Al Consiglio Europeo del 20 e 21 ottobre, si è raggiunto un accordo politico preliminare sulla maggior parte delle proposte in discussione e si è dato mandato urgente alla Commissione Europea di procedere con soluzioni operative. Ma le questioni aperte sono ancora molte. Più che di un accordo sugli interventi, si può parlare della volontà comune da parte degli stati membri di impegnarsi a discuterne ancora. Quelle del Consiglio Europeo sono infatti indicazioni che rimandano il problema ai ministri dell’energia che dovranno intavolare un difficile negoziato tecnico per poi adottare le nuove proposte.
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In una nostra precedente nota abbiamo delineato i temi cardine su cui si basava la nuova proposta della Commissione Europea per calmierare i prezzi del gas e per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento per gli inverni a venire.[1] Il 20 e il 21 ottobre si è riunito il Consiglio Europeo per trovare un accordo politico, ancor prima che tecnico, sui temi proposti. In questa nota si riportano i principali risultati della riunione ufficiale del Consiglio Europeo.
Le conclusioni del Consiglio Europeo
La Commissione ha ricevuto dal Consiglio Europeo un’approvazione preliminare di massima delle proposte presentate la settimana scorsa in materia di energia (da assoggettare però ad una nuova valutazione dei loro possibili effetti) e il conferimento del mandato ‘’urgente’’ di procedere all’elaborazione dei dettagli tecnici per l’implementazione di alcuni interventi. Questi dettagli, alcuni dei quali molto rilevanti, verranno esaminati nuovamente dai ministri dell'energia che dovranno intavolare un difficile negoziato tecnico per poi adottare le nuove proposte. In particolare, tra i risultati più rilevanti della riunione:
- Viene confermata la volontà di costruire una piattaforma comune per negoziare gli acquisti di gas a livello UE (invece che da parte dei singoli stati membri) tramite il conferimento di un mandato ad un fornitore di servizi scelto dalla Commissione. L’adesione è parzialmente volontaria dal momento che c’è il target obbligatorio del 15 per cento dell’obiettivo di riempimento degli stoccaggi sotterranei di gas previsto per novembre 2023 (ovvero il 90 per cento della capacità massima). Inoltre, parallelamente alla piattaforma di acquisto congiunto, vi è l’invito ad accelerare i negoziati per creare un consorzio di società private affidabili del settore energetico al fine di ottenere prezzi più vantaggiosi sul mercato sfruttando il peso collettivo dell’UE;
- Si è trovato l’accordo sull’opportunità di creare entro marzo 2023 un nuovo indice complementare al prezzo del gas TTF per il gas liquefatto (GNL) importato da altri paesi al di fuori della Russia, per riflettere in maniera più accurata le condizioni del mercato del gas. Nel frattempo, vi sarebbe l’intenzione di introdurre un meccanismo temporaneo di correzione nel mercato del gas nella forma di un corridoio dinamico del TTF per limitare episodi di prezzi eccessivi. Vengono però specificate alcune condizioni che il corridoio dinamico dovrà rispettare: a) dovrà specificare un limite inferiore e superiore variabili; b) non dovrà creare distorsioni eccessive per gli scambi over the counter (OTC); c) non dovrà mettere a rischio gli approvvigionamenti di gas; d) non dovrà alterare gli obiettivi già prefissati con altri interventi (ossia non potrà fissare un prezzo inferiore a quello delle fonti rinnovabili, violare il target di riduzione della domanda di gas o il percorso verso la transizione energetica).[2] Queste condizioni servono per scongiurare i timori (soprattutto di Germania e Olanda) che un tetto troppo basso possa indurre i produttori di gas a vendere altrove o faccia venir meno l’incentivo per imprese e famiglie a ridurre i consumi;
- Sull’estensione a livello europeo di un limite al prezzo pagato dalle imprese produttrici di energia elettrica per l’importazione di gas naturale sul modello iberico c’è ancora poca convergenza tra gli stati membri, principalmente per due motivi: i) i costi per il bilancio pubblico, dato che occorre compensare i produttori che sono costretti a pagare un prezzo superiore al tetto ii) la difficoltà di stabilire chi dovrebbe intervenire per le compensazioni e iii) la criticità dell’interconnessione della rete elettrica con partner extra-UE. È stata infatti richiesta alla Commissione una valutazione costi-benefici delle conseguenze dell’adozione di questo meccanismo, soprattutto per quanto riguarda i flussi di elettricità sussidiata verso i paesi vicini extra UE e il peso economico per i conti pubblici dei diversi paesi membri per compensare la differenza tra i prezzi di mercato e amministrati;
- Il Consiglio europeo ha ribadito la necessità di continuare lo sforzo per ridurre i consumi di energia non essenziali durante questo inverno (come previsto dal Regolamento Europeo n. 11568/22), in vista delle possibili difficoltà che potrebbero subentrare il prossimo inverno;
- I 27 leader europei si sono inoltre dichiarati disponibili ad adottare misure di solidarietà energetica nel caso in cui alcuni paesi dovessero avere problemi con le forniture, anche in assenza di accordi bilaterali.
Tante questioni ancora aperte
Malgrado la genericità delle conclusioni del Consiglio Europeo, si è registrata la diminuzione del prezzo del gas sul mercato TTF che ha chiuso a 113,5 euro/MWh (rispetto al picco di 340 euro/MWh il 26 agosto) e che lunedì 24 ottobre è andato addirittura al di sotto dei 100 euro/MWh. La consistente riduzione (10 per cento) del prezzo del gas nelle ore immediatamente successive al Consiglio potrebbe essere dovuta all’annuncio di una intesa di massima tra gli stati membri. In particolare, potrebbe avere avuto un effetto positivo la proposta di corridoio di un prezzo dinamico e temporaneo sulle transazioni di gas naturale, dopo mesi di rinvii e trattative.[3] Tuttavia, la causa principale del calo sul prezzo del gas sembra da ricondurre al raggiungimento delle scorte europee di gas che ha superato il 90 per cento.
