Il governo, con la manovra fiscale del 2025, sembra orientato a favorire le famiglie con figli e a mantenere le agevolazioni per alcune categorie di lavoratori, in particolare gli autonomi. Ma cos’è successo ai redditi dichiarati ai fini Irpef a cavallo della pandemia? In base alle informazioni parziali e aggregate forniteci dal Mef su alcune categorie economiche, rappresentative da un lato del lavoro autonomo e dall’altro di un insieme di attività legate al turismo, il quadro è variegato: gli avvocati e i commercialisti hanno registrato un aumento modesto dei redditi tra il 2019 e il 2022. Per altre categorie, quali geometri, ingegneri e impiantisti, l’aumento dei redditi è maggiore ed è stato ragionevolmente guidato dalle agevolazioni per ristrutturazioni edilizie (incluso il Superbonus 110%). Di contro, i settori legati al turismo sono stati i più colpiti dalla pandemia e i redditi modesti dichiarati prima della pandemia sono rimasti in alcuni casi pressoché invariati o addirittura diminuiti nonostante la crescita significativa delle presenze turistiche certificata dall’Istat in questi anni. I valori medi nascondono però una notevole variabilità a livello territoriale, dovuta in parte alle differenze di reddito tra aree diverse del Paese e in parte a possibili fenomeni di sottodichiarazione.
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L’ennesima revisione confusa e parziale dell’Irpef, che si profila alla luce delle prime ipotesi che circolano sulla stampa in merito alla manovra 2025, suggeriscono che la volontà del governo è quella di concentrare l’attenzione al tema della natalità, favorendo le famiglie con figli e mantenendo inalterati i regimi di favore previsti per alcune categorie di lavoratori, in particolare autonomi.[1] In questo quadro, una domanda legittima è quella di capire qualcosa di più dei livelli di reddito dichiarati dagli italiani per diverse categorie di attività economica. L’esercizio non è semplice per mancanza di dati pubblici. A tal fine abbiamo chiesto al Dipartimento delle finanze del Mef una estrazione per alcune categorie di professionisti e attività (identificate da specifici codici ATECO) sui redditi dichiarati per gli anni dal 2019 al 2022.[2] In particolare, il dato corrisponde al reddito medio per anno di imposta (dove i dati del 2022 sono ancora provvisori), derivato dalle dichiarazioni dei redditi riferiti alle sole province capoluogo di regione. Il reddito medio è calcolato considerando tutte le forme giuridiche attraverso cui è svolta l’attività: persone fisiche (forfettari inclusi), società di persone, società di capitali, enti non commerciali. Malgrado le differenti forme giuridiche, aggregate in maniera tale che sia impossibile distinguerne il peso relativo nel settore, i dati offrono alcuni spunti di riflessione interessanti. Ci riferiamo, in particolare, a un gruppo di attività rappresentative del lavoro autonomo e ad attività economiche in qualche modo legate al settore del turismo. Per questi due gruppi, consideriamo dapprima la dinamica del reddito medio sull’intero territorio nazionale e successivamente la distribuzione dei redditi medi provinciali.
La dinamica 2019-2022
La dinamica dei redditi dei redditi tra il 2019 e il 2022 deve necessariamente tener conto della pandemia. Il forte rallentamento dell’economia italiana che si è registrato nel 2020, infatti, si rispecchia anche nell’andamento del reddito complessivo totale dichiarato ai fini Irpef, lievemente crescente nel tempo (eccetto che per un calo dell’1,1% nel 2020).[3] L’effetto della pandemia si è dimostrato però differente tra professioni, settori economici e territori.
