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NATO Capability Targets: cosa sono?

09 luglio 2025

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NATO Capability Targets: cosa sono?

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Le politiche della difesa italiane saranno condizionate non solo dagli obiettivi di spesa fissati nel recente vertice dell’Aia, ma anche dalla necessità di raggiungere i Capability Targets (CT), ovvero gli Obiettivi di Capacità assegnati in sede NATO all’Italia. Questi Target sono citati esplicitamente dalla Dichiarazione dell’Aia, ma, per motivi di sicurezza, non sono pubblicati, anche se, probabilmente, sono definiti con un elevato grado di dettaglio in termini di contenuto e di scansione temporale.

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La Dichiarazione pubblicata al termine del vertice NATO dell’Aia del 24-25 giugno 2025 indica che “Entro il 2035, gli alleati stanzieranno almeno il 3,5% del PIL annuo, sulla base della definizione concordata di spesa per la difesa della NATO, per soddisfare i requisiti fondamentali delle risorse di difesa e per soddisfare gli Obiettivi di Capacità della NATO […] La traiettoria e l’equilibrio della spesa nell’ambito di questo piano saranno rivisti nel 2029, alla luce della situazione strategica e degli Obiettivi di Capacità aggiornati.” [1]

Il riferimento a questi Obiettivi di Capacità (NATO Capability Targets, nel seguito CT) non ha ricevuto molta attenzione a livello politico e nei media, nonostante la prominenza che la Dichiarazione sembra dare loro.[2]

Cosa sono questi CT e che ruolo svolgono nella strategia per la difesa? Per capire di cosa si tratta, occorre approfondire il processo da cui essi derivano: il NATO Defence Planning Process (NDPP).

Cosa è l’NDPP?

L’NDPP è il principale processo attraverso cui la NATO individua, sviluppa e garantisce il raggiungimento di requisiti militari necessari per l’Alleanza, assegnando a ciascun Paese membro specifici CT.[3] Questi definiscono il contributo atteso in termini di risorse, mezzi e infrastrutture da mettere a disposizione per la difesa. La NATO supporta gli Alleati nella realizzazione di questi obiettivi e ne monitora periodicamente i progressi.

L’NDPP ha un ciclo di vita di quattro anni, al termine del quale gli obiettivi vengono ridefiniti in base alle mutate priorità strategiche e alle capacità disponibili. Questi obiettivi hanno tre orizzonti temporali: il breve periodo (0-6 anni), il medio periodo (7-19 anni) e il lungo periodo (20+ anni). Questo processo riguarda quattordici aree di pianificazione, per ognuna delle quali sono definiti dei CT: difesa aerea e missilistica; pianificazione dell’aviazione; armamenti; consultazione sulla preparazione civile; comando e controllo; difesa cibernetica; pianificazione delle forze; intelligence; logistica; medicina; deterrenza nucleare; risorse; scienza e tecnologia; standardizzazione e interoperabilità.[4]

L’NDPP ha cinque fasi:

  1. Stabilire orientamento politico: il “Defence Policy and Planning Committee” (DPPC), costituito dai consiglieri per la difesa di tutti i Membri NATO, stabilisce: (i) gli obiettivi generali da raggiungere; (ii) il numero, la scala e la natura delle operazioni che l’Alleanza dovrebbe condurre.
  2. Determinare i requisiti di capacità: sempre a livello NATO, vengono fissati i “Minimum Capability Requirements”, identificati dai due comandi strategici dell’Alleanza: Allied Command Operations (ACO), responsabile della pianificazione e conduzione delle operazioni militari NATO, e Allied Command Transformations (ACT), responsabile della trasformazione, innovazione e sviluppo delle capacità future della NATO. Ad esempio, tra i Minimum Capability Requirements entro il 2031 si trovano l’aumento di divisioni NATO da 24 a 38, e l’aumento di brigate da combattimento da 82 a 131.[5]
  3. Ripartire i requisiti e fissare i CT: i comandi strategici NATO (ACT in testa) identificano i CT (vedi sezione seguente per una definizione più precisa) per ciascun Stato Membro, che vengono assegnati, dicono documenti NATO, in base a un’equa ripartizione dei compiti tra Paesi in base a capacità economiche e militari. Questi Obiettivi sono poi discussi dallo Staff della NATO con i vari Paesi. Il risultato di queste discussioni viene poi trasmesso al “North Atlantic Council” per l’approvazione da parte dei ministri della Difesa dell’Alleanza.
  4. Facilitare l’implementazione: la NATO assiste gli Stati Membri nel raggiungimento degli Obiettivi, con assistenza tecnica e linee guida, per affrontare le carenze di capacità (“Capability shortfalls”).
  5. Revisione dei risultati: lo Staff della NATO verifica che ogni Paese rispetti l’allineamento politico e il raggiungimento dei CT. Ogni due anni, inoltre, gli Alleati compilano il “Defence Planning Capability Survey” che raccoglie informazioni su strategie, capacità militari (e non militari), e stato di attuazione dei CT. I dati vengono esaminati dal “Defence Planning Capability Committee”, che redige il NATO Capability Report, poi approvato dal North Atlantic Council. Tuttavia, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, non vi sono sanzioni esplicite.

