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13 tipi di carri armati e 14 tipi di caccia in UE: non sono troppi?

24 marzo 2025

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13 tipi di carri armati e 14 tipi di caccia in UE: non sono troppi?

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L'acquisto di armamenti tra i Paesi dell'UE è rimasto a lungo frammentato. Nel 2021, solo il 18% degli acquisti di armamenti avveniva in maniera congiunta tra i Paesi UE e anche gli acquisti considerati “congiunti” erano limitati a piccoli gruppi di Stati. Il risultato di questo è che le forze armate dell’UE utilizzano al momento 13 diversi tipi di carri da battaglia e 14 diversi modelli di caccia. La crescente necessità di rafforzare la propria difesa ha portato l’UE a promuovere nuove iniziative di cooperazione, seppur finora di portata modesta. Il vero punto di svolta potrebbe arrivare con la proposta del programma ReArm Europe, che prevede prestiti dall’UE fino a 150 miliardi di euro per lo sviluppo e l’acquisto congiunto di capacità militare.

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A partire dall’invasione russa della Crimea, e soprattutto dopo quella dell’Ucraina, i Paesi dell’UE hanno riconosciuto sempre più la necessità di potenziare le proprie capacità di difesa, compreso attraverso l’acquisto congiunto di equipaggiamenti per la difesa (da qui in avanti “armamenti”)[1]

L’acquisto congiunto di armamenti ha ovvi vantaggi: genera economie di scala, nel caso in cui anche la produzione sia congiunta; viene rafforzata la posizione contrattuale negli acquisti, incluso in condizioni di crisi impreviste; e, soprattutto, addestramento, operabilità e forniture di ricambi sono facilitati dall’utilizzo da parte delle forze armate degli stessi armamenti.[2] Eppure, i Paese UE procedono ancora prevalentemente in ordine sparso.

 

Gli acquisti comuni di armamenti

Fondata nel 2004, l’Agenzia Europea per la Difesa (EDA) fornisce dati sugli acquisti congiunti di armamenti dei Paesi dell’UE. Nel 2021 (ultimo dato disponibile), la spesa per acquisti congiunti ha raggiunto, al netto dell’inflazione, un picco dal 2005 (Fig. 1). Il dato è però deludente per vari motivi:

  • La spesa congiunta nel 2021 era comunque solo del 18% della spesa totale per armamenti (Fig. 2), ben al di sotto del benchmark del 35% fissato nel 2007 dall’EDA. Nel 2024 la Commissione ha raccomandato gli Stati membri di portare questa percentuale al 40% entro il 2030.[3]
  • La quota di acquisti congiunti non aveva registrato nessun aumento tendenziale fino al 2021.
  • L’EDA definisce gli acquisti congiunti in modo minimalista: per avere un acquisto congiunto bastano due Stati membri (purché non siano coinvolti Paesi terzi per più del 49%).

L'approvvigionamento di armamenti in Europa rimane quindi frammentato, con i singoli paesi che continuano a dare priorità agli acquisti individuali, forse preferendo rifornirsi da industrie nazionali.

Accordi tra singoli Paesi

Non abbiamo informazioni su quanta parte degli acquisti classificati come congiunti si riferisca solo a due o tre Paesi, ma le informazioni riguardo progetti specifici suggeriscono che gli acquisti che coinvolgono piccoli gruppi di Paesi siano la maggioranza.

A dire il vero, nel 1996 Francia, Germania, Italia e Regno Unito, cui si sono aggiunti successivamente Belgio e Spagna, hanno istituito l'OCCAR (Organisation for Joint Armament Cooperation). Al momento, l’OCCAR sta portando avanti 16 iniziative. Tra queste c’è il MALE RPAS (Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System), noto anche come Eurodrone. Il contratto, assegnato nel 2021 ad Airbus con il coinvolgimento di Leonardo e Dassault Aviation, prevede la costruzione di sessanta droni. OCCAR gestisce alcuni progetti di alto profilo (oltre l’Eurodrone anche veicoli da trasporto A400M, fregate FREMM e veicoli corazzati Boxer). Si tratta comunque anche in questo caso di un numero limitato di progetti e di Paesi.