La Fig. 1 raggruppa quattro tipiche professioni rappresentative del lavoro autonomo: avvocati, commercialisti, ingegneri e geometri. I redditi di avvocati e commercialisti, ma anche di ingegneri e geometri, sembrano aver resistito particolarmente bene alle conseguenze della pandemia e risultano sempre superiori al reddito medio nazionale. Per gli avvocati il reddito è cresciuto complessivamente del 9% nel quadriennio, giungendo a un reddito medio di 46 mila euro nel 2022.[4] Mentre però gli avvocati avevano subito, in media, una lieve flessione nel 2020 (-4% dal 2019), questa non si riscontra nel caso dei commercialisti, il cui reddito medio è cresciuto complessivamente del 20%, giungendo a 65 mila euro nel 2022.[5]
Anche i redditi di geometri e ingegneri sono stati relativamente poco esposti alla pandemia e hanno goduto degli effetti dell’introduzione delle forti agevolazioni per ristrutturazioni edilizie nella fase post-pandemica (su tutte, il Superbonus 110%). Il reddito medio di queste due categorie, più basso di quello delle precedenti, è cresciuto nel quadriennio di oltre il 50% arrivando rispettivamente a circa 36 e 48 mila euro, nonostante un piccolo calo nel 2020 per i geometri.[6]
Un secondo gruppo di professioni riguarda impiantisti e manutentori (Fig. 2). Rispetto al reddito medio nazionale, quello degli impiantisti è sempre maggiore mentre quello dei manutentori è largamente sovrapponibile. In particolare, le attività relative agli “Impiantisti”, ossia alle istallazioni di vario tipo da parte, per esempio, di elettricisti e idraulici, hanno subito un lieve rallentamento nel 2020 (-6% dall’anno precedente) ma sono andate crescendo negli anni in termini di reddito medio, arrivando nel 2022 a 60 mila euro circa (un amento di ben il 68% dal 2019).[7] Anche in questo caso, presumibilmente, l’andamento è stato influenzato dall’introduzione del Superbonus 110% e comprende, come già per geometri e ingegneri, sia variazioni reali dell’attività che emersione del sommerso. Una dinamica simile si ha poi per le attività di “Manutenzione” di veicoli, che dopo il calo più pronunciato nel 2020 (-22% dal 2019) hanno registrato una rapida ripresa. Nel 2022 l’introito medio totale è di circa 26 mila euro, con una crescita complessiva più contenuta nel quadriennio (+13% dal 2019).[8]
Un ultimo gruppo di attività, di contro, è stato particolarmente esposto alle conseguenze dirette della pandemia e mostrano (con alcune eccezioni) livelli inferiori rispetto al reddito medio. È il caso di servizi come taxi, bar, alberghi, ristoranti e balneari, tutte attività in qualche misura legate al turismo (Fig. 3).
Nel caso dei tassisti, per esempio, questi dichiarano redditi annui inferiori a 15 mila euro nel 2022, in diminuzione dell’1,4% rispetto al 2019.[9] Si tratta di un valore comunque in ripresa rispetto al duro colpo subito nel 2020, quando i redditi dichiarati hanno subito una flessione del 76% dall’anno precedente.
Per le attività di ristorazione e albergazione l’impatto della pandemia è stato in alcuni casi particolarmente evidente. Per esempio, per la categoria “Bar e Pasticcerie” il reddito medio totale nazionale nel 2020 ha subito un grave crollo rispetto all’anno precedente, con un reddito medio di 330 euro, un calo del 98% rispetto al 2019.[10] I redditi dichiarati hanno ripreso ad aumentare nuovamente nel 2021 per poi tornare, nel 2022, a valori quasi in linea con quelli del 2019 e pari a circa 12 mila euro, una diminuzione complessiva del 31%. L’effetto della pandemia si è protratto nel settore della ristorazione in senso stretto, con perdite rilevanti nell’anno d’imposta 2020 (-161% dal 2019) e un piccolo recupero a circa 3.323 euro (media totale nazionale per la categoria) nel 2021. Il reddito torna a salire nel 2022 con un valore totale nazionale medio di 15 mila euro.[11]
Anche gli albergatori hanno risentito gravemente della pandemia di Covid-19, registrando forti perdite nel 2020-2021 (-311% dal 2019 al 2020), anche se di entità minore nel secondo anno.[12] Nel 2022 si registra comunque un recupero, con redditi medi superiori del 37% rispetto a quelli pre-pandemici, del valore di circa 72 mila euro.
Per quanto attiene ai redditi dei balneari – che per ovvi motivi non sono distribuiti per provincia capoluogo di regione ma bensì per località, con un insieme rappresentativo e relativi redditi[13] – a livello nazionale il reddito medio cresce negli anni ma con ammontare medio nazionale dichiarato comunque contenuto, intorno ai 17 mila euro nel 2019, cresciuto a 26 mila nel 2022. Per quanto attiene alla pandemia, si osserva una flessione nel 2020 (-34%) comunque ampiamente recuperata negli anni successivi.
