Università Cattolica del Sacro Cuore

Gli effetti della flat tax sul gettito regionale

di Alessandro Banfi

26 settembre 2019

Questa nota illustra gli effetti della introduzione di una flat tax sulla distribuzione del reddito tra le regioni italiane. Nella simulazione riportata, a fronte di una perdita totale per le casse dello stato di 57 miliardi, circa 46 andrebbero a beneficio del Centro e del Nord e soltanto 11 al Sud. In termini pro capite il risparmio si attesterebbe a 1201 euro per il Nord, 1036 per il Centro e 547 per il Sud.

* * *

È noto che l’introduzione di una vera flat tax, con un’unica aliquota a prescindere dal reddito percepito, andrebbe maggiormente a beneficio dei redditi più alti, visto che questi beneficerebbero di una maggiore riduzione delle aliquote di tassazione. In questa nota esaminiamo invece come la distribuzione regionale delle risorse sarebbe toccata dall’introduzione della flat tax.

La distribuzione regionale delle risorse

La redistribuzione regionale delle risorse viene generalmente misurata dal “residuo fiscale”, calcolato come la differenza tra le tasse pagate dai cittadini di una certa regione e le spese (al netto degli interessi sul debito) dalla pubblica amministrazione di cui beneficiano i cittadini della stessa regione.[1] Quindi, se le tasse pagate dai cittadini di una regione sono maggiori della spesa pubblica di cui beneficiano, il residuo fiscale è positivo e produrrà un flusso netto in uscita dalla regione verso lo stato. La Banca d’Italia, nel suo ultimo rapporto sull’economia delle regioni italiane pubblicato a fine 2018, stima l’ammontare medio del residuo fiscale dal 2014 al 2016 sia in termini pro capite che in percentuale del Pil regionale.[2] In questa nota, per rendere i dati comparabili con le dichiarazioni dei redditi del 2017, abbiamo assunto che la quota di spesa primaria e di entrate in rapporto al Pil, nonché dei residui fiscali, siano stati nel 2017 pari alla media del triennio. I residui fiscali così ricavati sono riportati nella tavola 1.


 

Tavola 1. Ripartizione territoriale del conto delle Amministrazioni Pubbliche*

(Percentuale Pil in valori medi per il periodo 2014-16; Euro pro capite riferiti a Pil 2017)

