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“Eravamo trentaquattro quelli della terza E”: il mito delle classi pollaio in Italia

14 giugno 2024

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“Eravamo trentaquattro quelli della terza E”: il mito delle classi pollaio in Italia

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Contrariamente a quanto si possa pensare, le classi italiane sono tra le meno affollate tra i principali Paesi del mondo. Nel corso degli ultimi decenni, l’aumento del numero di insegnanti da un lato e la riduzione della popolazione studentesca dall’altro ha portato l’Italia a posizionarsi sotto la media OCSE sia per numero di studenti per classe che per numero di studenti per insegnante. L’aumento nel numero degli insegnanti è proseguito anche negli ultimi anni. In quest’ultimo periodo l’aumento è stato particolarmente forte per gli insegnanti di sostegno (+80,5% rispetto all’anno scolastico 2014/2015) e il numero di studenti con disabilità per insegnante di sostegno è sceso ormai sotto la soglia fissata come obiettivo nel 2007. Tuttavia, questa categoria risente della media di contratti precari e di un’insufficiente formazione specifica.

* * *

In passato ci eravamo già occupati del tema del personale educativo in Italia.[1] Questa nota (1) aggiorna le informazioni sul numero degli insegnanti nella scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di I e II grado e (2) analizza l’andamento negli anni del numero delle diverse tipologie di insegnanti.

Il rapporto tra insegnanti e alunni

Il numero di insegnanti è aumentato tendenzialmente nel corso degli ultimi decenni, passando dai 335 mila dell’anno scolastico (a.s.) 1960/1961 ai 944 mila del 2022/2023. L’aumento (+182%) è stato molto superiore a quello del numero degli studenti (+21%, Fig. 1A). In particolare, a partire dalla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo, si sono osservate tre fasi.

  • Nella prima, che comprende gli anni Settanta, gli anni Ottanta e la prima parte degli anni Novanta, il numero degli insegnanti è cresciuto nonostante la riduzione del numero degli studenti dovuta al calo demografico. Di conseguenza il numero di insegnanti ogni 100 studenti è aumentato rapidamente (Fig. 1B).
  • Nella seconda, dalla metà degli anni Novanta all’inizio degli anni Dieci di questo secolo, il numero di insegnanti e studenti resta più o meno costante, stabilizzandone il rapporto, anche se con una leggera flessione negli ultimi anni del periodo.
  • Nella terza, dall’a.s. 2014/2015 a oggi, il numero degli insegnanti è però cresciuto di 155.374 unità, con un corrispondente forte aumento del rapporto tra numero di insegnanti e di studenti. Come vedremo, però, l’aumento non è stato omogeneo per tutte le categorie di insegnanti.

Il confronto internazionale

Il forte aumento del numero degli insegnanti rispetto a quello degli studenti nel corso degli ultimi decenni indica una riduzione tendenziale della dimensione delle nostre classi rispetto agli anni Sessanta. Ma quel è attualmente la dimensione delle nostre classi rispetto a quella degli altri Paesi?

Le classi italiane sono tra le meno affollate rispetto agli altri principali Paesi. Nel 2020/2021 la dimensione media di una classe nella scuola primaria e secondaria di primo grado era, rispettivamente, di 18 e 20 studenti, contro una media OCSE di 21 e 23 studenti (Fig. 2).[2] Il dato italiano è più basso anche rispetto a quello di molti altri Paesi europei come Spagna (pari a 19 e 23 studenti), Germania (21 e 24) e Francia (21 e 25), nonché della media europea (20 e 22), degli Stati Uniti (21 e 22), del Regno Unito (27 e 25) e del Giappone (27 e 32). Il dato italiano è simile a quello di alcuni Paesi nordici come la Finlandia (19 e 19), il cui sistema educativo è spesso ritenuto tra i migliori al mondo, e l’Islanda (19 e 20), ed è migliore del dato svedese (21 e 22).

Anche il numero di studenti per insegnante è relativamente basso (Fig. 3): nell’a.s. 2020/2021 l’Italia aveva 11 studenti per insegnante nella scuola primaria, contro 15 studenti nella media OCSE e 12, 15 e 18 studenti rispettivamente per Spagna, Germania e Francia. Per la scuola secondaria di I grado il dato italiano (sempre 11 studenti) è più basso della media OCSE (13), della media europea (12) e del numero per Francia e Germania (rispettivamente 15 e 13 studenti).

