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Le garanzie pubbliche ai prestiti delle imprese restano su valori elevati

02 maggio 2025

Intermedio

Le garanzie pubbliche ai prestiti delle imprese restano su valori elevati

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Il Documento di Finanza Pubblica dello scorso 12 aprile riporta che nel 2024 lo stock di garanzie pubbliche era di 294 miliardi di euro (il 13,4% del Pil): 110 miliardi erano relativi a garanzie concesse in risposta a pandemia e crisi energetica; i restanti 184 miliardi erano legati a contesti non emergenziali. Le garanzie concesse negli ultimi anni hanno portato lo stock su Pil al massimo storico, raggiungendo nel 2021 il 16,5% del Pil secondo Eurostat, contro il 6,15% del 2012, anno della crisi dei debiti sovrani. Nel 2023, il rapporto tra garanzie e Pil era il terzo più alto in UE, mentre nel 2019 era al quattordicesimo posto. L’aumento ha riguardato soprattutto le garanzie standardizzate, passate dall’1% del Pil nel periodo pre-Covid al 10% del 2021-22.

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Le garanzie pubbliche sono strumenti che facilitano l’accesso al credito per le imprese, poiché in caso di insolvenza sarà lo Stato a coprire (parzialmente o totalmente) le perdite della banca.

A fine 2024 lo stock di garanzie pubbliche era di 294 miliardi di euro (13,4% del Pil; vedi link). Trattandosi di garanzie, e quindi di un debito potenziale, questo importo non è parte del debito pubblico, ma, se fosse interamente escusso (cioè se chi gode di una garanzia, ad esempio una banca, chiedesse che questa fosse attivata), il debito aumenterebbe del 10% del Pil. Le garanzie sono aumentate molto negli ultimi anni: nel 2019 erano solo 85,8 miliardi (4,7% del Pil). Dei 294 miliardi, 110 riguardano garanzie emesse in risposta alla crisi pandemica ed energetica e 184 miliardi garanzie non legate a situazioni emergenziali (Tav. 1).

Nel 2024 le escussioni sono state pari a 2,5 miliardi, meno dell’1% dello stock totale di garanzie. Di queste, 1,7 miliardi riguardano il fondo di garanzia per le PMI, 420 milioni riguardano Garanzia Italia e 348 milioni il Fondo di coassicurazione pubblica di SACE (Tav. 2).[1]

Nella classificazione Eurostat le garanzie sono anche distinte tra:[2]

  • Garanzie standard: emesse in numero elevato, solitamente per piccoli importi, sulla base di condizioni identiche (per natura del finanziamento, per la modalità di valutazione del rischio, ecc.);
  • Garanzie one-off (o una tantum): emesse secondo valutazioni svolte caso per caso, generalmente per importi rilevanti e sulla base di accordi contrattuali individuali.

La distinzione è importante perché per le prime, essendo standardizzate, è possibile ottenere una stima delle escussioni future sulla base del numero di escussioni degli anni passati. Le regole statistiche europee richiedono quindi di registrare prudenzialmente nell'indebitamento netto, a partire dall'esercizio in cui le garanzie sono concesse, il valore netto attuale delle escussioni previste. Le garanzie one-off, invece, non consentono di calcolare una stima precisa del rischio associato al prestito, proprio poiché queste non sono emesse nell’ambito di una cornice generale. Le escussioni di quest’ultime vengono quindi rilevate nell’indebitamento netto solo nell’esercizio in cui hanno luogo.

Nel 2023 (ultimo dato per cui è disponibile un confronto), l’Italia era terza tra i Paesi dell’Unione Europea per totale di garanzie pubbliche in percentuale del Pil (al 15,3%),[3] dietro Paesi Bassi (30,4%) e Finlandia (17,9%) (Fig.1). L’Italia era prima per garanzie standardizzate, il cui stock contava per l’8,3% del Pil (il 54% circa dello stock complessivo).

Come detto, l’elevato posizionamento dell’Italia nella classifica riflette il forte aumento degli ultimi anni: nel 2019, infatti, l’Italia era al quattordicesimo posto in classifica, con uno stock di garanzie pubbliche pari al 4,7% del Pil, di cui il 63% garanzie one-off e 37% garanzie standardizzate. Anche se il livello massimo nel rapporto tra garanzie e Pil è stato raggiunto nel 2021, il livello attuale resta più del doppio dei valori registrati durante la crisi dei debiti sovrani (Fig. 2). Gli elevati valori degli ultimi anni sono dovuti prevalentemente all’aumento delle garanzie standardizzate, il cui stock è aumentato fino al 10% del Pil, contro una media dell’1% nel periodo pre-Covid.

Quando torneremo ai valori pre-pandemia? Difficile dirlo perché non si hanno informazioni sulla durata delle garanzie one-off emesse negli ultimi anni. Per le garanzie (tipicamente standardizzate) offerte dal Fondo di Garanzia per le PMI, la durata media era di circa sei anni (per quelle a medio-lungo termine, circa due terzi del totale) e di poco più di un anno per il restante terzo su prestiti a breve termine. La riduzione nelle consistenze di garanzie, però, dipenderà da quante nuove garanzie saranno offerte in futuro. Resta il fatto che, al momento, siamo ancora su livelli record rispetto al passato e rispetto agli altri Paesi dell’Unione.

 


[1] SACE è il gruppo assicurativo partecipato dal Ministero dell’Economia che garantisce i prestiti a sostegno dell’export italiano. Garanzia Italia era lo strumento, introdotto per fronteggiare la crisi Covid e attivo fino a giugno 2022, con cui SACE rilasciava garanzie a imprese e lavoratori autonomi. Il Fondo di coassicurazione pubblica, pure introdotto per fronteggiare la crisi Covid, rafforzava il sostegno all’export fornito da SACE. Vedi il link.

[2] Vedi Eurostat, “Manual on Government Deficit and Debt – Implementation of ESA 2010”, edizione 2022, febbraio 2023.

[3] I dati Eurostat e DFP non coincidono con esattezza, probabilmente per una diversa definizione di cosa costituisce il settore pubblico considerato. Per esempio, il DFP riporta uno stock di garanzie pubbliche al 14,1% del Pil nel 2023, contro il 15,3% di Eurostat. Tuttavia, la tendenza all’aumento nelle due serie rispetto al 2019 è pressoché simile, con aumenti in valore assoluto di 220-240 miliardi.

Un articolo di

Alessio Capacci

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