A seguito dell’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022, l’Italia ha drasticamente ridotto le importazioni di gas naturale dalla Russia. Questo ha riflesso un calo nel consumo di energia per unità di prodotto, una sostituzione al gas di altre fonti di energia (i consumi di gas sono scesi dal 2019 del 17 per cento) e, soprattutto, lo spostamento verso altri Paesi delle fonti di approvvigionamento di gas. Le importazioni dalla Russia sono così scese da 30 miliardi di metri cubi nel 2019 (il 40 per cento del consumo di gas di quell’anno), a 2,9 miliardi (circa il 5 per cento dei consumi del 2023). Non siamo dunque lontani dall’obiettivo, fissato due anni fa, di azzerarle completamente.
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L’invasione russa dell’Ucraina di febbraio 2022 ha indotto molti Paesi a ridurre drasticamente le importazioni di gas naturale dalla Russia. Per l’Italia il governo Draghi nel 2022 puntò all’azzeramento delle importazioni entro il secondo semestre del 2024.[1] Che progressi si sono fatti da allora?
Partiamo dai consumi complessivi di energia. L’intensità energetica, ossia l’energia consumata (misurata in tonnellate equivalenti di petrolio greggio, TEP) per unità di Pil a prezzi costanti si è ridotta dell’8 per cento nel 2022, raggiungendo il livello più basso degli ultimi anni (Tav. 1). Il brusco aumento dei prezzi energetici in quell’anno sembra quindi aver portato a un risparmio di energia per unità di Pil. I dati complessivi sui consumi energetici nel 2023 non sono ancora disponibili. Ma il forte calo osservato nei consumi di gas (-10,1 per cento) e dei derivati del petrolio (-1,5 per cento), compensati solo da un piccolo aumento nei consumi di carbone (3 per cento), suggeriscono che l’intensità energetica si sia ridotta ulteriormente nel 2023.[2] Questa riduzione però potrebbe anche essere stata influenzata dalle elevate temperature raggiunte lo scorso anno, il più caldo di sempre in Italia, con un effetto particolarmente forte per il gas naturale.[3]
Passiamo ora alla composizione dei consumi di energia per varie fonti (Tav. 2).
Già nel 2022 la quota del gas sui consumi totali di energia è scesa di circa due punti e mezzo (una diminuzione di sette miliardi e mezzo di metri cubi, il 10 per cento in meno del 2021). Purtroppo, questo non è avvenuto a vantaggio delle rinnovabili, che hanno ridotto la loro quota, e ha invece riflesso l’aumento di fonti di energia più inquinanti, come carbone e petrolio, le cui quote sono cresciute di circa un punto e mezzo ciascuna. Come sopra indicato, il consumo di gas naturale è sceso più del consumo di altri idrocarburi anche nel 2023, il che suggerisce un ulteriore calo nella sua quota sui consumi energetici totali.
Da dove proviene il gas naturale consumato in Italia negli ultimi anni? Solitamente, le importazioni di gas hanno coperto circa il 95 per cento dei consumi di gas, essendo il restante 5 per cento coperto dalla produzione interna. Questa però è scesa costantemente: nel 2023 era calata di 345 milioni di metri cubi (11 per cento) rispetto al 2021. Di conseguenza, nel 2022-2023 le importazioni da sole hanno coperto più del totale dei consumi, essendo le eccedenze stoccate o esportate.
Passiamo infine alla composizione delle importazioni di gas (Tav. 3). La quota russa delle importazioni di gas dell’Italia è scesa da oltre il 40 per cento degli anni precedenti il 2022 (più di 30 miliardi di metri cubi l’anno) a meno del 5 per cento nel 2023 (2,9 miliardi). Questo calo è stato compensato da un aumento delle importazioni tramite gasdotto da Algeria (con un aumento della quota di 8,3 punti percentuali), Nord Europa (+7,7 punti percentuali) e Azerbaigian (+6,3 punti percentuali).[4] L’aumento maggiore è però stato nella quota del gas naturale liquefatto (GNL), cresciuta di 13,4 punti percentuali rispetto al 2021.
I principali Paesi da cui importiamo il GNL sono il Qatar, gli Stati Uniti e l’Algeria (Tav. 4). Tenendo conto del GNL, l’Algeria ora rappresenta di gran lunga il maggior fornitore di gas naturale per l’Italia: la sua quota (41 per cento dei consumi nel 2023) è simile a quella che aveva la Russia prima del 2022. La quota delle importazioni dagli Stati Uniti è invece cresciuta rispetto al 2021 di 24 punti percentuali, mentre la quota dal Qatar è crollata (-34 punti percentuali).
In conclusione, l’Italia è riuscita a diminuire di molto la sua dipendenza dalle fonti energetiche russe. Ridurle a zero entro quest’anno sembra un obiettivo raggiungibile. Altri Paesi si sono però mossi più rapidamente. Per esempio, la Germania, che nel 2021 acquistava il 52 per cento delle importazioni di gas da Mosca, ha azzerato le importazioni già nel 2023, anche se in parte questa è stata una scelta obbligata visto il sabotaggio del gasdotto Nord Stream a settembre 2022.[5]
[2] I consumi di queste risorse sono stati calcolati sulla base delle statistiche energetiche rilasciate dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) al seguente link.
[3] I consumi di gas sono negativamente correlati alle temperature, data la rilevanza del gas come fonte di riscaldamento (vedi per gli USA lo studio Short-Term Energy Outlook Supplement: Weather Sensitivity in Natural Gas Markets, EIA, ottobre 2014, pp. 1, 3 e 4).
[4] La quota dell’Azerbaigian era già in crescita prima nel 2021 grazie all’apertura, a fine 2020, del Trans Adriatic Pipeline (TAP).
[5] Per i dati sulle importazioni tedesche di gas vedi il seguente link; i dati sulle importazioni dalla Russia nel 2021 sono invece tratte dal comunicato stampa della medesima Bundesnetzagentur.