Regione

Entrate

Spesa Primaria

Residuo Fiscale

Euro pro capite

% Pil

Euro pro capite

% Pil

Euro pro capite

% Pil

Lombardia

               18.969  

49,6%

               12.659  

33,1%

6.310

16,5%

Emilia Romagna

               16.644  

47,1%

               13.040  

36,9%

3.605

10,2%

Lazio

               16.659  

50,7%

               13.274  

40,4%

3.384

10,4%

Veneto

               14.702  

44,4%

               12.616  

38,1%

2.086

6,2%

Piemonte

               14.416  

47,6%

               13.113  

43,3%

1.302

4,2%

Toscana

               13.717  

45,0%

               12.985  

42,6%

732

2,4%

Marche

               11.971  

45,1%

               12.157  

45,8%

-186

-0,7%

Liguria

               14.274  

44,9%

               15.069  

47,4%

-795

-2,6%

Friuli Venezia Giulia

               14.325  

46,3%

               15.222  

49,2%

-897

-2,9%

Trentino Alto Adige

               17.247  

43,9%

               18.374  

46,8%

-1.127

-2,9%

Umbria

               11.964  

49,3%

               13.275  

54,7%

-1.310

-5,5%

Campania

                 8.506  

46,7%

               10.819  

59,4%

-2.313

-12,7%

Abruzzo

               10.538  

43,3%

               12.874  

52,9%

-2.336

-9,6%

Valle d'Aosta

               17.286  

49,2%

               19.746  

56,2%

-2.459

-7,0%

Puglia

                 8.549  

47,6%

               11.386  

63,4%

-2.838

-15,8%

Sicilia

                 8.004  

46,2%

               11.556  

66,7%

-3.552

-20,6%

Basilicata

                 9.527  

45,9%

               13.491  

65,0%

-3.964

-19,0%

Molise

                 8.999  

46,4%

               13.014  

67,1%

-4.015

-20,7%

Sardegna

                 9.102  

44,9%

               13.845  

68,3%

-4.743

-23,5%

Calabria

                 7.656  

45,0%

               13.560  

79,7%

-5.904

-34,8%

Nord**

               16.578  

47,4%

               13.284  

38,0%

3.294

9,4%

Centro***

               14.803  

48,2%

               13.042  

42,5%

1.761

5,7%

Sud e Isole****

                 8.517  

46,1%

               11.842  

64,1%

-3.326

-18,0%

Italia

               13.466  

47,3%

               12.783  

44,9%

683

2,4%

*Al netto dei trasferimenti da e verso l'estero

** Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna

***Toscana, Umbria, Marche, Lazio

**** Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna

Il quadro che ne emerge è il seguente: le entrate sul Pil regionale incidono in maniera più forte al Centro e al Nord rispetto al Sud. Questo perché se la tassazione è progressiva, in presenza di un livello di reddito più alto, come nel caso delle regioni del Centro e del Nord, la pressione fiscale è più alta. Si prendano d’esempio la Lombardia e la Calabria: la prima è caratterizzata da un livello di entrate pari a circa il 50 percento del Pil, la Calabria pari al 45. Si potrebbe peraltro pensare che le differenze tra le aliquote medie di tassazione siano maggiori. Non lo sono per due motivi. Primo, che non tutte le tasse sono progressive. Secondo, che, per quanto il Nord abbia redditi pro capite più elevati, il numero di contribuenti che paga aliquote nei tre scaglioni IRPEF ad aliquote più alte (38, 41 e 43 per cento), anche se più concentrato al Nord, è abbastanza limitato, influendo in modo contenuto sul livello medio di tassazione.

In termini di rapporto tra spesa e Pil le differenze appaiono fortemente a favore del Sud: la Lombardia si ferma a poco più del 33 per cento, la Calabria, invece, è al 79,7 per cento. Questo perché la spesa è distribuita sul territorio nazionale in modo uniforme rispetto alla popolazione, incidendo così in maniera molto maggiore rispetto al Pil totale nelle regioni a reddito pro capite più basso.[3] Il risultato è che al Nord il residuo fiscale è mediamente positivo e pari a 3294 euro pro capite, nel Sud e nelle Isole è negativo ed ammonta a circa 3326 euro per abitante, come riportato nella tavola 1.

Quali sarebbero le conseguenze di una flat tax per i residui fiscali?

Le prime ipotesi circolate inerenti l’introduzione di una vera e propria flat tax prevedevano due principali aliquote per i redditi familiari: una al 15 per cento per i redditi fino a 80 mila euro e una al 20 per cento per quelli superiori, con una perdita di gettito stimata in circa 50 miliardi.[4] Non essendo stato possibile reperire i dati sui redditi familiari per regione, abbiamo stimato gli effetti di un’introduzione di una sola aliquota al 20 percento sui redditi individuali che comportasse una perdita simile per il fisco. La Tavola 2 riporta la stima degli effetti sul residuo fiscale regionale dall’introduzione di una tale aliquota piatta.

Le prime tre colonne della tavola riportano la perdita di gettito in termini assoluti, pro capite e in percentuale del gettito lordo rispetto al regime attuale. Le ultime tre colonne riportano i residui fiscali assoluti, pro capite e in percentuale del Pil regionale ricalcolati tenendo conto dell’introduzione della flat tax. La perdita complessiva per il fisco sarebbe di 57 miliardi, il 28 per cento circa del gettito attuale lordo IRPEF. In linea generale, sarebbero le regioni del Centro e del Nord, caratterizzate da un livello di reddito più alto, a beneficiare di una minore tassazione che in termini pro capite al Nord passerebbe da 4230 euro a 3029 euro (un calo di 1201 euro o del 28 per cento circa), contro una riduzione per il Sud da 2193 euro a 1646 euro (un calo di 547 euro o del 25 per cento). Il calo in termini percentuali è meno sbilanciato di quanto si potrebbe pensare proprio perché, come già notato, il numero di contribuenti a reddito elevato, quelli che si avvantaggerebbero maggiormente della flat tax, pur essendo più numeroso al Nord, resterebbe comunque relativamente contenuto, influendo solo parzialmente sulle medie per macro-regioni.