Altri casi di parziale cooperazione includono:

  • Nel 2016 Olanda e Lussemburgo, cui si sono successivamente uniti Belgio, Germania, Norvegia e Repubblica Ceca, hanno acquistato insieme l’Airbus 330 Multi Role Tanker Transport, un velivolo per trasporto di merci e truppe e rifornimento in volo.
  • Nel 2017 Francia, Germania e Spagna hanno avviato il Système de combat aérien du futur (SCAF), un caccia di sesta generazione, progettato per sostituire il Rafale francese e gli Eurofighter tedeschi e spagnoli a partire dal 2040.
  • Svezia e Italia hanno invece preferito unirsi al progetto del Regno Unito lanciato attraverso BAE Systems e Rolls Royce (cui poi si sono aggregati Saab, Gkn Space, Leonardo, Elettronica, MBDA e Avio Aero) per sviluppare un aereo da combattimento stealth noto come Tempest.
  • Nel 2022, Giappone, Regno Unito e Italia hanno però poi annunciato che avrebbero sviluppato un aereo da combattimento comune, unendo i rispettivi progetti: il Tempest e il Mitsubishi F-X giapponese. La Svezia ha invece abbandonato il progetto di sviluppo di un nuovo caccia.
  • Belgio e Olanda hanno assegnato nel 2022 a un consorzio guidato dalla francese Naval Group un contratto per la costruzione di 12 cacciamine (sei per i Paesi Bassi e sei per il Belgio), cioè navi per il rilevamento di mine navali (importo 2 miliardi).
  • Germania e Norvegia hanno collaborato per l'acquisizione di sei sottomarini U212 Common Design, quattro alla Norvegia e due alla Germania. Il contratto, da 5,5 miliardi di euro, è stato firmato nel 2021 tra Germania, Norvegia e il fornitore tedesco ThyssenKrupp, con le consegne previste tra il 2029 e il 2034.
  • Svezia, Germania e Regno Unito hanno firmato un accordo con BAE Systems per l'acquisto di veicoli cingolati blindati BvS10. L’accordo (760 milioni di dollari), prevede, a partire dal 2024, la consegna di 436 veicoli (236 alla Svezia, 140 alla Germania e 60 al Regno Unito).
  • Germania, Paesi Bassi, Romania e Spagna hanno collaborato per l'acquisto di 1.000 missili Patriot dagli Stati Uniti.
  • Francia, Italia e Regno Unito hanno firmato un accordo per l'acquisizione congiunta di 218 missili Aster dal consorzio franco-italo-britannico Mbda.

Un’iniziativa più ampia è però stata coordinata dall’Unione Europea attraverso l’EDA. Nel 2023, i 27 Stati membri e la Norvegia hanno firmato un accordo (1 miliardo) per l’approvvigionamento di munizioni da 155 mm per rifornire le scorte nazionali e supportare l’Ucraina. L’iniziativa è stata finanziata attraverso l’European Peace Facility (EPF), uno strumento fuori dal bilancio dell’UE nato per promuovere la stabilità internazionale.[4]

La frammentazione degli armamenti

Il risultato di questa frammentazione degli acquisti è la frammentazione nella composizione degli armamenti tra i Paesi UE. Nel 2017 erano in uso nell’UE 178 tipi di sistemi d’arma diversi contro 30 negli Stati Uniti, tra cui 17 tipi carri da combattimento (1 negli Stati Uniti), 29 tipi di cacciatorpedinieri e fregate (4 negli Stati Uniti) e 20 tipi di caccia (6 negli Stati Uniti).[5]

Da allora c’è stato qualche progresso, ma la frammentazione resta alta. Secondo il rapporto The Military Balance 2025 dell’International Institute of Strategic Studies (IISS), nel 2024 erano operativi 13 diversi tipi di carri da combattimenti (per un totale di 4.215 carri). Tra questi, 2.140 (51%) appartengono alle due varianti (A1 e 2A) del tedesco Leopard (Tav. 1). Il resto è perlopiù di fabbricazione sovietica (14%) e statunitense (15%). I tre principali Paesi (Germania, Francia e Italia) utilizzano un diverso carro. Il rapporto indica anche che nell’UE sono operativi 14 diversi modelli di caccia, per un totale di 1.562 velivoli, di cui 312 Eurofighter Typhoon (il 20%; Tav. 2). La maggior parte degli altri caccia è di produzione americana, in particolare F-16 (22%), seguiti dai Rafale francesi (11%).

