L’intensità del turismo in Italia è più alta che altrove? A livello nazionale il nostro Paese si colloca al dodicesimo posto su 35 Paesi europei considerati nella classifica dei pernottamenti totali rispetto agli abitanti. Guardando alle singole province, l’Italia sale al settimo posto per percentuale di quelle a più alta intensità di visitatori, anche se rimane su livelli ben inferiori a quelli dei primi in classifica (Croazia, Austria, Grecia e Spagna).
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Il problema dell’overtourism (sovraffollamento turistico) è di nuovo al centro dell’attenzione pubblica.[1] Nelle destinazioni dove i flussi turistici sono più intensi possono emergere problemi per la viabilità e il costo della vita e degli immobili può aumentare. Gli affitti brevi sono spesso indicati come una delle principali cause di tali rincari nelle grandi città, al punto che il disegno di legge di bilancio per il 2026 ne prevedeva una maggiore tassazione, anche se la proposta sembra in parte rientrata. Ma rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia è davvero così sovraffollata di turisti?
Il turismo a livello nazionale
A livello nazionale, la pressione turistica in Italia è solo di poco superiore alla media UE. Per misurare tale pressione occorre considerare sia il numero di arrivi registrati in un anno presso le strutture ricettive (alberghi e altro), sia la durata media dei soggiorni.[2] In proposito:
- Nel 2024 si sono registrati in Italia 2.368 arrivi in strutture ricettive ogni 1.000 abitanti (da parte di viaggiatori italiani e stranieri), più che in Germania (2.213) e della media UE (2.346), ma meno che in Francia (2.645) e in Spagna (3.078, Fig. 1).

- Il nostro rientra tra i Paesi europei con la durata media dei soggiorni nelle strutture turistiche più alta: 3,3 notti, simile al livello della Spagna (3,4) e superiore alla media UE (2,9). Più brevi invece i soggiorni in Francia (2,5) e Germania (2,4, Fig. 2).

Nel complesso, tenendo conto sia del numero di viaggiatori sia della durata media dei soggiorni, l’Italia nel 2024 ha registrato 7.905 notti ogni 1.000 abitanti, un valore superiore alla media UE (6.725) e a quello di Francia (6.684) e Germania (5.268), ma inferiore rispetto alla maggior parte dell’Europa meridionale (14.705 in Grecia, 10.390 in Spagna e 8.278 in Portogallo). Ai primi posti in Europa si collocano l’Islanda (25.548), la Croazia (24.248) e le isole di Malta (20.091) e Cipro (18.533; Fig. 3). L’Italia è al dodicesimo posto in classifica. A livello nazionale, non emerge dunque un’intensità particolarmente elevata del turismo in Italia.

Il turismo a livello locale
Le misure aggregate nazionali possono però non riflettere la distribuzione del turismo all’interno di un Paese e nascondere criticità locali. A parità di turisti, la concentrazione in poche destinazioni può generare sovraffollamento e accentuare la percezione del problema nell’opinione pubblica.
Le differenze tra le diverse aree geografiche all’interno dell’Italia sono marcate. Nel 2023, la provincia autonoma di Bolzano ha registrato 67.460 notti trascorse in alloggi turistici ogni 1.000 abitanti (il valore più elevato in Italia), la provincia di Venezia 45.238 notti e quella di Roma 9.721, contro una media nazionale di 7.905 notti (Tav. 1).[3]
È proprio guardando dentro i confini nazionali di ogni Paese, che emergono le differenze più rilevanti. Come riportato nella Tav. 2, nel 2023 l’Italia era al settimo posto nella classifica per percentuale delle province (o unità amministrative di estensione confrontabile) con intensità elevata di turisti (oltre 16.500 notti ogni 1.000 abitanti, rappresentate nella Fig. 4 dai due colori più scuri). Guidano la classifica Croazia (33%), Austria (29%) e Spagna (27%). In Italia sono sotto alta pressione 14 province, il 13% del totale. Dopo Bolzano e Venezia, le province sotto alta pressione sono Rimini (43.618 notti ogni 1.000 abitanti), Trento (35.306), Aosta (29.760) e le aree marittime di Livorno (28.264) e Grosseto (27.059).


[1] Ceci, M., “Overtourism, un italiano su due accusa il fenomeno”, Sole24Ore, 30 giugno 2025; “La parola del momento? “Overtourism. E Venezia ne è, naturalmente, la capitale mondiale”, Rainews.it, 2018, Speciali.
[2] I dati Eurostat utilizzati nel seguito, riferendosi a registrazioni presso strutture turistiche, comprendono sia soggiorni per motivi turistici sia quelli legati a viaggi di lavoro. I dati Eurostat disponibili non consentono di distinguere lo scopo dei soggiorni effettuati nelle strutture ricettive all’interno dei singoli Paesi. Tuttavia, altri dati Eurostat relativi ai viaggi intrapresi dai residenti dei singoli Paesi suggeriscono che si viaggi soprattutto per motivi turistici. Per esempio, tra il 2022 e il 2024, in media solo l’8,5% dei viaggi e il 5,3% delle notti trascorse dagli italiani sono stati effettuati per motivi di lavoro. Nella media UE, le corrispondenti quote sono del 9,6% e del 6,2%. Vedi i seguenti link per i viaggi e per le notti. Conseguentemente, nel testo si utilizza il termine “turismo” per indicare il totale degli spostamenti, anche se una parte minoritaria riguarda i viaggi di lavoro.
[3] Si noti che le aree di Madrid e Barcellona, pur registrando un numero di notti molto elevato, presentano una pressione pro capite inferiore alla media nazionale per via dell’ampia popolazione residente (nel 2023, 6,8 milioni nell’area di Madrid e 5,8 in quella di Barcellona).