In termini assoluti, a fronte di una perdita totale di 57 miliardi, circa 33,3 andrebbero a beneficio del Nord, 12,5 del Centro e soltanto 11,4 del Sud. Il residuo fiscale del Centro, insieme a quello del Nord, dopo l’introduzione della flat tax resterebbero positivi ma la riduzione sarebbe molto forte (da 110 a circa 66 miliardi).  Il Sud registrerebbe un residuo negativo pari a 80 miliardi, contro i 69 attuali.

 

Tavola 2. Gli effetti regionali della Flat Tax

(Valori elaborati su dati dichiarazioni dei redditi individuali anno fiscale 2017, MEF)

Regione

Perdita di gettito Flat Tax

Residuo fiscale Flat Tax

Milioni euro

Pro capite

% Gettito Lordo

Milioni euro

Pro capite

% Pil

Lombardia

13.630

1.360

29,9%

49.594

4.950

12,9%

Trentino Alto Adige

1.323

1.245

28,0%

-2.521

-2.372

-6,0%

Emilia Romagna

5.268

1.184

27,8%

10.768

2.421

6,8%

Lazio

6.684

1.133

30,1%

13.471

2.251

6,9%

Liguria

1.740

1.111

27,7%

-3.033

-1.906

-6,0%

Piemonte

4.751

1.082

27,3%

836

221

0,7%

Friuli Venezia Giulia

1.303

1.070

26,5%

-2.396

-1.967

-6,4%

Veneto

5.220

1.064

27,2%

4.856

1.023

3,1%

Toscana

3.786

1.012

27,0%

-1.048

-280

-0,9%

Marche

1.299

845

25,5%

-1.585

-1.031

-3,9%

Umbria

730

821

25,3%

-1.917

-2.132

-8,8%

Valle d'Aosta

104

819

21,4%

-416

-3.279

-9,3%

Abruzzo

914

691

24,9%

-4.003

-3.027

-12,4%

Sardegna

1.048

634

24,7%

-8.923

-5.377

-26,5%

Molise

180

578

24,1%

-1.426

-4.593

-23,7%

Basilicata

315

553

23,7%

-2.565

-4.517

-21,8%

Puglia

2.243

552

24,4%

-13.774

-3.389

-18,9%

Campania

3.130

536

25,7%

-16.637

-2.849

-15,6%

Sicilia

2.629

520

25,2%

-20.676

-4.072

-23,5%

Calabria

903

459

24,0%

-12.538

-6.363

-37,4%

Nord**

33.338

1.201

28,4%

57.687

2.092

6,0%

Centro***

12.499

1.036

28,2%

8.921

725

2,4%

Sud e Isole****

11.362

547

24,9%

-80.542

-3.869

-20,9%

Italia

57.199

944

27,6%

-13.933

-225

-0,8%


[1] Il termine “tasse” è qui usato in senso lato per riferirsi a tutte le entrate percepite dallo stato, inclusi, per esempio, i contributi sociali. Per ulteriori approfondimenti si veda l’Audizione del presidente dell’ufficio parlamentare di bilancio in merito alla distribuzione territoriale delle risorse pubbliche per aree regionali http://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2017/11/Audizione_22_11_20171.pdf

[2] Si veda pagina 117, in particolate la tavola a5.4, del rapporto al ink https://www.bancaditalia.it/media/notizia/l-economia-delle-regioni-italiane-dinamiche-recenti-e-aspetti-strutturali-novembre-2018/ per un approfondimento sulla metodologia di calcolo dei residui fiscali.

[3] Si osservi che la spesa pro capite è un po’ più bassa al Sud che al Nord (11.842 euro pro capite contro 13.284 al Nord). Ciononostante, i divari di reddito sono tali che il Sud risulta essere beneficiario netto di risorse assai cospicue, pari al 18,0 per cento del proprio Pil. Per converso, dal Nord e dal Centro defluiscono risorse per il 9,4 e 5,7 per cento del Pil della regione); queste risorse sono uguali alla somma del residuo fiscale del Sud più l’avanzo primario dell’Italia (pari al 2,4 per cento del Pil dell’Italia).

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