Una buona parte dei fondi del PNRR saranno gestiti dalle regioni. Molte di queste, però, sembrano avere grosse difficoltà a portare a termine diverse opere pubbliche. Infatti, nonostante un miglioramento nel corso degli anni precedenti alla pandemia, molti investimenti pubblici rimangono ancora incompiuti, specialmente nel Sud Italia.
La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 4 dicembre 2021.
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Le regioni, insieme ai comuni e alle città metropolitane, svolgeranno un ruolo importante nel gestire le risorse del PNRR. Vale la pena perciò rivisitare la questione della capacità delle varie regioni di pianificare, realizzare e portare a termine gli investimenti in opere pubbliche. In proposito, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) pubblica annualmente l’elenco delle opere pubbliche incompiute, ossia delle opere che non sono state completate per: a) mancanza di fondi; b) cause tecniche; c) sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge; d) fallimento dell'impresa appaltatrice; e) mancato interesse al completamento da parte del gestore, oltre a quelle opere che non risultano fruibili dalla collettività.[1] Per ogni opera è indicata una breve descrizione del progetto, il soggetto appaltante, la localizzazione, lo stato di avanzamento dei lavori, oltre ai costi che ha già richiesto per essere realizzata e gli oneri necessari per concluderla.
Il quadro al 2020
Al 2020 vi è un totale di 393 opere pubbliche incompiute. Tale numero è probabilmente sottostimato dal momento che non vi sono dati disponibili per la regione Puglia. La situazione è particolarmente positiva per le province autonome di Trento e Bolzano e per le regioni del Nord Italia, con eccezione della Lombardia, che però, essendo la regione di gran lunga più grande, ha anche un numero di opere in corso di esecuzione molto più elevato delle altre. Al contrario, il numero di opere pubbliche incompiute è più alto nelle province del Sud Italia, in particolare per l’Italia insulare (Fig. 1).
Il Sud della penisola ha inoltre un numero di opere pubbliche incompiute ogni 100.000 abitanti di gran lunga superiore rispetto al Nord e Centro, confermando il quadro appena descritto (Fig. 2).
La principale causa del mancato completamento di un’opera deriva dalla mancanza di fondi, che viene segnalata in 189 casi, e che comunque denota l’incapacità di una buona programmazione dei lavori. La seconda causa più diffusa si riferisce a problemi tecnici (in 138 casi; Fig. 3).[2]
Il totale spese sostenute dagli enti locali per le opere pubbliche incompiute al 2020 è di oltre un miliardo euro, di cui quasi il 70 per cento sostenuto al sud Italia. Gli oneri necessari per completare tali opere pubbliche sono di circa 640 milioni di euro, anche questi da destinarsi principalmente al Sud Italia (Fig. 4).
La tendenza generale dal 2016 al 2020
Il numero di opere pubbliche incompiute è calato tra il 2016 e il 2020: si è passati infatti da 698 a 393 opere non ultimate (Fig. 5). In particolare, il numero di opere incompiute si è ridotto in tutte le regioni con la sola eccezione di Calabria e Marche (Fig. 6). I miglioramenti si registrano in particolare per l’Italia insulare, che tuttavia resta la zona con il maggior numero di opere pubbliche incompiute nel 2020.
Il numero di opere incompiute è rimasto però invariato nel 2020 (e probabilmente è cresciuto tenendo conto che il dato del 2020 non comprende la Puglia): è possibile che la pandemia di Covid-19 abbia contribuito al rallentamento del completamento delle opere pubbliche incompiute fino a quel momento.
In conclusione, i miglioramenti avvenuti nel periodo 2016-2020 sono incoraggianti. Tuttavia, la forte disomogeneità tra aree geografiche conferma che è urgente fare in modo che tutte le regioni siano in grado di contribuire all’attuazione del PNRR. Ciò vale in particolare per le regioni del Sud dove è destinata una quota di investimenti (rispetto alla popolazione) più alta rispetto alle altre macro aree e che in passato hanno mostrato maggiori difficoltà a completare gli investimenti.
[1] D.M. 13 marzo 2013, n. 42 disciplinante il “Regolamento recante le modalità di redazione dell’elenco-anagrafe delle opere pubbliche incompiute, di cui all’art. 44-bis del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
[2] La somma delle cause è 468, superiore al numero delle opere (393): questo perché vi sono 75 opere pubbliche che sono rimaste incompiute per due o più ragioni.