Pubblica amministrazione

Il coronavirus non ha rallentato i pagamenti della PA

23 luglio 2021

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Il coronavirus non ha rallentato i pagamenti della PA

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La crisi sanitaria non ha fermato il trend positivo in atto nei tempi di pagamento della PA, come segnalano una pluralità di fonti. Secondo i dati MEF il tempo medio di pagamento nel 2020 è stato di 45 giorni, con un anticipo medio di 3 giorni sulla scadenza delle fatture. Miglioramenti significativi si osservano anche per quanto riguarda la quota di fatture e di importi pagati entro i termini. Fra le amministrazioni, si distinguono positivamente gli Enti del SSN e le Regioni. Il risultato italiano è tanto più degno di nota tenendo conto che, come ci dicono i dati Intrum, il contesto europeo è stato invece di drastico peggioramento.

* * *

La normativa sui tempi di pagamento

La Direttiva UE 7/2011 (recepita con decreto legislativo n. 192 del 2012) prescrive il pagamento delle fatture commerciali da parte della PA entro 30 giorni. Pagamenti sopra i 30 giorni sono permessi:

•   per i pagamenti del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), per le quali il termine è di 60 giorni;

•   per le PA che svolgono attività commerciali e che sono soggette a obblighi di trasparenza, per le quali il limite può essere fino a 60 giorni;

•   in tutti i casi in cui una scadenza più lunga sia giustificata dalla natura della prestazione e accordata dalle parti, nel limite massimo di 60 giorni.

Alla luce di ciò è quindi teoricamente possibile che un tempo di pagamento medio da parte della PA superiore ai 30 giorni risulti in linea con la normativa nazionale ed europea. In passato però i tempi di pagamento italiani eccedevano quanto consentito da queste regole e il 28 gennaio 2020 l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia UE per inadempimento degli obblighi derivanti dalla sopra citata Direttiva, per infrazioni relative al periodo tra settembre 2014 e dicembre 2016.[1]

I dati del MEF

Il MEF ha recentemente pubblicato i dati sui pagamenti della PA nel 2020. I risultati sono generalmente positivi e suggeriscono che la crisi sanitaria non abbia influenzato negativamente il processo di generale miglioramento nella performance di pagamento della PA.

Il tempo medio di pagamento nel 2020 è stato di 45 giorni, in calo rispetto ai 48 del 2019.[2] Addirittura nel 2020 la PA ha pagato in media con ben 3 giorni di anticipo sulla scadenza delle fatture, superando il precedente record del 2019 che vedeva la PA pagare con un giorno di ritardo. I dati mostrano un netto miglioramento della performance nell’ultimo quinquennio: il tempo medio di pagamento era infatti pari a 74 giorni nel 2015, mentre il ritardo medio nello stesso anno era pari a 27 giorni (Figura 1).

 

I settori della PA che hanno registrato le performance migliori sono gli Enti del SSN e le Regioni e Province autonome. Tali comparti hanno infatti registrato sia il miglioramento più ampio nel triennio 2018-2020 rispetto al ritardo nei pagamenti (-12 e -10 giorni rispettivamente), sia il valore assoluto più basso nel 2020 (pagano infatti in anticipo rispettivamente di 15 e 10 giorni). Per questi enti i tempi medi di pagamento passano invece rispettivamente dai 57 e 41 giorni del 2018 a 45 e 31 giorni del 2020.

È aumentata anche la quota di fatture pagate entro i termini (+9,2 per cento rispetto al 2018; Figura 2), mentre il volume dei pagamenti pagato entro i termini è cresciuto dal 65 per cento nel 2018 al 75 per cento nel 2020.

 

Anche nel caso delle fatture e degli importi pagati nei termini, gli ambiti della PA che registrano le performance migliori, sia in termini di valore assoluto che di variazione nell’ultimo triennio, sono gli Enti del SSN e le Regioni e Province Autonome.

