Con il concordato preventivo biennale (CPB) per il 2024-25, i contribuenti titolari di partita IVA potevano pagare le imposte per il biennio in questione non in base al reddito effettivo, ma in base a quello concordato con l’Agenzia delle Entrate. Nonostante il governo avesse dato una grande importanza a questo provvedimento, presentandolo come una fondamentale riforma del rapporto tra contribuente e fisco, le informazioni pubblicate sui suoi risultati sono limitatissime. Gli unici dati che abbiamo sono quelli anticipati da un articolo del Sole24Ore dello scorso dicembre, poi confermati dal viceministro Leo: “nelle casse dello Stato arriveranno circa 1,6 miliardi in due anni”. Restano aperte diverse domande tra cui: gli 1,6 miliardi includono il gettito del condono? Se non lo includono, a quanto ammonta tale gettito? Come è stato stimato questo gettito? Da dicembre ci sono nuove informazioni/stime? Quale sarebbe stato il gettito da questi contribuenti in assenza del CPB? Qual è la composizione degli aderenti per indice ISA? C’è da chiedersi perché non siano state pubblicate ulteriori informazioni su un tema così importante.
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Con il concordato preventivo biennale (CPB), introdotto con il d.lgs. 13/2024 per il biennio 2024-25, i contribuenti titolari di partita IVA potevano concordare con l’Agenzia delle Entrate in anticipo e per due anni il reddito sottoposto a imposizione IRPEF/IRES e l’imponibile ai fini IRAP.
Il CPB è stato visto dal governo come una fondamentale innovazione nel rapporto tra contribuente e fisco, volta a incentivare l’emersione del sommerso in cambio della certezza su quanto si sarebbe pagato, indipendentemente dal reddito effettivo. L’adesione è stata così riaperta quest’anno per il biennio 2025-26, con qualche variazione.[1] Le informazioni pubblicate sui risultati ottenuti per il primo biennio sono però limitatissime.
Come funziona il concordato
Il CPB del 2024-25 era rivolto ai contribuenti soggetti agli ISA (indici sintetici di affidabilità, o “pagella del contribuente”) e ai forfettari. Con il CPB, l’Agenzia delle Entrate ha proposto a chi ha fatto domanda di adesione un reddito imponibile ritenuto adeguato. Se il contribuente accettava la proposta, il reddito concordato diventava la base per il calcolo delle imposte, indipendentemente dal reddito effettivo nel 2024 e 2025. Visto che l’adesione al CPB è stata molto limitata, sono stati introdotti diversi correttivi per renderlo più attraente:
- la parte di reddito eccedente quanto dichiarato nel 2023 (la parte “emersa”) è stata tassata ad aliquote più basse di quelle normali: solo tra il 10% e il 15% a seconda del voto ISA;
- il termine per aderire al concordato, fissato al 31 ottobre 2024, è stato rimandato al 12 dicembre 2024 (con l’esclusione dei forfettari), il che quasi annullava il rischio che il reddito accettato dal contribuente per il 2024 fosse superiore al reddito effettivo;
- è stato introdotto un generoso condono che consentiva ai soggetti ISA che avevano aderito al CPB di sanare le annualità fiscali dal 2018 al 2022.[2]
Nessuna valutazione ex post dei risultati
Il CPB comportava ovvi rischi. C’era, sì, la prospettiva di incentivare l’emersione, ma a quale prezzo in termini di credibilità del fisco italiano che, in qualche modo, finiva per accontentarsi di un pagamento inferiore al dovuto pur di incassare qualcosa? C’era anche un altro problema: l’adesione al CPB era volontaria sicché, presumibilmente, avrebbero aderito solo i contribuenti che pensavano che, aderendo, avrebbero pagato meno di quanto dovuto. Questo comprendeva chi, per esempio, ha avuto un reddito particolarmente basso nel 2023 (l’ultimo anno pre-CPB, preso in pratica come punto di riferimento dall’Agenzia delle Entrate per formulare proposte), o che comunque si aspettava di guadagnare molto di più del passato nel 2024-25. C’era quindi il rischio concreto di incassare meno di quanto si sarebbe incassato senza il CPB. Il che avrebbe dovuto comportare, prima di estendere lo schema agli anni successivi, un’attenta valutazione dei risultati raggiunti nel primo biennio.