La distribuzione dei redditi
La dinamica del reddito medio a livello nazionale offre una misura di sintesi di una distribuzione che mostra variazioni più o meno ampie tra le diverse categorie. Tenendo conto delle limitazioni derivanti dal considerare esclusivamente le provincie capoluogo di regione e un insieme di forme organizzative variegate, è comunque utile analizzare la distribuzione dei redditi di questi territori e capire come si è evoluta nel tempo.
Per studiare la distribuzione e la sua variazione nel tempo è possibile utilizzare il grafico cosiddetto “a violino”. Su quest’ultimo mettiamo a confronto, per categoria, la distribuzione del reddito nel 2019 (a sinistra) e nel 2022 (a destra). Ogni grafico riporta anche il reddito medio nazionale nel 2022 e il reddito medio di ciascuna categoria.
I redditi degli avvocati e dei commercialisti variano notevolmente sul territorio nazionale, più di quanto accada per i redditi di geometri e ingegneri (Fig. 4). Per avvocati e commercialisti, buona parte della distribuzione è collocata sopra il reddito medio nazionale 2022; questo è vero solo per il 2022 per geometri ed ingegneri. Partendo dagli avvocati, nel 2022, a fronte di un reddito medio totale nazionale di circa 46 mila euro, si sono registrati redditi medi di 119.415 euro in provincia di Milano, seguita da Bolzano con 81.817 euro; valori più bassi, notevolmente inferiori alla media di categoria, si registrano invece per le province di Potenza (23.272 euro), Catanzaro (23.651 euro) e Campobasso (25.769 euro).
Nel caso dei commercialisti la distribuzione raggiunge valori più elevati di quelli degli avvocati e significativamente più elevati del reddito medio nazionale. I redditi medi più alti si registrano nuovamente nelle province di Milano e Bolzano (162.577 e 128.114 euro), mentre i più bassi ancora a Campobasso, Catanzaro e Potenza (30.073, 32.894 e 37.405 euro), contro un valore nazionale per la categoria di circa 65 mila euro nel 2022. Di nuovo la distribuzione è asimmetrica ma è evidente una traslazione verso l’alto nel corso del periodo considerato.
Le categorie di ingegneri e geometri mostrano invece una distribuzione più omogenea e più in linea con il reddito medio nazionale rispetto alle precedenti.[14] I redditi medi più alti per i geometri sono relativi alle province di Bologna e Bolzano (rispettivamente 62.839 e 58.758 euro), che sono quasi il doppio del reddito medio della categoria (circa 36 mila euro nel 2022), mentre per Catanzaro e Potenza si registrano i valori più bassi (22.430 e 24.323 euro). Per quanto riguarda invece gli ingegneri, la provincia di Bolzano si distingue per un valore notevolmente più alto (87.663 euro), mentre le province di Campobasso, Potenza e Catanzaro per uno decisamente più basso della media (34.236, 34.145 e 35.104 euro), anche se comunque non molto distante dalla media dei redditi nazionali. Per entrambe le categorie, si nota un chiaro spostamento della distribuzione verso l’alto, fornendo ulteriore supporto all’ipotesi che le agevolazioni per ristrutturazioni edilizie – tramite i bonifici parlanti – hanno consentito almeno in parte un’emersione del sommerso.
Lo spostamento verso l’alto della distribuzione si verifica anche per gli impiantisti (Fig. 5), per le medesime ragioni che hanno influenzato il reddito di geometri ed ingegneri. Il reddito medio nei capoluoghi di regione ha una distribuzione relativamente omogenea, con una media nazionale di 60.766 euro nel 2022. Il valore più elevato si registra nella provincia di Milano, con 91.999 euro, seguito da quella di Bolzano con 79.631 euro di media (Fig. 5). Di contro, i redditi più bassi sono nella provincia di Campobasso, con 33.838 euro (poco più di metà della media), a cui segue quella di L’Aquila con poco più di 41 mila euro.
Per quanto riguarda invece i manutentori, si passa dai 56 mila euro dichiarati nelle province di Bolzano e Trento ai circa 13 mila di Campobasso e Catanzaro. La media a livello nazionale si attesta a quasi 27 mila euro. In generale, però la distribuzione dei redditi dei “meccanici” è rimasta sostanzialmente invariata nel periodo, anche nella sua forma.
