunto con l’Italia di 1 mln di euro nel settore dell’alta formazione e della ricerca. Un bando simile (1,5 mln di euro) è stato fatto anche per l’Algeria.
Sono stati siglati anche accordi per finanziare progetti di innovazione e formazione in Etiopia per 4,5 mln di euro. Sempre in Etiopia, un’altra novità riguarda la regione del Tigray, dove si intende migliorare i servizi sanitari locali tramite un finanziamento di 15 mln di euro; nulla viene detto su chi fornirà queste risorse.
Per il Kenya, si cita solo un Protocollo di Intesa tra Ministero dell’Ambiente e autorità locali per favorire il processo di transizione energetica.
[2] Vedi il preambolo del decreto-legge n. 161/2023, convertito nella Legge n. 2/2024.
[3] Vedi “A che punto è il Piano Mattei”, 9 maggio 2025.
[4] Tra queste c’è SIMEST (società del gruppo CDP che sostiene l’internalizzazione delle imprese italiane), la cui dotazione iniziale contava 200 mln per l’iniziativa “Misura Africa”.
[5] Fra le altre cose, vi sarebbe anche la sottoscrizione della Commissione di tre contributi per 76,5 mln di euro per l’Angola e il finanziamento di 37 mln di euro per il tratto mediterraneo del cavo Blue Raman. Vedi A. Magnani, “Africa, ok a 11 accordi Italia-Ue per 1,2 miliardi. Meloni: ora progetto su conversione debito”, ilSole24Ore, 20 giugno 2025.
[7] La Relazione di quest’anno specifica che per Plafond Africa CDP potrà investire in tutta l’Africa “fino a 500 mln di euro per il 2025”.