Università Cattolica del Sacro Cuore

Calo della mobilità in Italia: confronto tra prima e seconda ondata

di Raffaela Palomba e Federica Paudice

11 dicembre 2020

Come è cambiata la mobilità durante la seconda ondata? E quanto intense sono, su questa base, le restrizioni introdotte il 6 novembre rispetto a quelle di marzo? Rispondere a queste domande è utile anche per capire quale sia stato il livello dell’attività economica nelle settimane più recenti. A novembre, a livello nazionale la mobilità è risultata più bassa rispetto a inizio dell’anno del 26 per cento. Il calo è molto inferiore a quello registrato ad aprile (63 per cento), il che fa pensare che l’effetto anche in termini di Pil sia corrispondentemente minore. Inoltre, il calo a livello regionale è coerente con la diversa intensità delle restrizioni introdotte, ad eccezione della Basilicata.

* * *

Com’è cambiata la mobilità in novembre rispetto alla situazione precedente la pandemia?

Per valutare il calo della mobilità a novembre si considera il dato al 24 novembre, per evitare di includere anche l’effetto delle riaperture iniziate dal 29.[1] La mobilità nazionale risulta ridotta rispetto al periodo pre-Covid del 26 per cento in media per le tre categorie riportate nella Fig.1.[2] Tale calo risulta essere inferiore a quello relativo ad aprile, quando il calo fu di circa il 63 per cento.

Le categorie utilizzate restituiscono un’idea dell’impatto dell’epidemia sia sul lato della domanda (frequentazione di bar, ristoranti, negozi, supermercati) sia sul lato dell’offerta (frequentazione di luoghi di lavoro). Il calo della mobilità a livello nazionale ha interessato un po’ più la domanda con una diminuzione degli spostamenti verso i luoghi di svago del 38 per cento, anche se il calo verso punti di vendita di prodotti essenziali (supermercati e farmacie) è stato naturalmente più contenuto (10 per cento). Dal lato dell’offerta il calo è stato comunque rilevante (30 per cento). I valori sono esigui se confrontati con quelli del primo lockdown (86 e 42 per cento lato domanda e 62 lato offerta tra il giorno di riferimento e l’11 aprile). La diversa risposta alla seconda ondata suggerisce un effetto in termini di diminuzione del Pil più contenuto.[3] È difficile stimare quanto, ma un ordine di grandezza potrebbe essere ottenuto in questo modo. Dai dati trimestrali di contabilità nazionale si può stimare che in aprile il calo del Pil potrebbe essere stato dell’ordine del 23 per cento rispetto a gennaio, in corrispondenza di un calo della mobilità, come abbiamo visto, del 63 per cento. Mantenendo la stessa proporzione tra calo del Pil e calo della mobilità, il calo del Pil potrebbe essere stato nell’ordine del 9 per cento in novembre (sempre rispetto al livello di inizio anno).

Tav. 1: Variazione della mobilità per luogo di destinazione
(valori in percentuale)

Regioni

Luoghi di svago

Alimentari e farmacie

Luoghi di lavoro

Valle d'Aosta

-59

-17

-35

Lombardia

-49

-16

-35

Campania

-46

-11

-39

Calabria

-42

-15

-38

Piemonte

-46

-14

-33

Trentino-Alto Adige

-48

-14

-30

Toscana

-45

-16

-29

Abruzzo

-44

-12

-31

Sicilia

-39

-16

-30

Friuli-Venezia Giulia

-43

-6

-24

Basilicata

-35

-7

-30

Liguria

-35

-5

-29

Puglia

-33

-6

-29

Umbria

-36

-7

-24

Emilia-Romagna

-37

-5

-24

Lazio

-24

-5

-32

Marche

-35

-4

-21

Molise

-23

-4

-25

Veneto

-20

-7

-22

Sardegna

-19

2

-23

Italia

-38

-10

-30

Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati Google 9/12/2020

Effetto dell’introduzione di misure restrittive

La minore mobilità di novembre rispetto a inizio anno può essere stata influenzata non solo dalle restrizioni introdotte in quel mese con il Dpcm del 3 novembre, ma anche da altri fattori, come il già basso livello della mobilità prima delle restrizioni. Per isolare l’effetto delle restrizioni introdotte con il Dpcm del 3 novembre, che è diventato effettivo il 6 novembre, si confrontano il valore del martedì precedente l’inizio delle prime restrizioni (in particolare il 27 ottobre, per evitare effetti legati all’annuncio) e quello successivo all’ultima restrizione (24 novembre). I risultati mostrano un calo della mobilità verso i luoghi di svago del 17 per cento, dell’11 per cento verso alimentari e farmacie e del 7 per cento verso i luoghi di lavoro (Tav.2).

Ordinando le regioni in base al calo medio subito per le tre destinazioni considerate, emerge una distinzione netta tra l’effetto delle restrizioni subito dal blocco delle regioni arancioni, rosse e gialle, in linea con la loro colorazione, fatta eccezione per la Basilicata che, pur essendo arancione, ha registrato cali simili a quelli delle regioni rosse.[4]

Tav. 2: Variazione della mobilità per luogo di destinazione
(valori in percentuale)

Regioni

Periodo considerato

Luoghi di svago

Alimentari e farmacie

Luoghi di lavoro

Valle d'Aosta

27/10 - 10/11

-28

-19

-15

Piemonte

27/10 - 10/11

-31

-16

-11

Lombardia

27/10 - 10/11

-31

-17

-9

Basilicata

27/10 - 17/11

-24

-18

-15

Abruzzo

27/10 - 24/11

-26

-18

-11

Calabria

27/10 - 10/11

-24

-17

-13

Toscana

28/10 - 18/11

-26

-15

-10

Campania

28/10 - 18/11

-23

-17

-9

Trentino Alto Adige

27/10 - 24/11

-21

-11

-15

Friuli-Venezia Giulia

28/10 - 18/11

-27

-7

-6

Liguria

27/10 - 17/11

-18

-12

-5

Emilia-Romagna

28/10 - 18/11

-20

-6

-8

Marche

28/10 - 18/11

-19

-7

-6

Umbria

27/10 - 10/11

-16

-7

-7

Puglia

27/10 - 10/11

-15

-6

-7

Molise

27/10 - 10/11

-8

-8

-8

Sicilia

27/10 - 10/11

-10

-4

-4

Veneto

27/10 - 10/11

-5

-4

-7

Sardegna

27/10 - 10/11

-3

-6

-2

Lazio

27/10 - 10/11

-2

-4

-2

Italia

27/10 - 24/11

-17

-11

-6

Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati Google 9/12/2020


[1] Le modifiche successive sono state nella direzione della riapertura, quindi non vengono prese in considerazione per lo scopo della nota.

[2] Il risultato è confermato anche usando il valore medio dei giorni dal 23 al 27 novembre.

[3] Utilizzando i dati Apple, la caduta della mobilità relativa alla seconda ondata appare più consistente, ma comunque inferiore a quella del periodo gennaio-aprile.

[4] L’effetto delle restrizioni per regione è stato calcolato come variazione tra il periodo precedente le restrizioni (fine ottobre per tutte le regioni) e il periodo immediatamente successivo alla restrizione massima adottata. Ad esempio, se una regione inizialmente gialla è diventata arancione in un secondo momento, si considera il periodo che va da prima delle restrizioni (27/28 ottobre) a dopo che è stata dichiarata arancione.

 

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