Recenti iniziative UE per l’acquisto congiunto

Le iniziative considerate finora, per quanto non irrilevanti, hanno coinvolto comunque pochi Paesi. Solo di recente, l’UE ha lanciato iniziative di cooperazione aperte a tutti gli Stati membri.

Per esempio, nel 2023 è stato avviato il programma EDIRPA (European Defence Industry Reinforcement through common Procurement Act) per incentivare la cooperazione nell'approvvigionamento militare. Attraverso fondi europei (300 milioni) il programma ha finanziato 5 progetti dal costo complessivo di oltre 11 miliardi di euro per l’acquisto di munizioni, sistemi di difesa antiaerea e mezzi corazzati.[6] I progetti finanziati coinvolgono complessivamente 20 Paesi dell’UE.

La Commissione Europea ha anche proposto un nuovo programma chiamato EDIP (European Defence Industry Programme) che, stando alla proposta di Regolamento per la sua attuazione, dovrebbe fornire 1,5 miliardi dal budget dell’UE per il periodo 2025-2027 per lo sviluppo e l’acquisto congiunto di armamenti. Purtroppo, anche in questo caso le agevolazioni previste dal programma (quali norme semplificate in materia di appalti congiunti e esenzione dell’IVA sul materiale acquistato) sono applicate ad acquisti fatti anche da solo tre Paesi membri (o dall’Ucraina).[7]

Seppure di portata limitata, questi programmi segnalano la volontà dell’UE di agire congiuntamente nell’approvvigionamento militare. È stato però solo con il programma ReArm Europe (ora chiamato Readiness 2030) che la cooperazione europea in questo settore ha segnato un deciso passo in avanti, mettendo a disposizione risorse senza precedenti. Il Libro bianco per la difesa indica che il programma ReArm, attraverso prestiti fino a 150 miliardi di euro, “consentirà sia l'approvvigionamento collaborativo per gli Stati membri sia lo sviluppo collaborativo di capacità critiche” e che la “Commissione Europea potrà agire come centrale di committenza (central purchasing body) per conto degli Stati membri”.[8]

 


[1] Il termine equipaggiamenti per la difesa (o armamenti), nella definizione EDA (coincidente con quella NATO tranne che per le spese di R&D) include: sistemi missilistici; missili (armi convenzionali); armi nucleari; velivoli; artiglieria; veicoli da combattimento; attrezzature ingegneristiche; armi leggere e di piccolo calibro; veicoli per il trasporto; navi e imbarcazioni; apparecchiature elettroniche e di comunicazione. Le munizioni non sono invece incluse in questo totale.

[2] Vedi K. Brzuska, “The economies of scale of joint defence procurement”, FINABEL The European Land Force Commanders Organization, 23 gennaio 2025 e F. Nicoli, R. Beetsma, “Joint public procurement as a tool for European Union industrial policy”, Bruegel Policy Brief, 18(24), 23 luglio 2024.

[4] Vedi Agenzia Europea per la Difesa, “EDA brings together EU countries and Norway for Joint Procurement of Ammunition”, 5 settembre 2023.

[5] Vedi Commissione Europea, “Reflection Paper on the Future of the European Defence”, 7 giugno 2017.

[6] Il programma EDIRPA può essere utilizzato per finanziare l’acquisto di prodotti formati, per almeno il 65%, da componenti prodotti in UE o paesi associati. EDIRPA è stato integrato, sul lato dell’offerta, da un programma per la produzione di munizioni da 500 milioni di euro.

[7] Il Libro bianco per la difesa prevede che EDIP venga approvato prima dell’estate (vedi link).

[8] Per una valutazione di alcuni effetti economici del programma ReArm Europe vedi la nostra precedente nota “Con ReArm Europe, il debito pubblico italiano potrebbe non scendere nei prossimi sette anni”, 15 marzo 2025.

Un articolo di

Alessio Capacci, Enrico Franzetti

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