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Perderemo le prossime rate del PNRR?

30 aprile 2024

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Perderemo le prossime rate del PNRR?

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Le recenti preoccupazioni inerenti alla ricezione delle prossime rate del PNRR sembrano in parte giustificate dallo stato di avanzamento dei progetti del Piano. Più della metà dei 194,4 miliardi di euro destinati all’Italia sono già stati ricevuti, ma ricevere il resto richiederà completare progetti da qui a metà 2026, compito che sembrerebbe non facile visto che la loro realizzazione sta procedendo lentamente. Questa nota mostra però che gran parte dei progetti da realizzare è collegata all’ultima rata, quella di giugno 2026. Paradossalmente, la mancata realizzazione di quei progetti mette a rischio solo la ricezione dell’ultima rata, di circa 29 miliardi.

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Nelle recenti relazioni sullo stato di avanzamento dei progetti del PNRR redatte dalla Corte dei Conti si evidenzia il ritardo nella realizzazione dei lavori pubblici che ci siamo impegnati a compiere.[1] Il problema è rilevante, non solo per il fatto che i benefici connessi agli investimenti tarderanno ad arrivare, ma anche perché l’erogazione delle successive rate del PNRR dipende dal raggiungimento degli obiettivi che il governo ha in precedenza concordato con l’Unione europea. Quanto è rilevante questo secondo rischio?

Le prossime scadenze

Finora grazie al PNRR sono entrati nelle casse dello Stato italiano 102,5 miliardi di euro, di cui 24,9 di prefinanziamento e il resto in quattro rate, a cui si aggiungono circa 550 milioni inerenti al prefinanziamento del programma REPowerEU.[2] L’ultima rata ricevuta è stata versata dalla Commissione europea il 28 dicembre 2023. L’Italia ha anche inviato la richiesta di pagamento per la quinta rata (relativa ad azioni che dovevano essere realizzate entro il 29 dicembre 2023), la prima delle sei rimanenti (Tav. 1).[3]

Di conseguenza, l’Italia dovrebbe ricevere ancora più di 90 miliardi di euro, quasi la metà dei 194,4 totali previsti dal Piano. A questi corrisponde il raggiungimento di 461 obiettivi e traguardi.

Si stanno però accumulando ritardi nella realizzazione dei progetti concordati, come spesso denunciato dalla Corte dei Conti. Anche le istituzioni europee hanno notato che, sebbene l’Italia stia procedendo con l’implementazione del programma, il rischio che si verifichino dei ritardi nelle prossime scadenze è sempre maggiore, vista la lentezza nella spesa relativa agli obiettivi ancora da raggiungere.[4] Recuperare questi ritardi sembra più difficile per quelli che riguardano la realizzazione di investimenti pubblici, visto che tradizionalmente è per queste azioni che l’amministrazione pubblica italiana è stata in passato particolarmente lenta.

Uno sguardo agli investimenti

La Tav. 2 riporta il numero di progetti e l’ammontare in miliardi degli investimenti ancora da finalizzare per stato di avanzamento e scadenze, considerando, per semplicità, solo quelli che si riferiscono a investimenti in infrastrutture o in ammodernamenti ed efficientamenti delle stesse, quando superiori a 500 milioni. Sono stati quindi tralasciati gli investimenti che riguardavano, per esempio, il potenziamento nell’erogazione di determinati servizi (come il rafforzamento di programmi STEM nelle scuole), i finanziamenti per le maggiori assunzioni del settore pubblico o i semplici sussidi o trasferimenti in denaro erogati a favore di determinate categorie (come il piano di “Transizione 4.0” per potenziare la ricerca in ambito tecnologico o il sostegno per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI).[5]

La tavola evidenzia che, su 91 progetti da finalizzare entro giugno 2026, 65 restano ancora da avviare e uno è in avviamento, per un totale di circa 64 miliardi. Tra questi sono particolarmente rilevanti la realizzazione di 165 km di linee ad alta velocità nel Nord Italia e 119 km nel Sud Italia (per un totale rispettivamente di 8,7 e 3,9 miliardi), la costruzione di infrastrutture per estendere la connessione ultraveloce sul territorio (per 5,3 miliardi) e la creazione di oltre 150 mila nuovi posti negli asili nido (per un totale di 3,2 miliardi).

Il fatto che 8 dei 18 progetti da realizzare nel 2024 non siano ancora stati avviati illustra la difficoltà del compito. Tuttavia, la maggior parte dei progetti elencati nella Tav. 2 ha come scadenza giugno 2026. Si tratta di 49 progetti su 91 e riguardano una spesa di ben 69 miliardi (due terzi del totale delle prossime sei rate). Ciò significa che se, paradossalmente, nessuno di questi progetti fosse realizzato entro la scadenza del giugno 2026, questo metterebbe a rischio solo l’erogazione dell’ultima rata di 28,5 miliardi. Al momento della conclusione dell’accordo del PNRR la Commissione è stata piuttosto generosa nel fissare le scadenze relative.


[2] Il REPowerEU è un piano della Commissione europea che mira a rendere indipendente l’approvvigionamento energetico dell’Unione.

[3] L’erogazione delle rate è successiva alla valutazione, da parte della Commissione Europea, del raggiungimento di specifici “obiettivi” (azioni misurate da risultati quantitativi ottenuti, inclusa la realizzazione di certe opere) e “traguardi” (azioni principalmente relative all’approvazione di provvedimenti) stabiliti per ogni semestre (vedi Regolamento (UE) 2021/241).

[4] Vedi “Italy’s National Recovery and Resilience Plan”, European Parliament, 3 aprile 2024.

[5] Inoltre, non si è tenuto in considerazione l’Ecobonus, in quanto non riguarda investimenti pubblici ma spese private (anche se finanziate tramite risorse pubbliche).

Un articolo di

Carlo Cottarelli, Ilaria Maroccia, Isotta Valpreda

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