Mondo

L’assistenza estera USA è a rischio: chi subirebbe di più i tagli?

20 febbraio 2025

Facile

L’assistenza estera USA è a rischio: chi subirebbe di più i tagli?

Condividi su:

Trump sembra intenzionato a ridurre di molto l’assistenza estera degli Stati Uniti, chiudendo USAID, la principale agenzia. Gli Stati Uniti sono il maggior donatore al mondo, anche se donano poco rispetto al loro reddito e la loro assistenza vale il 70% di quella dei Paesi UE. Nel 2024 USAID ha erogato aiuti per 32 miliardi, dei quali 9 in assistenza umanitaria, 9 in sanità e 7 in supporto economico all’Ucraina. A parte quest’ultima, i Paesi beneficiari sono principalmente in Africa sub-sahariana e Medio Oriente e, tra questi, i più colpiti sarebbero Sud Sudan, Somalia, Afghanistan e Siria, dove l’assistenza estera USA supera il 5% del reddito nazionale lordo.

* * *

Nel giorno del suo insediamento Trump, tramite un ordine esecutivo, ha stabilito che “tutti i dipartimenti e le agenzie responsabili dei programmi di assistenza allo sviluppo estero degli Stati Uniti devono sospendere immediatamente nuovi impegni e pagamenti” per un periodo di 90 giorni (le attività di “assistenza umanitaria salvavita” sono state successivamente esentate dallo stop). [1] L’assistenza estera è soprattutto umanitaria e sanitaria, quindi volta a ridurre la povertà e le malattie, ma anche economica, supportando la crescita delle nazioni in via di sviluppo e facilitandone l’ingresso nel commercio mondiale.

La maggior parte dei fondi per l’assistenza estera è gestita dall’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), fondata nel 1961. Pur essendo un’agenzia separata, è soggetta all’autorità e guida politica del Segretario di Stato, il corrispondente del nostro Ministro degli Esteri, che Trump ha nominato amministratore dell’agenzia.[2] La sospensione dei programmi sarebbe dovuta alla “valutazione dell’efficienza e della coerenza con la politica estera”, ma gli uffici sono stati chiusi, il sito oscurato, molti dipendenti sono stati messi in congedo e quelli all’estero (due terzi del totale) dovranno rientrare negli USA.[3] Secondo i media, l’intenzione è di ridurre i dipendenti da 10.000 a 290 e accorpare l’agenzia al Ministero degli Esteri, ma la procedura dovrebbe passare anche dal Congresso.[4] Due giudici hanno però sospeso il congedo e i rientri forzati almeno fino al 21 febbraio, obbligando l’Amministrazione a ripristinare i fondi.[5] Tuttavia, la situazione resta incerta e i fondi sembrano ancora bloccati, con conseguenze immediate per gli oltre 50 Paesi beneficiari.

Quanto e come spende USAID

Nel 2024 gli USA hanno erogato aiuti per 41 miliardi di dollari (0,14% del Pil), dei quali 32 miliardi gestiti da USAID.[6] Dal 2000, i fondi per USAID sono sempre aumentati, fino ai 20 miliardi del 2019, ma con una successiva accelerazione, prima per la lotta al Covid e poi per il supporto economico all’Ucraina, con un massimo di 44 miliardi nel 2023.

Storicamente la spesa maggiore era quella sanitaria (8,6 miliardi nel 2024), ma è stata sorpassata dagli aiuti umanitari (8,7). Di questi, 2,6 miliardi sono stati destinati alla fornitura di cibo in situazioni di emergenza e 5,7 agli aiuti logistici e di altro tipo (Fig. 1). La voce “Governance”, che riguarda l’assistenza sulla gestione di politiche e istituzioni pubbliche, è stata molto alta nel 2024 (7 miliardi).[7] Tuttavia, si tratta di un caso eccezionale, perché 4,2 miliardi sono diretti soltanto all’Ucraina, che ha ricevuto aiuti senza precedenti nella storia dell’assistenza estera globale.

Riguardo l’allocazione geografica degli aiuti (Fig. 2), più di un terzo della spesa (11,4 miliardi) è diretto a Paesi dell’Africa sub-sahariana, nella quale i principali beneficiari di aiuti umanitari sono Etiopia, Somalia e la regione del Sudan, mentre per la sanità svettano Nigeria e Mozambico.

Oltre 8 miliardi vengono spesi nelle “Missioni globali”: si tratta principalmente di finanziamenti al Fondo globale per la lotta all’AIDS, la tubercolosi e la malaria (2,3 miliardi) e all’alleanza GAVI, un programma mondiale di vaccinazione, oltre ai costi amministrativi. Al terzo posto c’è l’Ucraina, grazie alla già citata spesa per la governance. Al quarto posto c’è il Medio Oriente, con contributi più elevati per la Giordania (820 milioni per la governance) e Siria e Yemen (aiuti umanitari in zone di guerra). In Asia gli aiuti umanitari vanno prevalentemente all’Afghanistan (422 milioni), in Sudamerica a Colombia, Haiti e Venezuela.

