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La spesa del centrodestra

09 settembre 2022

Intermedio

La spesa del centrodestra

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Sia il programma di coalizione siglato dalle quattro liste del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati), sia i singoli programmi delle due forze più rappresentative della coalizione (Fratelli d’Italia e Lega) contengono disposizioni vaghe e non indicano le coperture finanziarie per le proposte di maggior peso contenute nei loro programmi. Concentrandosi sulle principali misure quantificabili contenute nei programmi di Fratelli d’Italia e Lega, si prevede un aumento di costi annui per lo stato compreso tra i 111 e i 165 miliardi di euro.

La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 10 settembre 2022.  

***

La scorsa settimana una nota dell’Osservatorio ha analizzato il programma del Partito Democratico, con un focus particolare sull’aumento di spesa imputabile a cinque misure “quantificabili”. Qui ci concentriamo sulle spese quantificabili contenute nei singoli programmi dei maggiori partiti della coalizione di centrodestra (Fratelli d‘Italia e Lega), che in alcuni casi risultano più dettagliate rispetto a quelle proposte nel programma condiviso.

Preliminarmente, è utile avvisare il lettore che, come per i programmi degli altri partiti:

  1. i programmi del centrodestra non dicono nulla sui costi delle misure proposte e sulle coperture;
  2. di conseguenza, non è presente il vincolo del bilancio pubblico e nulla si può evincere su cosa intendono fare i partiti per la prossima legge di bilancio:
  3. espressioni come “spending review” o “revisione della spesa” sono del tutto assenti.

Ci sembra anche utile ripetere ciò che abbiamo già detto analizzando i programmi di altri partiti: quantificare le misure non significa giudicarle. Ci possono essere misure molto utili anche se costose: esempi al riguardo sono le spese sostenute per far fronte agli effetti economici della pandemia e a quelli della crisi energetica.   

 

1. Flat tax. Le proposte del centrodestra sulla flat tax sono diverse non nei contenuti in sé, ma nel grado di estensione della stessa espresso esplicitamente nei programmi. La prima fase della flat tax, comune sia a Fratelli d’Italia che alla Lega, è l’estensione del regime forfettario alle partite Iva con fatturato inferiore ai 100.000 euro. Il regime forfettario per le partite Iva era già stato esteso dai 30.000 euro agli attuali 65.000 con la Legge di Bilancio 2019, con un costo annuo stimato pari a 1.4 miliardi di euro.[1] I dati presenti sul sito del MEF permettono di stimare il costo di un’ulteriore estensione del regime forfettario: intorno a un miliardo di euro. Fratelli d’Italia prosegue sulla flat tax con un vago: “introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”. Ciò non permette (forse volutamente) di definire chiaramente se il partito abbia come ultimo fine l’adozione universale della flat tax come la Lega, ma dalle parole del programma si può dedurre di sì. Infatti, la Lega esplicita dettagliatamente i prossimi passi che propone, citando le relative proposte di legge già depositate in Parlamento. Nel loro programma, dopo l’introduzione dell’imposta sostitutiva sugli incrementi di Irpef e Ires, si propone l’estensione della flat tax a tutte le persone fisiche e giuridiche senza limiti di reddito. A regime, il costo dell’estensione universale della flat tax sarebbe di circa 58 miliardi di euro, senza considerare un eventuale recupero di gettito dovuto all’emergere dell’economia sommersa.[2] Pur ipotizzando un recupero pari al massimo del gettito IRPEF ora evaso o eluso (38 miliardi), l’onere permanente per lo stato causato dalla misura sarebbe comunque di 20 miliardi.[3]

