Università Cattolica del Sacro Cuore

Il raggiungimento del pareggio di bilancio

di Silvia Gatteschi

21 dicembre 2017

Quanto è difficile raggiungere il pareggio di bilancio in Italia? Quest’anno il deficit dovrebbe attestarsi intorno al 2,1 per cento del Pil. Cosa dovrebbe fare l’Italia per ridurlo a zero entro il 2020? Date le attuali prospettive di crescita reale (quelle contenute nella legge di bilancio per il prossimo anno, che prevede una crescita del Pil reale intorno all’1,5 per cento), quel che serve è semplicemente congelare la spesa primaria in termini reali, non spendendo le maggiori entrate che derivano dalla crescita.

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Se si mantenesse il livello di spesa primaria reale costante a partire dal 2017 (facendo crescere la spesa in euro in linea con l’inflazione prevista) e non si variassero le aliquote di tassazione (con un aumento delle entrate reali in linea con la crescita del Pil reale), l’indebitamento netto scenderebbe dal 2,1 per cento del Pil nel 2017 all’1,2 per cento nel 2018, allo 0,5 per cento nel 2019 e sarebbe intorno allo zero nel 2020. In questa simulazione la spesa per interessi e’ calcolata assumendo l’invarianza dei tassi di interesse rispetto a quanto previsto nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) 2017. Il surplus primario salirebbe gradualmente dall’1,7 per cento del Pil nel 2017 al 2,4 per cento nel 2018, al 3 per cento nel 2019 e al 3,6 per cento del Pil nel 2020.

 

Il totale delle spese diminuirebbe in rapporto al Pil, data la crescita prevista del denominatore, mentre il livello di pressione fiscale sarebbe invariato. Questa politica non comporterebbe pero’ una riduzione nei servizi offerti agli italiani, visto che il totale della spesa primaria rimarrebbe costante, ma soltanto un’interruzione della crescita di tali servizi per i prossimi tre anni (dopo di che la spesa potrebbe ricominciare a crescere in linea con il Pil reale). Nel suo complesso, lo scenario e’ anche coerente con le ipotesi di crescita sottostanti.[1]

Se è così, perché nella NADEF, nel Documento programmatico di bilancio e nella legge di bilancio per il 2018 è necessario prevedere, tramite le cosiddette clausole di salvaguardia, un aumento dell’IVA dal 2019 per raggiungere il pareggio di bilancio? Perché per il 2018 non si segue la prescrizione sopra indicata e vengono ridotte alcune aliquote di tassazione, anche per effetto di provvedimenti adottati in leggi di bilancio precedenti. In sostanza nel 2019 si dovrebbero ripianare (con l’aumento dell’IVA) alcuni dei tagli di tassazione introdotti, a meno di voler ripetere di nuovo quanto fatto in passato, cioè rimandare di un altro anno il pareggio di bilancio.[2]


[1] Una nota tecnica: In linea di principio, ci sarebbe un effetto restrittivo dal congelamento della spesa primaria in termini reali, perché la spesa aumenterebbe meno del Pil potenziale. Mantenere la spesa costante in termini reali è infatti necessario per eliminare il deficit al netto della componente ciclica (cioè della differenza tra Pil effettivo e Pil potenziale) che, al 2017 è stimato essere dell’1 per cento. Si tratterebbe però di un effetto restrittivo limitato, di circa lo 0,3 per cento del Pil in media per gli anni dal 2017 al 2020. Di tale effetto restrittivo già si tiene conto nelle previsioni della NADEF, che pure ipotizza il raggiungimento del pareggio di bilancio.

 

[2] Cosa succederebbe se invece la spesa primaria fosse congelata in termini nominali (con le altre voci non modificate rispetto alla simulazione precedente)? La spesa primaria reale verrebbe ridotta e il pareggio di bilancio sarebbe raggiunto a cavallo tra 2018 e 2019.  In questo caso, pero’ la crescita reale potrebbe essere inferiore rispetto a quella prevista nella NADEF nel breve periodo dato che la politica di bilancio risulterebbe un po’ piu’ restrittiva che nel quadro della NADEF. Alternativamente si potrebbe procedere con una riduzione della tassazione in maniera tale da raggiungere il pareggio di bilancio nel 2010, come nello scenario presentato nel testo.

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