Resta il fatto che una quota elevata delle pubbliche amministrazioni paghi ancora in ritardo. Il 34 per cento circa delle amministrazioni presentava nel 2020 un tempo di pagamento medio superiore ai 30 giorni, percentuale in aumento rispetto al 2019. In leggera diminuzione rispetto al 2019, ma ancora alta, la quota di enti completamente inadempienti rispetto alle fatture maturate nel corso dell’anno, con il dato che scende al 19 per cento, rispetto al 19,5 del 2019.

Le altre fonti di dati

Altre fonti di dati, non perfettamente comparabili con il MEF a causa delle diverse metodologie di rilevamento, confermano che la crisi pandemica non ha interrotto il trend virtuoso in atto sui tempi di pagamento.[3] I dati di Intrum, società europea di gestione e recupero crediti, mostrano infatti una riduzione di 7 giorni nei tempi di pagamento dal 2019 al 2020, che porta il dato italiano a 60 giorni (Figura 3).[4],[5]

Ma il risultato più sorprendente dei dati Intrum per il 2020 è come la performance italiana sia riuscita a registrare un andamento positivo in un contesto europeo di drastico peggioramento. Ad esempio, mentre la performance generale dell’UE è peggiorata in termini di giorni di circa il 62 per cento, sono stati raggiunti picchi di peggioramento attorno al 200 per cento (in Germania). Il risultato dell’Italia quindi appare tanto più importante alla luce delle condizioni sfavorevoli di contesto, che hanno severamente danneggiato la prestazione di altri paesi.

 

Un’altra fonte di dati per misurare la performance di pagamento della PA, anche se esclusivamente in ambito sanitario, sono i dati di Confindustria Dispositivi Medici.[6] Anche da qui emerge il miglioramento dei tempi di pagamento nel 2020, proseguendo la tendenza in atto dal 2012 (Figura 4).[7]


[1] Si veda sul punto: https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-debiti-commerciali-delle-pubbliche-amministrazioni-gli-sforzi-per-ridurre

[2] Il MEF riporta il tempo medio di pagamento ponderato, cioè la media del numero di giorni impiegati per il pagamento pesato per l’ammontare di ogni singola fattura.

[3] Il Ministero raccoglie i dati tramite la Piattaforma dei Crediti Commerciali, nella quale confluiscono i dati delle amministrazioni registrate alla piattaforma, mentre i dati raccolti da Intrum sono il risultato di un’indagine campionaria presso le imprese. I dati di Confindustria Dispositivi Medici sono invece riferiti alle sole strutture sanitarie pubbliche.

[4] Si veda Intrum (2020), European Payment Report 2020, 22esima edizione, disponibile al link: https://www.intrum.com/media/8918/european-payment-report-2020_final.pdf.  Un’analisi dei dati Intrum precedenti al 2020 è presente anche in una precedente nota dell’Osservatorio CPI: https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-i-debiti-commerciali-della-pa-e-i-ritardi-nei-pagamenti.

[5] I dati Intrum per il 2021 mostrano invece come vi sia stata un’interruzione nel processo di miglioramento dei tempi di pagamento per l’Italia, con un rallentamento di 4 giorni rispetto al 2020.

[6] Precedentemente denominata Assobiomedica.

[7] L’acronimo DSO utilizzato nei dati di Confindustria Dispositivi medici indica i Days Sales Outstanding, evidenziando il numero di giorni medi impiegati da un'azienda per incassare il credito dopo la vendita. Per ulteriori informazioni si veda: https://www.confindustriadm.it/tempi-di-pagamento/. Nel grafico la dicitura DSO MAX indica il tempo di pagamento più alto osservato di anno in anno fra le Regioni italiane, DSO MIN quello più basso. I dati preliminari disponibili per il 2021 sembrano evidenziare una prosecuzione del trend positivo anche per l’anno in corso.

Un articolo di

Francesco Tucci

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