Tra gli altri dipartimenti e agenzie, la maggior parte dei fondi (5,8 miliardi sugli 8 rimanenti) viene gestita direttamente dal Ministero degli Esteri e destinata a missioni globali contro l’HIV (2,9 miliardi) e obiettivi militari (284 milioni).[8]

Anche se gli USA spendono poco in assistenza estera rispetto al Reddito Nazionale Lordo (RNL), sono di gran lunga il maggior singolo donatore al mondo (Fig. 3).[9] L’assistenza estera degli Stati Uniti è comunque inferiore del 30% a quella dei Paesi UE messi assieme, tra i quali il maggior contributore è la Germania (38 miliardi, circa la metà degli USA). Gli aiuti possono essere bilaterali, ossia diretti specificatamente a un Paese, oppure multilaterali, quindi devoluti a organizzazioni internazionali che poi decidono dove dirigere gli aiuti. Oltre il 90% degli aiuti statunitensi è bilaterale, mentre nei Paesi UE e del G7 la quota è tra il 60 e il 70%.

Quali conseguenze?

Gli aiuti statunitensi superano il 5% del RNL per Sud Sudan, Somalia, Afghanistan, Ucraina e Siria (Fig. 4) e valgono tra il 2% e il 5% per Repubblica Centroafricana, Yemen, Liberia, Mozambico, Malawi e Giordania.[10] Questi Paesi sarebbero anche i più colpiti da un taglio dei fondi: per Sud Sudan e Somalia gli aiuti da USAID sono quasi il 40% degli aiuti totali. In generale, i Paesi dove l’aiuto di USAID è più fondamentale sono soprattutto in Africa sub-sahariana.

Se i fondi diminuissero molto, chi sostituirebbe gli USA? In molti dei Paesi più esposti, il secondo maggior singolo finanziatore è la Germania. Tuttavia, non sappiamo come gli Stati cambieranno le loro politiche di assistenza estera. Aumenterà quella da parte dei Paesi OCSE? Nel 2023 soltanto 5 di questi hanno raggiunto o superato l’obiettivo dello 0,7% del RNL in assistenza estera fissato dalle Nazioni Unite.[11] La Cina nel 2022 ha fornito pochi aiuti, tra i 5 e gli 8 miliardi (0,04% del RNL), ma ha una crescente presenza economica in Africa e potrebbe essere già interessata a coprire il buco lasciato da USAID in Nepal e Colombia.[12]


[2] Vedi Congressional Research Service, “U.S. Agency for International Development: An Overview”, 6 gennaio 2025.

[3] Vedi Y. Joseph, M. Khurana, A. Pasick, “Trump’s Foreign Aid Freeze Has Created Chaos. Here Is What to Know”, New York Times, 9 febbraio 2025.

[4] Vedi Congressional Research Service, “USAID Under the Trump Administration”, 3 febbraio 2025.

[5] Vedi K. Cheney, J. Gerstein, “Judge orders Trump administration to restore funds for foreign aid programs”, Politico, 13 febbraio 2025.

[6] Si tratta di un dato provvisorio, aggiornato al 19 dicembre 2024, che non riguarda l’anno solare ma l’anno fiscale, quindi il periodo dal 1° ottobre 2023 al 30 settembre 2024 (vedi www.foreignassistance.gov). USAID gestisce le risorse, ma l’attuazione pratica dei progetti viene delegata a partner, che l’agenzia supervisiona. Nel 2024, il 41% delle risorse è stato affidato a organizzazioni multilaterali (come la Banca Mondiale o le Nazioni Unite), il 28% a imprese private, il 22% a organizzazioni non governative e il resto a enti di altro tipo.

[7] La voce “Governance” include assistenza riguardo politiche economiche, amministrazione e coordinazione del settore pubblico, supporto alla decentralizzazione del potere, alla democrazia, ai diritti umani e alla libertà d’informazione, lotta alla corruzione.

[8] I finanziamenti alla NATO non rientrano tra gli aiuti esteri.

[9] Il Reddito Nazionale Lordo è il Pil con aggiunti i redditi netti dall’estero, ed è lo standard di riferimento quando si tratta di assistenza estera.

[10] Ad eccezione dell’Ucraina, la spesa in questi Paesi è principalmente umanitaria.

[11] Si tratta di Norvegia, Lussemburgo, Svezia, Germania e Danimarca. Lo 0,7% è soltanto un obiettivo e non è vincolante.

[12] I dati cinesi sono poco dettagliati e non comparabili con quelli OCSE, ma uno studio ha stimato gli aiuti seguendo la metodologia OCSE (Vedi N. Kitano, Y. Miyabayashi, “China’s foreign aid as a proxy of ODA: preliminary estimate 2001-2022”, Journal of Contemporary East Asia Studies, 12(1), 2023, pp. 264-293. Per l’interesse della Cina vedi R. Gramer, E. Bazail-Eimil, P. Kine, “As USAID retreats, China pounces”, Politico, 10 febbraio 2025.

Un articolo di

Gianmaria Olmastroni

Condividi su:

Newsletter

Vuoi essere aggiornato
sui temi più importanti
di economia e conti pubblici?