La Fig. 6 riassume invece le distribuzioni per le attività legate al turismo. In termini generali, le distribuzioni suggeriscono una maggiore omogeneità (probabilmente anche in termini di forme organizzative) tra tassisti, ristoratori e bar rispetto ad alberghi e balneari. In aggiunta, ciò che colpisce è un elemento comune a tutte queste categorie, ad eccezione degli alberghi: i valori dei redditi medi sul territorio nazionale sono sempre significativamente inferiori alla media dei redditi del nostro Paese, e, in alcuni casi, in diminuzione rispetto allo scenario pre-pandemico nonostante l’aumento delle presenze turistiche e degli arrivi nelle strutture ricettive registrato dall’Istat.[15]
Nel dettaglio, per i tassisti, la distribuzione dei redditi è rimasta sostanzialmente invariata tra il 2019 e il 2022 e si colloca quasi per intero sotto il reddito medio nazionale. I redditi dichiarati più elevati si registrano nelle province di Venezia, Firenze e Bolzano, rispettivamente con 27.267, 20.651 e 20.001 euro. I valori più bassi sono invece quelli di Catanzaro, con 8.506 euro, l’Aquila con 9.023 euro e Palermo con 9.111 euro.
Distribuzioni sostanzialmente invariate si osservano anche per bar e ristoranti; anche in questo caso, buona parte dei redditi sono distribuiti sotto la media nazionale del reddito dichiarato ai fini Irpef. Per la categoria “Bar e Pasticcerie” le attività più redditizie nel 2022 sono state quelle della provincia di Bolzano, Venezia e Milano (30.320, 22.025 e 20.573 euro), che registrano redditi medi grandi più del doppio della media nazionale per l’attività (circa 12 mila euro). All’altro estremo invece, le attività della provincia di Catanzaro, Campobasso e Perugia (6.388, 8.458 e 8.836 euro). Nel settore della ristorazione in senso stretto, invece, le province in cui si registra il reddito dichiarato più alto (circa il doppio della media di 15 mila euro nel 2022) sono Bolzano (33.974 euro), Trento (32.395 euro) e Venezia (32.214 euro), mentre quella in cui si registra il più basso (la metà della media) è la provincia di Potenza (7.615 euro).
Per alberghi e balneari, invece, le distribuzioni si presentano come molto eterogenee col reddito medio nazionale che si colloca intorno alla moda della distribuzione. Nel caso dei balneari, la media si aggira intorno ai 26 mila euro nel 2022. I comuni con i maggiori redditi dichiarati nel 2022 sono Lignano Sabbiadoro, con oltre 270 mila euro, Sorrento, con 217 mila euro e infine Taormina, con oltre 90 mila euro. Per distacco, i comuni nei quali i balneari dichiarano meno nel 2022 sono Monte Argentario, con 2.678 euro e Portoferraio, con 6.909 euro. Infine gli albergatori: il primo punto che si evidenzia è l’ampiezza della distribuzione dei redditi, di gran lunga maggiore rispetto alle altre categorie, e che varia di molto tra località a maggiore o minore vocazione turistica.[16] Come ci si poteva aspettare, i gestori di alberghi hanno risentito gravemente della pandemia di Covid-19, ma il recupero del 2022 si manifesta in redditi medi che si attestano intorno ai 72 mila euro. In questo caso, le province dove si registrano gli introiti maggiori sono Milano (271.533) e Firenze (179.087), con Napoli (147.147) terza, mentre i più bassi sono l’Aquila (con ancora una perdita di -21.681), Potenza (1.316 euro), e Catanzaro (5.236).
Per concludere
Nel 2022 il reddito medio dichiarato ai fini Irpef degli italiani ha ricominciato a crescere lentamente, superando i 23 mila euro. I dati (parziali) che abbiamo analizzato in questa nota suggeriscono come alcune professioni abbiano registrato una crescita rilevante dei redditi dichiarati. In particolare, nel caso di ingegneri, geometri e impiantisti è stato significativo lo stimolo generato dal Superbonus, sia in termini di incremento reale dell’attività, sia presumibilmente in termini di emersione di parte del sommerso. Alcune professioni, come quelle di avvocati e commercialisti, non sono state influenzate dalla crisi pandemica e continuano a mostrare redditi medi superiori rispetto al reddito medio nazionale. In generale, comunque, la distribuzione dei redditi per tutti questi professionisti è contenuta entro livelli di reddito che suggeriscono potenziali rischi di sottodichiarazione.