Tra le questioni sollevate dalla riunione del Consiglio europeo, la più complessa e interessante per lo sviluppo futuro della crisi energetica a livello comunitario è sicuramente la volontà di “mobilitazione di strumenti rilevanti a livello europeo e nazionale”.[4] Alcuni commentatori hanno letto in questo passaggio l’apertura verso futuri interventi di carattere finanziario a sostegno di imprese e famiglie vulnerabili per evitare il collasso dell’economia europea e per mantenere alto il livello di competitività nell’Unione.[5] Probabilmente, il primo passo potrebbe essere rappresentato dall’utilizzo di 40 miliardi di fondi già stanziati e non spesi nello scorso settennato. D’altra parte, Germania e Paesi Bassi non sono completamente contrari ad un nuovo meccanismo di debito comune sul modello SURE, a patto che i fondi raccolti vengano erogati sotto forma di prestiti e non a fondo perduto. Un intervento di tale impronta potrebbe dare un ulteriore segnale ai mercati della coesione europea e mostrerebbe alla Russia il fallimento dell’operazione di divisione strategica messa in atto nei mesi scorsi.
Sviluppi importanti potrebbe avere anche la proposta di calmierare i prezzi del TTF. Dato che molti contratti, anche con Gazprom, sono indicizzati al TTF, questo sarebbe un modo per contenere il prezzo pagato alla Russia, senza con questo venir meno, almeno formalmente, al rispetto dei contratti in vigore. Va anche detto però che non è ancora chiaro come si possa costruire un calmiere efficace sui prezzi del TTF, senza generare razionamento dell’offerta.
In sostanza, anche se vi è stato un accordo politico preliminare sulla maggior parte delle proposte e si è dato mandato urgente di procedere con soluzioni operative, le questioni aperte sono ancora molte. Più che di un accordo sugli interventi, si può parlare della volontà comune da parte degli stati membri di impegnarsi a discuterne ancora. Quelle del Consiglio Europeo sono infatti indicazioni che rimandano il problema ai ministri dell’energia che dovranno intavolare un difficile negoziato tecnico per poi adottare le nuove proposte. Per il momento quindi i singoli stati membri continueranno ad adottare politiche nazionali nel tentativo di contrastare temporaneamente l’aumento dei prezzi energetici, con inevitabili costi per i conti pubblici.
Difatti, anche se è stata ribadita l’intesa sui temi, nessuna risposta definitiva è arrivata dal Consiglio Affari Energia tenutosi il 25 ottobre e ogni decisione sembra essere rimandata alla prossima riunione dei ministri del settore fissata per il 18 novembre. In particolare, mentre il corridoio dinamico del TTF è già oggetto di una prima proposta di regolamento del Consiglio, sul price cap iberico ci sono ancora tantissime incertezze. Infatti, nel documento non ufficiale (“non paper”) della Commissione fatto circolare prima della riunione del 25 ottobre, vengono sottolineati i problemi legati alla compensazione degli impianti a gas e alla disparità tra gli stati membri. Italia, Germania e Paesi Bassi rischiano di dover sussidiare maggiormente i propri produttori in quanto più dipendenti dal gas naturale, mentre la Francia beneficerebbe dall’importazione di energia prodotta in altri paesi a costo calmierato. Pertanto, il meccanismo di sussidi dovrebbe considerare i benefici netti di ogni paese e legare il contributo di ogni stato membro al vantaggio derivante dall’implementazione di tale misura. Anche l’incentivo per i produttori di esportare l’energia sussidiata verso paesi dove il prezzo all’ingrosso è più alto (Moldavia, Regno Unito e altri partner) rappresenta un rischio ulteriore legato al modello iberico.
Sempre in questo paper, la Commissione propone delle soluzioni per il mercato elettrico per il lungo termine.[6] Sembra che i vertici europei stiano lavorando per riformare il processo di formazione del prezzo sul mercato dell’energia tramite il distacco del prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quelle combustibili (cd. decoupling) al fine di remunerare le energie rinnovabili e le altre tecnologie inframarginali in base al loro vero costo di produzione attraverso contratti per differenza e per mitigare gli effetti di prezzo elevato del gas sul prezzo dell’elettricità.
[1] Per un approfondimento si veda: https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-il-nuovo-pacchetto-di-proposte-europee-per-il-gas.
[2] Si veda: Proposta di Regolamento del Consiglio, art. 23, comma 2, 18.10.2022.
[3] La trattativa sul corridoio dinamico alle transazioni di gas sembrava compromessa, ma è stata superata grazie al duro intervento di M. Draghi. L’ex premier italiano ha accusato l’inattività dei leader europei sulla questione dei prezzi dell’energia che ha provocato danni all’economia e finanziato la guerra di Putin. Per maggiori dettagli si veda: Bloomberg, Draghi Warns That Rifts in the EU Will Be a Victory for Putin, 20.10.2022.
[4] Si vedano le conclusioni del Consiglio Europeo (EUCO 31/22, punto 18, 21.10.22).
[5] Sul punto si veda anche: Tito Boeri e Roberto Perotti, La Repubblica, 24.10.2022.
[6] Questa proposta non dovrebbe entrare in contrasto con la soluzione di breve termine legata al tetto sui ricavi delle imprese inframarginali (180 €/MWh) istituita con il regolamento dello scorso 6 ottobre. La proposta del cap inframarginale, infatti, è stata introdotta come misura temporanea per finanziare le misure di sostegno a famiglie e imprese e ridurre gli extra-profitti delle imprese energetiche.