La minaccia di Trump di imporre dazi sui Paesi dell’UE non appare giustificata alla luce del sostanziale equilibrio dell’interscambio di beni e servizi tra Stati Uniti e Unione europea: lo squilibrio a sfavore americano era di solo lo 0,2% del Pil nel 2023. Ciò detto, e concentrandoci solo sul commercio di beni (dove il deficit statunitense raggiunge lo 0,6% del Pil), l’italia sarebbe uno dei Paesi più esposti a dazi generalizzati sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. In valore assoluto siamo al secondo posto in UE per esportazioni verso gli USA (67,2 mld nel 2023). In rapporto al Pil siamo al sesto posto (3,2% del Pil). Non è il settore alimentare a essere in cima alla classifica per prodotti esportati, bensì quello dei macchinari, prevalentemente industriali, e dei mezzi di trasporto. Per il primo settore, i dazi si sono progressivamente ridotti nel periodo 2012-2022, mentre per il secondo sono cresciuti. I settori alimentare e dell’abbigliamento hanno subito dazi crescenti sia durante la prima presidenza Trump che con la presidenza Biden.
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L’interscambio commerciale tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è il più grande al mondo per valore di beni e servizi scambiati: la somma di importazioni ed esportazioni è stata di circa 1,5 trilioni di euro nel 2023. Nello stesso anno, l’UE ha esportato beni verso gli USA per 503 mld di euro e importato beni per 347 mld, con un surplus di 156 mld (0,6% del Pil americano). L’interscambio di servizi è invece a favore degli USA: esportiamo per 292 mld ma importiamo per 396 mld, con un saldo di -104 mld.[1] Il deficit americano di partite correnti (beni e servizi) è quindi di soli 52 mld di euro (0,2% del Pil americano). C’è da chiedersi perché Trump si preoccupi tanto per una differenza così piccola.
Ciò detto, e concentrandoci solo sullo scambio di beni, l’Italia, con 67,2 mld, era nel 2023 al secondo posto in UE per esportazioni verso gli USA, dopo la Germania (Fig. 1.1). Il nostro Paese sarebbe uno dei più esposti a una guerra commerciale, anche se in rapporto al Pil l’Italia scende al sesto posto in classifica con il 3,2% del Pil (Fig. 1.2).
Ma quali sono i beni italiani più esportati negli USA? In cima alla classifica non ci sono i prodotti alimentari, bensì macchinari e apparecchi (soprattutto industriali) e mezzi di trasporto (Fig. 2.1). In ordine decrescente, nel 2023 i beni più esportati sono stati i seguenti.
- Macchinari e apparecchi industriali (12,4 mld di euro): in questa voce rientrano, ad esempio, macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione (1,16 mld); macchine automatiche per la dosatura, la confezione e l’imballaggio (1 mld); macchine utensili per la formatura dei metalli (1 mld); macchine da miniera, cava e cantiere (895 mln); macchine per l’agricoltura e la silvicoltura (789 mln); motori e turbine (739 mln); pompe e compressori (669 mln).
- Mezzi di trasporto (11,9 mld): autoveicoli e relativi motori e accessori (5,7 mld); navi e imbarcazioni (4,2 mld); aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi (1,5 mld).
- Abbigliamento, mobili e lusso (8,8 mld): abbigliamento, articoli in pelle e altri prodotti tessili (5,5 mld); gioielleria, bigiotteria e articoli connessi (1,6 mld); mobili (1,6 mld).
- Prodotti di base e preparati farmaceutici (8 mld): medicinali e preparati farmaceutici (7,7 mld); prodotti farmaceutici di base (296 mln).
- Alimentari e bevande (6,6 mld), di cui vini per 1,8 mld.
- Altri prodotti: metalli di base e prodotti in metallo (4,2 mld); sostanze e prodotti chimici (2,9 mld); apparecchi elettrici (2,5 mld), ecc.
Quali sono invece i beni che l’Italia importa di più dagli USA? Prevalentemente petrolio, gas e relativi prodotti per 7,3 mld (di cui petrolio greggio per 4,5 mld e gas naturale per 2,3 mld) e prodotti farmaceutici per 4,4 mld (di cui 3 mld per prodotti farmaceutici di base, molti di più dei 296 mln che esportiamo).
I dazi sui prodotti italiani
La Tav. 1 mostra l’andamento dei dazi medi applicati a diverse categorie di prodotti fino al 2022, ultimo anno disponibile. I dazi non hanno seguito la stessa dinamica nel tempo. I dazi sul comparto dei macchinari industriali, principale tra le esportazioni italiane verso gli USA, sono rimasti stabili, con un aumento temporaneo durante la presidenza Trump (2017-2021). Il settore dei trasporti, secondo per rilevanza, ha subito dazi crescenti, dall’1,15% del 2012 al 2,07% nel 2022. Una crescita moderata si osserva anche per i dazi su materiali plastici, tessuti, abbigliamento, metalli e minerali. Il settore alimentare ha subito l’incremento maggiore, con due shock nel 2018 e 2022. I dazi su chimica e farmaceutica sono diminuiti, dall’1,46% del 2012 allo 0,76% del 2022. A partire dall’ottobre 2021, la Commissione europea e l’Amministrazione Biden hanno raggiunto un accordo per ridurre i dazi statunitensi su acciaio e alluminio dopo l’aumento deciso da Trump. Nel 2023 l’accordo è stato prolungato fino al 31 marzo 2025, termine dopo il quale la questione potrebbe riaprirsi.[2]
[1] Vedi “U.S. International Trade in Goods and Services Report”, aggiornato al 5/02/2025 dallo United States Census Bureau, e il sito della Commissione europea sul commercio bilaterale UE-USA, aggiornato al 21/05/2024.
[2] Commissione europea, “EU prolongs tariff suspension for US products related to the steel and aluminium dispute”, Press release, 19 dicembre 2013.