InPiù

Salario minimo e libertà di associazione sindacale

27 luglio 2023

Salario minimo e libertà di associazione sindacale

Condividi su:

Le obiezioni alla proposta delle opposizioni.

* * *

Come ho già scritto, non ho obiezioni all’idea di fissare un salario minimo per legge. Ho però fortissime obiezioni alla proposta di legge che è stata presentata dalle opposizioni, perché è lesiva della libertà di associazione e probabilmente inapplicabile. Il problema è l’estensione erga omnes, ossia nei confronti di tutte le aziende e tutti i lavoratori di un determinato settore, dei contratti nazionali firmati delle “associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale”. Il settore cui ci si riferisce è quello in cui “il datore di lavoro opera e svolge effettivamente la sua attività”. Dunque per cominciare ci deve essere un ufficio centrale che stabilisce che una data azienda appartiene a un determinato settore, perché lì svolge effettivamente la sua attività. Non è chiaro che cosa sia un settore (i 3 mila settori dei codici Ateco a 6 cifre?) e soprattutto non è chiaro come si faccia a stabilire il confine fra Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Confapi, Cna ecc. oppure quanto sono rappresentativi sindacati come UGL, Cisal, Cobas, Cub, Orsa ecc. Ammesso e non concesso che si trovi un modo per stabilire i confini e la rappresentatività, migliaia di imprese dovrebbero cambiare contratto, il che in qualche caso può essere vantaggioso per l’impresa, nel qual caso sarebbe inaccettabile per i lavoratori, mentre in altri può essere vantaggioso per i lavoratori, e allora sarebbe inaccettabile per l’impresa. Il punto chiave è che una volta che un’impresa è inquadrata, il datore di lavoro e i lavoratori non hanno altra scelta se non quella di applicare il contratto che è stato loro assegnato. E che succede se un’azienda vuole fare un altro contratto, come quello di Stellantis che è stato rinnovato solo pochi mesi fa? Che succede se i lavoratori di un’azienda non sono soddisfatti del contratto di categoria in cui sono inquadrati e vogliono farsi una loro associazione sindacale o un Cobas? Come può una legge impedire ai lavoratori o anche alle aziende di costituire una propria associazione sindacale?

Si dirà che i casi di defezione da CGIL-CISL-UIL o da Confindustria, Confcommercio, Confartigianato ecc. sono rari. Ma questo è vero solo perché oggi non esiste un erga omnes per decreto e dunque queste associazioni hanno il problema, anzi l’assillo quotidiano, di garantirsi il consenso dei propri iscritti; altrimenti, perdono quote associative e devono fare dolorosi tagli ai loro bilanci. Non così un domani, perché con l’erga omnes per decreto le grandi organizzazioni potranno dormire sonni tranquilli. I loro dirigenti, liberati dall’assillo del consenso, avrebbero tutto l’interesse a ingraziarsi il governo di turno, in vista di qualche incarico. Ne soffrirebbe la libertà di espressione in tutto il Paese. E non è vero che la proposta si limita ad applicare l’erga omnes sindacale ai minimi. Fa ben altro, in quanto il contratto si applicherebbe nella sua interezza a tutti i lavoratori del settore, quale che sia il loro inquadramento; l’estensione erga omnes riguarda infatti il “trattamento economico complessivo”, quello che soddisfa il requisito costituzionale di “retribuzione complessiva sufficiente e proporzionata alla quantità e qualità del lavoro”. E che succede ai quadri? E ai dirigenti? Che succede ad associazioni come Federmanager? E, in ogni caso, chi stabilisce chi è un quadro e chi un dirigente? Il che poi è lo stesso problema di stabilire chi è un operaio di prima o di seconda categoria o se un’impresa è industriale o artigiana. Ovviamente, una volta approvato l’erga omnes, anche per tutto questo occorrerebbe un ufficio centrale. Il salario minimo non è sovietico, ma questa proposta un po’ ci si avvicina, e comunque fa ben altro – e molto di più – che stabilire un salario minimo.

Leggi l’articolo completo qui.

Un articolo di

Giampaolo Galli

Condividi su:

Newsletter

Vuoi essere aggiornato
sui temi più importanti
di economia e conti pubblici?