Ambiente e trasporti

La direttiva sulla plastica monouso e le risposte dei paesi UE

01 luglio 2021

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La direttiva sulla plastica monouso e le risposte dei paesi UE

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Dal 3 luglio 2021 entreranno in vigore le disposizioni contenute nella Direttiva UE 2019/904 sulla plastica monouso. Il passaggio a questo nuovo regime era stato deciso già due anni fa, ma la recente pubblicazione delle linee guida correlate alla Direttiva ha catalizzato l’opposizione al provvedimento da parte dell’industria delle bioplastiche e del packaging cartaceo. Conseguentemente la Commissione Europea ha consentito a una momentanea revisione sulle linee guida, descritte in questa nota.

* * *

Già nel 2014 la Commissione Europea aveva incluso le materie plastiche tra i settori prioritari di intervento del primo “Piano d'azione per l'economia circolare”.[1] Da questo primo testo è stata poi elaborata nel 2018 la Strategia sulla plastica nell’economia circolare (la cd. Plastics strategy) che prevede che entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica immessi nel mercato unico dovranno essere riutilizzabili o riciclabili. A questo fine, la Commissione ha introdotto vari provvedimenti, il più importante dei quali è la Direttiva 2019/904, sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. La direttiva impone:

  • Misure per portare alla riduzione del consumo di determinati prodotti di plastica (art.4)
  • restrizioni all’immissione sul mercato di alcuni prodotti (art.5)
  • requisiti di progettazione e marcatura (art. 6/7)
  • target di raccolta differenziata (art.9)

Nello specifico, l’articolo 4 prevede che - per i contenitori per alimenti e le tazze per bevande - gli Stati membri devono adottare misure necessarie a ottenere – nel 2026 - una riduzione “quantificabile” (“measurable quantitative reduction” nel testo inglese, anche questo di non facile interpretazione) dei prodotti di plastica monouso rispetto al livello del 2022. Gli stati membri devono descrivere alla Commissione le misure che intendono adottare entro il 3 luglio 2021. L’articolo 5 impone in divieto di immissione sul mercato, a partire dal 3 luglio 2021, di un’ampia categoria di prodotti in plastica monouso.[2] Gli altri articoli fissano una percentuale minima di materiale riciclato nella fabbricazione di nuovi prodotti e dei target di riciclo per i manufatti in plastica monouso (pari al 77% per il 2025 e al 90% per il 2029).

Un aspetto critico riguarda l’ambito d’applicazione delle disposizioni contenute nella direttiva. Infatti, i divieti di immissione sul mercato – in vigore dal 3 luglio 2021 - si applicherebbero anche sulle cd. bioplastiche, ossia le plastiche ottenute con materiali biodegradabili e compostabili. Inoltre, le linee guida per l’applicazione della direttiva avevano allargato il bando a posate, contenitori e imballaggi di carta plastificata (con una presenza di plastica inferiore al 10% del peso). Nelle scorse settimane, il presidente di Confindustria Bonomi aveva lanciato un appello a rivedere l’ambito di applicazione della direttiva. L’Italia, che detiene circa il 60% del mercato europeo dell’usa e getta, ha una marcata specializzazione nella produzione di packaging cartaceo ed è anche tra i principali produttori di bioplastiche in Europa. Secondo l’ultimo rapporto di Assobioplastiche - Associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili – il fatturato del settore è aumentato nel 2020 del 9,7 per cento (815 milioni) rispetto al 2019. La filiera delle bioplastiche conta 278 aziende e 2775 addetti (+4,8% rispetto al 2019).[3]

Per rispondere alle obiezioni italiane è stato ritirato il divieto di immissione nel mercato di prodotti monouso composti di carta e con una presenza di plastica inferiore al 10%. Per quanto riguarda la plastica compostabile, la Commissione Europea si è formalmente impegnata a considerare il tema nella prima revisione delle linee guida.