Per le professioni collegate al turismo (in particolare tassisti, bar e ristoranti), i redditi dichiarati hanno invece particolarmente risentito delle conseguenze della pandemia. Si parla però di settori per i quali, nella maggior parte dei casi, la quasi totalità della distribuzione dei redditi è al di sotto della media nazionale, evidenziando, oltre che una bassa profittabilità anche il rilevante rischio di una sottodichiarazione dei redditi effettivi.
Discorso differente per albergatori e balneari, categorie per le quali attività estremamente profittevoli si accompagnano ad attività con perdite significative. Oltre che alla variabilità nelle forme organizzative, parte dell’eterogeneità osservata nei redditi dichiarati delle diverse categorie riflette un divario nei redditi delle province del nord e del sud riconducibile alla differenza nel livello generale dei redditi sul territorio italiano, ma in parte suggerisce che vi siano ampie sacche di sottodichiarazione che andrebbero adeguatamente investigate da parte dell’Amministrazione finanziaria.
[1] Si veda la nostra precedente nota: “L’espansione del forfettario e i regimi fiscali di autonomi e dipendenti”, 21 dicembre 2022.
[2] I dati sono stati analizzati anche da Mario Sensini nell’articolo “Redditi, l’Italia dei paradossi. Ecco chi paga le tasse e chi no” pubblicato lo scorso 4 agosto 2024. La natura dei dati li rende potenzialmente parziali, dal momento che le attività analizzate potrebbero essere svolte anche tramite modalità non rilevabili attraverso questa estrazione.
[3] Il reddito complessivo totale dichiarato ai fini Irpef fa riferimento al valore sull’intero territorio e non unicamente alla media delle province capoluogo di regione. Per questa analisi abbiamo considerato il valore ricavato dalle Statistiche sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) del Mef per i relativi anni di imposta.
[4] La categoria degli avvocati è identificata dal codice ATECO 69.10.10.
[5] La categoria è identificata dai codici ATECO 69.20.11, 69.20.12, 69.20.13, 69.20.14 e 69.20.15.
[6] La categoria dei geometri è identificata dal codice ATECO 71.12.30, mentre la categoria degli ingegneri è identificata dal codice ATECO 71.12.10.
[7] La categoria è identificata dai codici ATECO 43.21.01, 43.21.02, 43.21.03, 43.21.04, 43.22.01, 43.22.02, 43.22.03, 43.22.04, 43.22.05, 43.29.01, 43.29.02, 43.29.09, 43.32.02. Fra queste rientrano “installazione impianti elettrici, manutenzione e riparazione”, “Installazione di impianti elettronici”, “Installazione di impianti idraulici” e “posa in opera di infissi”.
[8] La categoria è identificata dai codici ATECO 45.20.10, 45.20.20, 45.20.30, 45.20.40, 45.40.30, 71.20.23. Fra queste rientrano “Manutenzione e riparazione di autoveicoli”, “Manutenzione di motocicli” e “Revisione veicoli”.
[9] La categoria è identificata dal codice ATECO 49.32.10. Il dato è disponibile solo per 19 capoluoghi: mancano i dati per la provincia di Campobasso e quella di Potenza.
[10] La categoria è identificata dai codici ATECO 10.52.00, 10.71.20, 10.72.00, 10.82.00, 10.85.04, 47.24.20, 56.10.30, 56.10.41 e 56.30.00. Per il 2019, 2020, 2022 mancano i dati per le province di Aosta e Potenza; per il 2021 mancano i dati per le province di Aosta, Cagliari, Campobasso e Potenza.
[11] La categoria è identificata dai codici ATECO 56.10.11, 56.10.13, 56.10.20 e 56.10.42.
[12] La categoria è identificata dal codice ATECO 55.10.00.
[13] La categoria è identificata dal codice ATECO 93.29.20.
[14] Ricordiamo però che per le distribuzioni asimmetriche, come quella del reddito, la media non è un buon indicatore centrale in quanto distorto verso valori più elevati.
[15] Si veda, per esempio, “L’andamento turistico in Italia. Prime evidenze del 2023”, Istat.
[16] Escludiamo dai calcoli la categoria degli albergatori della provincia di Trieste, dati i valori significativamente negativi (-454.559 euro in media).