Nel mese di gennaio, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato, su base annuale, in misura marcata sia nell’Eurozona sia negli Stati Uniti. In entrambe le aree, il livello dei prezzi è superiore al trend pre-Covid, ma in misura molto più accentuata negli Stati Uniti. La differenza tra le due aree è ancora più marcata guardando all’inflazione di fondo, ossia al netto dei prezzi energetici e alimentari.
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Negli ultimi mesi, assieme alla ripresa dell’economia, si sta osservando a un generalizzato aumento dei prezzi. A che punto siamo?
In gennaio, nell’Eurozona l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 5 per cento rispetto a gennaio 2021 e dello 0,3 per cento rispetto a dicembre 2021. L’aumento nel mese sarebbe stato più forte senza i saldi (che sono inclusi nell’indice “armonizzato” calcolato per l’Eurozona). Negli Stati Uniti, l’indice è aumentato del 7,5 per cento su base annuale – l’aumento più elevato negli ultimi 40 anni – e dello 0,9 su base mensile.
Un “rimbalzo” dei prezzi è normale in una fase in cui anche la domanda sta tornando su livelli normali dopo il calo osservato nel 2020. Tuttavia, soprattutto negli Stati Uniti, l’aumento dei prezzi è ben oltre quello che ci si poteva aspettare se tale aumento fosse solo un “recupero” dalla crisi pandemica.
Negli Stati Uniti, il livello dei prezzi ha infatti ormai superato il trend pre-Covid, del 4,5 per cento (Fig.1). Anche nell’area dell’euro il trend pre-Covid è stato superato, ma in maniera meno marcata (1,5 per cento).
La differenza tra le due aree è ancora più evidente guardando all’indice dei prezzi al netto degli alimenti (non lavorati) e dell’energia, che misura il tasso di inflazione “di fondo”. In gennaio 2022, negli Stati Uniti, tale indice è aumentato del 6 per cento su base annua, contro il 2 per cento dell’Eurozona. In questo caso il trend pre-Covid è stato superato del 3,4 per cento negli Stati Uniti, mentre nell’Eurozona si è ancora in linea con il trend.
In entrambe le aree, l’aumento dei prezzi è stato più forte per i prodotti energetici, con aumenti annuali medi di oltre il 20 per cento, a causa dei forti rincari osservati sul mercato dei combustibili (Fig. 3 e 4).