Ci si sarebbe potuti aspettare una valutazione ex post meticolosa dei risultati del CPB anche alla luce dell’enfasi che il governo aveva riposto in questa misura. A detta della stessa premier Meloni, il CPB è stato pensato dal Governo come uno strumento chiave per un fisco “più collaborativo con il contribuente”, dato che questo “aumenta la collaborazione con il Fisco e rappresenta un segno di fiducia dello Stato verso i contribuenti” (vedi link). Importante per il Governo era anche il gettito aggiuntivo derivante da CPB e ravvedimento. Secondo il viceministro all’Economia Maurizio Leo, tale gettito sarebbe servito “per misure a favore delle fasce più deboli, del ceto medio o per altri interventi” (vedi link). Una visione condivisa anche dal vicepremier Tajani: “utilizzeremo le ulteriori risorse che entreranno per sostenere il ceto medio, abbassare l’Irpef e far pagare meno tasse alle famiglie” (vedi link).
Eppure, le informazioni fornite finora sul CPB sono state limitatissime. L’unico documento ufficiale che fornisce qualche indicazione è il Documento di Finanza Pubblica (DFP) pubblicato lo scorso 12 aprile, che riporta solo il numero di contribuenti che vi hanno aderito: 585.000, cioè il 13% circa della platea potenziale (4,5 milioni di contribuenti); fra questi, avrebbero aderito il 17% di soggetti ISA e il 7% di forfettari interessati. Nulla viene detto sul gettito previsto per il CPB e per il relativo condono.
Gli unici dati che abbiamo finora sul gettito sono quelli “anticipati” in un articolo del 17 dicembre 2024 dal Sole24Ore: “nelle casse dello Stato arriveranno circa 1,6 miliardi in due anni”.[3] L’anticipazione faceva presumere una successiva pubblicazione di dati ufficiali che però non è mai avvenuta.[4] L’unica conferma del dato sul gettito proviene dallo stesso viceministro Leo che, intercettato dai media in Parlamento, ha confermato che gli incassi previsti ammontavano a 1,6 miliardi.
Restano aperte diverse domande:
- Gli 1,6 miliardi includono il gettito del condono?
- Se non lo includono, a quanto ammonta tale gettito?
- Come è stato stimato questo gettito?
- Da dicembre ci sono nuove informazioni/stime?
- Quale sarebbe stato il gettito da questi contribuenti in assenza del CPB? Esiste almeno una stima?[5] Fra l’altro, come ricordato anche dal Ministro Giorgetti, per capire se il CPB renderà disponibili risorse addizionali (per esempio per tagliare le aliquote di imposizione) occorrerà confrontare il gettito con quanto incluso nei quadri tendenziali.[6]
- Qual è la composizione degli aderenti per indice ISA? Questa informazione, prontamente disponibile, avrebbe consentito almeno di capire se gli aderenti sono grandi evasori e semplicemente contribuenti, non evasori, che hanno trovato conveniente aderire al CPB perché pensavano che in questo modo avrebbero pagato di meno.
Si auspica quindi che il governo fornisca presto informazioni aggiuntive su una misura che è stata presentata come di fondamentale importanza per la riforma del fisco italiano.
[1] Per esempio, per il nuovo biennio 2025-26 sono stati esclusi i forfettari.
[2] Il condono associato al CPB è stato particolarmente generoso anche rispetto ai condoni passati. Vedi la precedente nota dell’Osservatorio, “Fisco delle mie brame: qual è il condono più generoso del reame?”, 29 ottobre 2024.
[3] Vedi l’articolo di Marco Mobili e Giovanni Parente, “Il concordato tira le somme: 600mila sì e 1,6 miliardi di gettito”, 17 dicembre 2024.
[4] L’articolo del Sole forniva anche il dettaglio regionale dei richiedenti, distinti tra soggetti ISA e forfettari.
[5] Una nota a piè pagina del DFP indica che “per stimare gli effetti di variazione delle entrate ascrivibili al CPB in modo robusto sono necessari i dati dichiarativi riferiti al periodo di imposta 2024, che saranno disponibili nel primo semestre 2026”. A parte il fatto che non è chiaro perché un tale ritardo sia necessario, stime preliminari dovrebbero comunque essere disponibili.
[6] Vedi l’interrogazione del ministro Giorgetti del 13 novembre 2024 alla Camera dei deputati al link (minuto 6:57:46): “l’impiego delle maggiori risorse che dovessero emergere [con il CPB] potranno essere valutate solo all’esito dei versamenti dell’acconto e delle altre scadenze previste, previa verifica da parte del Mef che sussista una effettiva maggiorazione rispetto alle risorse scontate nei tendenziali”.