L’aumento degli insegnanti di sostegno

Un persistente problema della scuola italiana è la percentuale elevata e crescente degli insegnanti con un contratto a tempo determinato: nel 2022/2023 era del 24,9%, contro il 14,7% nel 2014/2015 (Tav. 1). L’aumento è però dovuto soprattutto a una crescita molto forte degli insegnanti di sostegno con un contratto a tempo determinato (+191,4% rispetto al 2014/2015). Questo aumento ha portato il numero degli insegnanti di sostegno (la maggior parte dei quali a tempo determinato) a 217.796 unità (23,1% del totale degli insegnanti contro 120.645 unità e 15,3% del totale nel 2014/2015). Il maggior numero di insegnanti di sostegno era impiegato nella scuola primaria (85.533 docenti), seguita dalla scuola secondaria di I grado (53.300 docenti) e da quella di II grado (56.306 docenti).

L’aumento del numero degli insegnanti di sostegno va incontro all’esigenza di seguire più da vicino gli studenti che hanno particolari esigenze: nel 2022/2023 il numero di studenti per insegnanti di sostegno era sceso a 1,6, meglio dell’obiettivo di 2 previsto dalla legge 244/2007.[3] Tuttavia, tale esigenza stride con due fattori caratteristici di questi insegnanti. Primo, come illustrato, la maggior parte di questi insegnanti ha contratti precari: sebbene il dato sia in calo rispetto al 37% del 2019/2020, nel 2022/2023 il 59,6% degli studenti con disabilità aveva cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente, quota che sale al 62,1% nella scuola secondaria di I grado e al 75% nella scuola dell’infanzia. Secondo, molti insegnanti di sostegno non hanno una preparazione specifica, come segnalato ormai da tempo.[4] Secondo l’Istat, infatti, nell’a.s. 2022/2023 il 29,6% di questi insegnanti è stato selezionato tramite liste curricolari.[5] In altre parole, più di 67 mila docenti di sostegno non avrebbero una formazione specifica per esercitare questo tipo di mansione.

A questo si aggiunge una tendenza che, seppure di piccola entità, indica che l’entrata nella scuola come insegnante di sostegno è vista da alcuni come una scorciatoia verso una posizione da insegnante curricolare. Il passaggio da insegnante di sostegno a insegnante curricolare è infatti relativamente più frequente del passaggio in direzione opposta. La Cisl prevede che per l’a.s. 2024/2025 1.721 insegnanti di sostegno si trasferiranno a una posizione da insegnante curricolare (il 67,7% del totale dei trasferimenti), mentre il percorso inverso sarà effettuato da 758 insegnanti curricolari, pari solo al 29,8% del totale dei trasferimenti.[6] Fra l’altro, gli insegnanti di sostegno hanno accesso a un canale specifico per i trasferimenti, che accelera il loro spostamento verso le destinazioni desiderate.


[1] Vedi la nostra precedente nota: “Scuola statale: abbiamo pochi insegnanti o abbiamo insegnanti poco pagati?”, 30 ottobre 2020. I dati della Fig. 1A e 1B pre-anno scolastico 2018/2019 sono ripresi dalla Tav. 1 dell’Appendice di questa nota. I dati successivi vengono invece dal database Istat/MIUR.

[2] Il database dell’OCSE è disponibile al seguente link. Nel database sono presenti i dati solo per la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado; mancano la scuola d’infanzia e la scuola secondaria di II grado.

[3] Il testo della legge 244/2007 è disponibile al seguente link.

[5] Il fenomeno sarebbe particolarmente diffuso al Nord (41,6%) e al Centro (33,5%); meno al Mezzogiorno (15,3%). Per maggiori informazioni si veda il report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità (2022-23)” dell’Istat.

[6] Il 2,4% residuale corrisponde a trasferimenti tra posto curricolare e metodi differenziati. Vedi Prospetto CISL Scuola per l’a.s. 2024/25.

Un articolo di

Rossana Arcano, Alessio Capacci, Carlo Cottarelli

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