2. Riduzione cuneo fiscale. La Lega propone una riduzione del cuneo fiscale di 10 punti in 10 anni. Oltre a non chiarire se questa sia una proposta aggiuntiva rispetto alla flat tax oppure se gli effetti di quest’ultima vadano incorporati in questo numero, non vengono nemmeno specificati quali siano i lavoratori interessati o le componenti del cuneo fiscale soggetti alla riduzione (IRPEF, contributi INPS versati dal lavoratore o contributi versati dal datore di lavoro). I costi di questa proposta sono calcolati a regime: quantifichiamo quanto questa misura impatterà sui conti pubblici una volta completata, ovvero fra dieci anni. Se la riduzione interessasse tutte le tipologie di lavoratori (dipendenti, autonomi, parasubordinati e liberi professionisti) il totale del gettito derivante dal cuneo fiscale sui lavoratori (che nel 2021 corrispondeva alla somma dei 198 miliardi di gettito tributario IRPEF e dei 237 miliardi di gettito contributivo INPS) verrebbe ridotto del 10 per cento, con relativo costo di circa 43,5 miliardi. Se invece la riduzione del cuneo fiscale fosse intesa solo per i lavoratori dipendenti - che siano essi dipendenti pubblici o privati – il costo annuale al completamento della misura sarebbe di circa 37,4 miliardi.[4]

3. Pacchetto energia. Per contrastare il rincaro energetico, la Lega propone di reiterare la maggior parte dei provvedimenti presi nel 2022, proponendo diverse estensioni.[5] Non è chiaro per quanto si vogliano reiterare queste misure, il cui orizzonte temporale è strettamente legato al prezzo dell’energia - e quindi al contesto geopolitico attuale. Nella nostra stima assumiamo che si voglia coprire l’intero anno 2023 con gli stessi importi stanziati nel 2022.  Assumendo un’inflazione dei beni energetici su base annua del 45 per cento (Nic sui beni energetici ad agosto 2022) anche per il prossimo anno, il costo minimo della misura si aggira intorno ai 37,2 miliardi di euro.[6] Il costo massimo è di circa 41,6 miliardi, dove sono inclusi i costi delle possibili nuove misure.[7]

4. Assegno Unico. Fra le numerose proposte di Fratelli d’Italia nell’ambito della famiglia, vi è anche l’aumento degli importi del neoistituito Assegno Unico e Universale. Con il d.l. 21 dicembre 2021 n.230, il Governo Draghi ha riordinato, semplificato e potenziato le misure a sostegno dei figli a carico. Nel caso base di un figlio minorenne, l’assegno mensile è ora di un importo massimo di 175 euro (per valori di ISEE familiari fino a 15mila euro) e decresce a ritmo costante fino a un minimo di 50 euro (per ISEE superiori a 40mila). Fratelli d’Italia propone di aumentare a 260 euro l’importo massimo, senza menzionare eventuali modifiche all’importo minimo. Inoltre, per il primo anno di vita dei bambini, viene proposto di incrementare l’assegno a 300 euro mensili. Rimodulando i benefici dell’assegno mensile linearmente senza variare l’importo minimo e contando l’integrazione per il primo anno di vita, il costo aggiuntivo per lo stato sarebbe di circa 7,2 miliardi. Se invece si rimodulasse anche l’importo minimo (mantenendo un décalage fra classi di ISEE di 25 euro, come negli scaglioni attuali) il costo della misura sarebbe di 8,4 miliardi.

5. Quota 41. Il programma della Lega prevede anche l’introduzione di “Quota 41”, ovvero la riforma della legge pensionistica che, archiviando la vigente legge Fornero, prevede la possibilità di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi. Per calcolare il costo annuo di questa proposta utilizziamo il ventesimo rapporto annuale dell’INPS e una precedente nota dell’Osservatorio.[8] Il costo annuo per la prossima legislatura varia dai 5,9 miliardi previsti per il 2023 agli 8,2 miliardi per il 2027, ma il rapporto INPS evidenzia un ulteriore aumento per gli anni successivi: nel 2029, Quota 41 impatterebbe sulla fiscalità pubblica per 9,5 miliardi di euro. Il costo totale stimato per il periodo 2023-2031 supererebbe i 70 miliardi di euro, secondo i dati INPS. Va inoltre ricordato che la proposta della Lega prevede un anno di contributi figurativi alle lavoratrici per ogni figlio: le stime riportate in Tavola 1 vanno dunque interpretate in senso conservativo.