Cosa sono esattamente i Capability Targets?

Visto il grado di confidenzialità necessario in quest’area, i CT di ogni Paese non sono pubblicati, il che rende difficile capirne la precisa natura. Si tratta di obiettivi specifici (per esempio, avere in dotazione un certo numero di carri da combattimento di un certo tipo) o di obiettivi più generici? La NATO definisce i CT come relativi alla “capacità di generare un effetto attraverso l’impiego di un insieme integrato di fattori classificati come dottrina, organizzazione, addestramento, materiale, sviluppo della leadership, personale, strutture e interoperabilità”, il che non chiarisce molto.[6] Nella sostanza, visto il contesto in cui sono definiti, i CT sono certamente interpretabili come le capacità militari necessarie per contribuire alla difesa collettiva dell’Alleanza. Tuttavia, quello che non è chiaro è il grado di dettaglio a cui sono specificati.

Ciò detto, informazioni ricevute informalmente suggeriscono che i capability targets siano caratterizzati da un elevato livello di dettaglio, sia nei contenuti che nella scansione temporale, pur con margini di flessibilità. È infatti esplicitamente indicato nei documenti NATO che gli obiettivi sono definiti in modo sufficientemente flessibile “per consentire soluzioni innovative da sviluppare piuttosto che rimpiazzare necessariamente “cose simili con cose simili” (like with like).”

L’Italia e i Capability Targets

Come tutti i Paesi membri, anche l’Italia partecipa all’NDPP, compreso attraverso la definizione dei propri CT.

Anche in questo caso, le informazioni sono limitate per motivi di sicurezza. Sappiamo però che nel novembre 2023, il Ministero della Difesa ha incontrato rappresentanti NATO per coordinare l’NDPP con i piani nazionali di sviluppo. Nel febbraio 2024, è stata poi pubblicata la nuova Direttiva Generale del Ministero della Difesa, che definisce le priorità politiche italiane: “Operatività ed impiego dello strumento militare”, “Ammodernamento dello strumento” (in cui vi è menzione specifica del ripianamento dei gap capacitivi tenendo conto anche delle “carenze capacitive evidenziate nei NATO Capability Targets”), e revisione della governance e dell’organizzazione.[7]

Queste priorità hanno probabilmente guidato la posizione italiana nel successivo incontro tra il Ministero della Difesa e la NATO (dicembre 2024 a Roma), dove sembra sia stato concordato il pacchetto di capacità da fornire all’Alleanza. Tale pacchetto è stato poi approvato ufficialmente nella riunione dei Ministri della Difesa NATO a Bruxelles (giugno 2025). [8]

 


[2] La rilevanza dei CT è confermata dalla posizione del governo spagnolo che, per spiegare perché non intende spendere il 3,5% del Pil per la difesa, ha sostenuto di poter comunque soddisfare il raggiungimento dei propri CT. Vedi “Nato, Sanchez, and the mystery of the Spanish quota: 2.1 or 3.5 per cent”, Il Sole 24 Ore, 24 giugno 2025.

[3] Questo processo è stato definito durante il vertice NATO di Lisbona, nel 2010, dove gli Stati Membri si sono accordati per rafforzare lo sviluppo strategico dell’Alleanza.

[4] Vedi NATO Defence Planning Process, aggiornato il 16 aprile 2025.

[5] Vedi Nato fordert 49 weitere Kampftruppen-Brigaden (la NATO chiede altre 49 brigate da combattimento), WELT, 10 giugno 2024.

[6] Vedi NATO’s role in capability development, NATO, aggiornato il 26 giugno 2025

[7] Vedi Direttiva generale Ministero della Difesa, Ministero della Difesa, febbraio 2024.

Un articolo di

Alessandro Valfrè

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