La Plastic Tax nell'Unione Europea

Un’ulteriore novità nella legislazione comunitaria riguarda la “plastic tax”, una tassa, pagata dai paesi membri al bilancio dell’UE dal 2021 al 2027, introdotta con la decisione 2020/2053. L’aliquota è uniforme per tutti i paesi e si applica sul peso dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati generati in ciascuno Stato membro. Tale aliquota è pari a 80 centesimi di euro per chilogrammo, lievemente corretta da una riduzione forfettaria annua garantita ad alcuni stati membri.[4]

Il consumo di plastica in Italia è stato di 2346 tonnellate, con un tasso di riciclo del 47,9% (previsioni per il 2021 di CONAI)[5]. Ciò implicherebbe una quota contributiva da versare all’unione europea di circa 850 milioni di euro. Per coprire parzialmente il contributo, l’Italia ha introdotto una tassa sui manufatti in plastica monouso pari a 0,45 euro per ogni di chilogrammo di materia plastica prodotta.[6] La principale differenza tra la tassa europea e italiana sta nella tempistica in cui sorge l’obbligazione tributaria, in quanto la plastic tax italiana si applica sulla produzione dei manufatti in plastica con singolo impiego (MACSI), mentre l’imposta europea grava sugli stati membri in proporzione all’effettivo tasso di riciclo. Inoltre, la plastic tax italiana, diversamente da quella europea, non si applica ai prodotti monouso in plastica biodegradabile e compostabile: quindi,  i prodotti plastica compostabile immessi sul mercato nazionale, qualora non correttamente riciclati, genererebbero un debito d’imposta nei confronti dell’UE in virtù della plastic tax europea (calcolata in base ai rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati in ciascuno Stato membro), ma non graverebbero i produttori italiani ai sensi della plastic tax italiana. L’entrata in vigore della plastic tax italiana, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2021, è stata inizialmente posticipata al 1° luglio 2021 grazie all’ultima legge di bilancio e poi – con il decreto Sostegni bis - al 1° gennaio 2022.

Altri paesi europei hanno introdotto delle forme di tassazione sulla produzione di plastica, al fine di traslare il costo della plastic tax comunitaria dalla fiscalità generale ai produttori. Ad oggi, sei stati membri (Danimarca, Lettonia, Olanda, Slovenia, Svezia, Ungheria) hanno introdotto una tassa sui rifiuti della plastica mentre altri tre stati (Irlanda, Grecia e Spagna), oltre all’Italia, hanno già approvato l’introduzione della plastic tax, posticipandone l’entrata in vigore. Infine, altri dieci stati membri stanno discutendo l’introduzione di simili misure (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Finlandia, Germania, Lituania, Portogallo and Romania).[7] Gli altri stati membri sembrano aver deciso di non coprire il debito d’imposta comunitario con una tassa specifica.

 

 

[1] L'anello mancante - Piano d'azione dell'Unione europea per l'economia circolare https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52015DC0614&from=IT

[2] Tali prodotti comprendono: bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, aste da attaccare a sostegno dei palloncini, contenitori per alimenti in polistirene espanso, ossia recipienti quali scatole con o senza coperchio, contenitori per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

[3]http://www.assobioplastiche.org/assets/documenti/news/news2021/CS_Assobioplastiche_RISULTATI%20DI%20SETTORE_2020.pdf

[4] Per l’Italia, la detrazione è pari a circa 184 milioni di euro.

[5] https://www.conai.org/wp-content/uploads/2021/05/PGP_CONAI_2020_def-1.pdf

[6] I beni interessati dalla nuova imposta sono i cd. MACSI (acronimo di Manufatti con singolo impiego) ovvero piatti, posate e bicchieri monouso in plastica, buste, bottiglie e contenitori in tetrapak, pellicole, cioè quegli oggetti pensati, progettati e venduti per essere usati una sola volta nel loro ciclo di vita). Sono altresì considerati MACSI i prodotti semilavorati, comprese le preforme, realizzati con l'impiego, anche parziale, delle materie plastiche, impiegati nella produzione di MACSI.

[7] La Danimarca, con una tassazione di 1.7 euro al kg, impone le tasse più alte sulla produzione di prodotti di plastica (https://www.acrplus.org/images/pdf_event/Jacques-Hoffenberg_Eco-taxes-on-packaging.pdf).

Un articolo di

Luca Brugnara

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