6. Riduzione IMU. Nel programma della Lega viene genericamente citata la “revisione della tassa sulla proprietà degli immobili al fine di abbassarne progressivamente il carico”. Il punto programmatico non specifica ulteriori dettagli, possiamo però stimare quanto costerebbe la rimodulazione dell’IMU. Innanzitutto, va specificato che la Legge di Bilancio 2020 ha accorpato l’IMU e la TASI (il cui gettito nel 2020 era pari a soli 130 milioni di euro) formando quindi la cd. “nuova IMU”. La riscossione è in capo alle amministrazioni locali, e nel 2020 il gettito dell’IMU ha superato i 20 miliardi di euro (precisamente 20.199 milioni). Questa cifra resta in larga parte ai comuni: nel 2020, 16,5 miliardi di euro sono stati ritenuti dagli enti locali, mentre la quota residuale (3,7 miliardi) è stata versata allo stato. Una stima conservativa potrebbe basarsi sull’abolizione della quota destinata allo stato, che costerebbe quindi 3,7 miliardi di euro. Una riforma più sostanziale, con oneri sensibilmente maggiori, potrebbe basarsi sulla rimodulazione delle aliquote per ridurre il gettito dell’IMU del 30 per cento: tale costo supererebbe i 6 miliardi di euro.

Altre misure costose

Oltre a queste spese quantificabili, i programmi dei principali partiti di centrodestra contengono decine di proposte che implicano aumenti di spesa, permanenti o temporanei. Le proposte sono però spesso criptiche.

  1. Riduzione del cuneo fiscale del 50% per start up e Pmi innovative che assumono laureati per 5 anni.
  2. Indennità di disoccupazione per gli autonomi. Sempre sul tema del lavoro, Fratelli d’Italia propone di istituire una indennità di disoccupazione per gli autonomi che segua le stesse regole dell’indennità prevista per il lavoro dipendente insieme ad un generico aumento delle pensioni minime e sociali, senza specificare di quanto.[9]  
  3. Sostegno alla natalità. Sulle politiche al sostegno della natalità Fratelli d’Italia propone “asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici, con un sistema di apertura a rotazione nel periodo estivo”, mentre la Lega prevede “l’esenzione a vita dalla tassa sui redditi per tutte le madri di famiglie numerose che partoriscano e si prendono cura di almeno quattro figli”.
  4. Burocrazia. Sebbene il centrodestra sostenga di voler semplificare la burocrazia promuovendo la digitalizzazione della PA, allo stesso tempo i partiti della coalizione propongono (chi l’uno, chi l’altro, chi tutti) la creazione di quattro nuovi ministeri: Ministero per l’Agroalimentare, Ministero del Mare, Ministero per la Terza Età e un Ministero per la Montagna.

[5]  Queste sono due: i) Estendere per autotrazione anche al Cng (gas naturale compresso) il credito d’imposta del 20% agli autotrasportatori già previsto per gli acquisti di Gnl utilizzato per la trazione di mezzi di trasporto ad elevata sostenibilità ad alimentazione alternativa a metano liquefatto; ii) Introdurre la riduzione dell’aliquota Iva al 5% anche per le bollette di energia elettrica e alla cessione del calore agli utenti finali tramite teleriscaldamento, nonché alle somministrazioni di energia termica prodotta con impianti alimentati a gas naturale nell’ambito di un Contratto Servizio Energia o di un Contratto di rendimento energetico.

[6] Il Nic è un indice Istat che misura i prezzi per l’intera collettività nazionale.

[7] Questo limite superiore è calcolato assumendo che una riduzione sull’aliquota Iva al 5% nelle bollette del gas costi come la sua riduzione nelle bollette dell’energia elettrica, ovvero 2,5 miliardi in totale ai prezzi del 2022. Allo stesso modo, si assume che il costo di fornire agli autotrasportatori con Cng un credito d’imposta al 20% sia lo stesso della misura analoga che ha fornito credito d’imposta al 28% per autotrasportatori a Gnl, ovvero 497 milioni (prezzo 2022).

[9] Una recente nota dell’Osservatorio ha stimato a 19,5 miliardi di euro il costo da sostenere per innalzare le pensioni minime a 1.000 euro. Per maggiori informazioni, vedi: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-quanto-costa-aumentare-le-pensioni-minime-a-mille-euro  

Un articolo di

Luca Brugnara e Cristina Orlando

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