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Il nuovo “Bonus Cultura”

18 novembre 2025

Facile

Il nuovo “Bonus Cultura”

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L’articolo 108 del disegno di Legge di Bilancio 2026 definisce le caratteristiche dell’ultima versione del “Bonus Cultura”. Questa nota ne ricostruisce l’evoluzione, dalla 18app del 2016 alla nuova Carta elettronica “Valore”. Quest’ultima attribuisce a chi si diploma entro i 19 anni una somma, definita annualmente per decreto, da utilizzare per l’acquisto di prodotti culturali (libri, biglietti per spettacoli, ecc.). Con la Carta Valore si torna a un approccio quasi universalistico, senza più i vincoli introdotti nei primi due anni del Governo Meloni in termini di reddito familiare e di performance scolastica. Sul lato positivo, viene introdotto un monitoraggio semestrale dell’andamento del programma. Per la carta Valore è previsto uno stanziamento di 180 milioni di euro. Dal 2016 gli importi stanziati per questo programma si sono dimezzati al netto dell’inflazione.

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L’articolo 108 del disegno di Legge di Bilancio 2026, nel capo dedicato alle misure per la cultura, introduce la nuova carta elettronica “Valore”, che dal 2027 sostituirà le carte della cultura “Giovani” e del “Merito”. La Carta attribuisce ai neodiplomati una somma per l'acquisto di prodotti culturali: libri, abbonamenti a giornali (anche digitali), musica, cinema, teatro, musei, corsi e altro. L’assegnazione avviene l’anno successivo al diploma di scuola superiore, purché conseguito entro i diciannove anni. L’importo stanziato è di 180 milioni di euro annui, mentre il beneficio pro-capite sarà fissato ogni anno con decreto del Ministro della Cultura, in base al monitoraggio semestrale previsto e alle risorse disponibili. Non è escluso che l’importo venga differenziato per beneficiario (es. maggiorazioni per merito o per bisogno) o con quote per sottocategorie (es. quote minime per libri/musei/concerti), visto che l’art. 8 parla della fissazione di “importi”.[1]

Un confronto tra i “Bonus Cultura”

Il primo Bonus Cultura venne introdotto con la Legge di Bilancio per il 2016, in forma di carta elettronica da 500€ per i neo-diciottenni, per l’acquisto di prodotti culturali tramite l’applicazione “18app” (Tav. 1).[2] L’obiettivo era ampliare l’accesso dei giovani alla cultura e sostenere la domanda in questi settori. Il bonus era fruibile da tutti i diciottenni, indipendentemente dal reddito familiare, per uno stanziamento di 290 milioni di euro.[3] La misura venne prorogata per il 2017 con risorse analoghe e riconfermata dal Governo Gentiloni per il 2018. Lo stanziamento si è poi ridotto, oscillando tra 220 e 240 milioni dal Governo Conte I al primo anno del Governo Meloni, mantenendo l’importo fisso di 500 euro, a eccezione del 2020 (300 euro). In questi anni, la spesa effettiva è stata inferiore agli stanziamenti, poiché una quota dei diciottenni non ha richiesto né utilizzato la carta (Tav. 1, ultima colonna).

Nel 2024 il Governo Meloni ha sostituito 18app con due strumenti: la “Carta della Cultura Giovani”, per neo-diciottenni in famiglie con un ISEE inferiore a 35.000€, e la “Carta del Merito”, per chi consegue la maturità con il massimo dei voti entro i 19 anni, entrambi di 500€ ciascuno e cumulabili, finanziati da uno stanziamento di 190 milioni.[4] Nel 2025 lo stanziamento è rimasto invariato rispetto al 2024. Con la Carta “Valore”, operativa dal 2026, lo stanziamento si riduce ulteriormente (a 180 milioni) e vengono rimossi i vincoli legati al reddito e al merito scolastico, salvo l’esclusione per chi consegue il diploma in ritardo. Come già indicato, gli importi individuali devono ancora essere definiti. Tuttavia, il bonus individuale può essere stimato. Partendo dai 180 milioni stanziati e utilizzando i dati sugli studenti iscritti all’ultimo anno delle superiori (circa 515 mila), corretti per il tasso di conseguimento del diploma (97-99%) e per la quota media di effettivi utilizzatori del bonus (70%), il valore pro capite stimato del beneficio risulterebbe di 500€, in linea con gli anni precedenti.[5]

Nonostante ciò, considerando gli effetti dell’inflazione tra il 2016 e il 2026, gli stanziamenti si sono ridotti del 50%, mentre il bonus individuale è sceso di circa il 20% (Figura 1).

La valutazione del Bonus Cultura

Finora, le diverse forme del Bonus Cultura non sono mai state sottoposte a una valutazione d’impatto.

