Dal 2010 al 2024, la durata media dei processi civili conclusi in terzo grado si è ridotta da 8 anni e 2 mesi a 5 anni e 10 mesi. Nonostante il miglioramento, i tempi restano superiori a quelli registrati nei principali Paesi europei. Inoltre, l’obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di ridurre del 40% la durata media entro giugno 2026 rispetto al 2019 appare ancora lontano: se il tasso annuo attuale di riduzione dovesse proseguire anche nel 2025 e nella prima metà del 2026, il calo complessivo si fermerebbe intorno al 25%. Il secondo obiettivo del PNRR di ridurre del 90% entro giugno 2026 i procedimenti pendenti è invece in linea con le previsioni.
* * *
Questa nota aggiorna le informazioni sulla durata dei processi civili e sui procedimenti pendenti alla luce della pubblicazione di nuovi dati da parte della Commissione per l'Efficienza della Giustizia del Consiglio d'Europa (CEPEJ) nel settembre scorso e del Ministero della Giustizia a marzo 2025. Il progresso in queste aree viene valutato anche rispetto agli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che richiedeva di ridurre entro giugno 2026: (i) la durata media dei processi civili e commerciali giunti al terzo grado di giudizio del 40% rispetto al 2019; (ii) e del 90% il numero dei procedimenti pendenti a fine 2022 (limitatamente ai processi avviati dopo il 2016 per i Tribunali e dopo il 2017 per le Corti d’Appello).[1]
L’analisi del CEPEJ dal 2010 al 2022
Il rapporto del CEPEJ, pubblicato ogni due anni, contiene stime sui tempi della giustizia di 44 Paesi. L’ultimo rapporto (del settembre 2024) arriva al 2022.[2] La durata dei processi è misurata dal Disposition time, il rapporto tra lo stock di processi pendenti a fine anno e il flusso dei processi definiti in quell’anno moltiplicato per 365 (per esprimerlo in giorni). I nuovi dati confermano la tendenza di riduzione in corso dal 2010 quando i processi civili che raggiungevano il terzo grado di giudizio duravano in media 2.992 giorni, ossia 8 anni e 2 mesi (Fig. 1). Fino al 2016 nessun progresso significativo era stato registrato, ma da allora il progresso è stato significativo: nel 2022 la durata è scesa a 2.356 giorni, ossia 6 anni e 5 mesi.
Nonostante ciò, anche nel 2022 la durata dei processi in Italia resta significativamente superiore rispetto agli altri principali Paesi europei: in Francia e in Spagna la durata era di 3 anni e 8 mesi, in Germania di 1 anno e 5 mesi.
I dati del ministero fino al 2024
Il Ministero della Giustizia, nel monitorare il progresso rispetto all’obiettivo del PNRR, riporta dati leggermente diversi da quelli del CEPEJ.[3] Le tendenze però sono simili, come riportato nella Fig. 2, dove i dati CEPEJ per il 2023-24 sono stimati in base all’andamento dei dati del Ministero. Secondo il Ministero, la durata dei processi sarebbe scesa al 31/12/2024 a 2.008 giorni (5 anni e 6 mesi); la stima per i dati CEPEJ sarebbe 2.139 giorni (5 anni e 10 mesi), un dato ancora significativamente superiore a quello di Francia, Spagna e Germania.
Nonostante questo progresso l’obiettivo previsto dal PNRR resta lontano. La riduzione da 2.512 giorni nel 2019 a 2.008 giorni nel 2024 equivale al 20,1%, contro il 40% previsto dal PNRR per giugno 2026.[4] Tuttavia, rispetto allo scorso anno, il tasso annuo di riduzione è leggermente aumentato, passando dal -4,27% nel periodo 2019-2023 al -4,42% nel periodo 2019-2024. Se questo ritmo di decrescita dovesse mantenersi costante anche nel 2025 e nella prima metà del 2026, la riduzione cumulata rispetto al 2019 arriverebbe a circa il 25% (1.873 giorni).
Ci sono invece migliori prospettive per il secondo obiettivo fissato in quest’area dal PNRR. La riduzione dei procedimenti pendenti iscritti in Tribunale tra il 2017 e il 2024 è stata del 73,3%, mentre per quelli iscritti in Corte d'Appello tra il 2018 e il 2022 la riduzione è stata del 70,5%. A titolo di confronto, lo scorso anno i cali registrati erano rispettivamente del 50% e del 43,4%. Sebbene l’obiettivo del 90% sia ancora lontano, il progresso compiuto in soli due anni è significativo, soprattutto considerando che restano ancora altri 18 mesi per raggiungere il traguardo.
Le riforme e i target del PNRR raggiunti
In termini di azioni realizzate nel settore della giustizia rispetto allo scorso anno (Tab. 1), a giugno 2024, sono stati raggiunti tre nuovi target: il completamento delle assunzioni (o la proroga dei contratti esistenti) di almeno 10.000 unità di personale e la quasi eliminazione dell'arretrato nelle cause civili pendenti presso i Tribunali e le Corti d’Appello rispetto alla situazione al 31 dicembre 2019: alla fine del 2024, la riduzione è stata pari al 93,2% nei Tribunali e al 99,4% nelle Corti d’Appello (l’obiettivo era del 95%).[5]
Gli ultimi target da raggiungere entro giugno 2026 riguardano:
- la riqualificazione, anche energetica, degli edifici giudiziari per un totale di 289.000 mq: al 28 febbraio 2025 sono già iniziati i lavori per 59 progetti su 61 complessivi relativi alla riqualificazione degli edifici;
- la digitalizzazione di 7,75 milioni di fascicoli giudiziari: al 31 gennaio 2025 risultano digitalizzati 5,8 milioni di fascicoli.
- la realizzazione, in corso, di sistemi di conoscenza all’interno del Data Lake: (i) anonimizzazione sentenze civili e penali; (ii) sistema monitoraggio lavoro uffici giudiziari; (iii) sistema analisi orientamenti giurisprudenziali per ambito civile; (iv) sistema analisi orientamenti giurisprudenziali per ambito penale; (v) sistema di statistiche avanzate su processi civili e penali; (vi) sistema automatizzato identificazione rapporto vittima-autore.
[1] Vedi, per una precedente valutazione, I tempi della giustizia civile si sono ridotti grazie al PNRR?
[2] Vedi Report CEPEJ anno 2024.
[3] Le stime del Disposition Time utilizzate dal Ministero escludono alcuni tipi di processi, per esempio quelli del Giudice di Pace.
[5] Vedi Booklet Unità di Missione PNRR – Giustizia. Relazione sull’attuazione degli interventi. Le altre azione previste dal PNRR realizzate prima del 2024 sono state: i) l’entrata in vigore la legislazione per la riforma del processo civile e del quadro in materia di insolvenza; ii) la riforma delle commissioni tributarie; iii) l’entrata in vigore degli atti delegati per le riforme del procedimento civile e penale e del quadro in materia di insolvenza; iv) l’adozione di tutti i regolamenti al fine di applicare le leggi attuative per le riforme (in particolare, è entrata in vigore la normativa secondaria per la riforma del processo civile e penale, la riforma di digitalizzazione del sistema giudiziario e l’aggiudicazione di tutti i contratti per i lavori di riqualificazione del patrimonio immobiliare); v) la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari; vi) l’entrata in esecuzione del contratto per il Data Lake di giustizia; vii) l’entrata in vigore delle misure volte a ridurre l’arretrato.