In proposito, una rilevante novità è l’introduzione di un sistema di monitoraggio e di valutazione della spesa.[6] Ogni sei mesi, il Ministero della Cultura dovrà monitorare l’andamento della Carta Valore e trasmettere i relativi risultati alla Ragioneria generale dello Stato. Questo, nel contesto dell’introduzione, nell’art. 130 della Legge di Bilancio, di un generale obbligo per ogni ministero di presentare la valutazione e l’analisi di almeno una politica di competenza, che, per il Ministero della Cultura, potrebbe coincidere con il programma “Carta Valore”.[7]

Su quali questioni dovrebbe focalizzarsi il monitoraggio? I bonus sono tipicamente trasferimenti monetari vincolati che stimolano consumi ritenuti socialmente desiderabili. Nel caso del Bonus Cultura, in linea di principio, è auspicabile che ogni giovane consumi almeno un certo livello di prodotti culturali, con lo scopo parallelo di sostenere settori che potrebbero necessitare di un maggiore supporto statale per le loro caratteristiche idiosincratiche (vedi, ad esempio, la “malattia dei costi” delle arti dal vivo).[8] Alla base della spesa per la cultura vi è l’idea che questa sia un bene “meritorio”, ritenuto necessario per le sue esternalità positive sul capitale umano, sulla partecipazione civica e sulla coesione sociale. Ciò detto, si potrebbe obiettare che non tutto ciò che viene rappresentato in un teatro, proiettato su uno schermo cinematografico, o stampato su un libro debba essere considerato culturalmente valido.

In ogni caso, finora non è stata effettuata alcuna valutazione dei risultati del Bonus Cultura e, in generale, le informazioni fornite dai governi passati sono vaghe e limitate. Sappiamo che dal 2016 oltre due milioni di diciottenni hanno usato 18app, per una spesa complessiva che, fino al 2022, supera il miliardo di euro, arrivando a circa un miliardo e mezzo ad oggi.[9] Si stima che la quota di lettori diciottenni sia passata dal 48% nel 2016 al 57% nel 2020, e che il mercato editoriale abbia registrato una crescita delle vendite di libri dal 2017 (+2,2%) fino al boom del 2021 (+14,7%). Inoltre, la cancellazione del bonus nel 2024 è coincisa con una perdita stimata di 62,7 milioni di euro nel settore librario.[10] Tuttavia, il legame tra questi sviluppi e il Bonus Cultura resta da verificare: fenomeni paralleli, come l’innovazione digitale (ebook, streaming), le politiche pubbliche di settore (riforma Franceschini, domeniche gratuite) e le riprese anomale post-pandemia, potrebbero essere almeno concause.

In generale, persistono alcuni nodi irrisolti che il monitoraggio ministeriale dovrebbe chiarire. In particolare:

  • Come per tutti i bonus, sorge una questione: è possibile che il beneficiario utilizzi il Bonus Cultura per acquisti che avrebbe comunque effettuato? Ossia, qual è la quota di consumi culturali aggiuntivi indotti dal bonus rispetto al controfattuale senza bonus? La questione è particolarmente rilevante in relazione all’assenza di un criterio di reddito per l’accesso alla misura.
  • Relativamente al targeting e al tasso di partecipazione: chi ha utilizzato il bonus in passato? Giovani da famiglie benestanti che avrebbero comunque avuto accesso a prodotti culturali? E perché molti giovani in passato non hanno utilizzato il bonus? Esistevano barriere di accesso?
  • Non è mai stata pubblicata un’analisi degli acquisti. Quali categorie di libri o biglietti sono state acquistate? Quali esercenti ne hanno beneficiato maggiormente e attraverso quali canali?
  • Infine, com’è possibile ridurre l’incidenza delle frodi? Per il Bonus Cultura sono state segnalate frodi per 17,2 milioni, dovute a schemi ricorrenti di cessione del bonus dietro restituzione in contanti, diventati comuni tramite catene di passaparola tra coetanei ed esercenti compiacenti, di furto dell’identità SPID e di fatture gonfiate o di operazioni inesistenti. Il tutto per emettere fatture fittizie, giustificate da vendite mai avvenute di beni formalmente compatibili con il bonus, ma in realtà compensate dalla cessione di prodotti non ammessi.

 


[2] Altri Paesi hanno poi seguito l’esempio italiano, come la Francia (Pass Culture da 300€), la Spagna (Bono Cultural Joven da 400€)[2] e la Germania (KulturPass da 200€).

[6] Vedi Art. 108, comma 5 e Art. 130 al link Disegno di Legge 2026.

[7] In relazione al monitoraggio, va chiarita una questione riguardante il primo anno della Carta Valore. La prima erogazione sarà effettuata nel 2027 per i diplomati (idonei) nel 2026, sulla base del decreto da emanare entro il 30 settembre 2026, che ne fisserà i termini. L’attuale versione del disegno di legge implica che il decreto debba tener conto dell’esito del monitoraggio, il che, ovviamente, non può accadere per il primo decreto, poiché la nuova Carta non sarà ancora operativa. È probabile che la questione venga chiarita con un emendamento parlamentare.

[8] Baumol, W. J., and W. G. Bowen. "On the Performing Arts: The Anatomy of Their Economic Problems." The American Economic Review, vol. 55, no. 1/2, 1965, pp. 495-502.

[10] Dati dell’AIE (Associazione Italiana Editori).

Un articolo di

Valerio Ferraro

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