Anche per poter trattare sugli altri temi, a cominciare da PNRR e migranti
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Conforta sentire dalla premier Meloni che l’Italia non si rivolgerà mai al Mes. Quale che ne sia la motivazione, questa frase comporta un impegno a gestire i conti pubblici in modo davvero responsabile e prudente. Il Mes è il pompiere che si chiama quando la casa brucia; nessuno chiama i pompieri se non ce n’è assoluto e urgente bisogno. Stupisce invece che la premier non si renda conto di quanto la mancata ratifica dell’Italia irriti gli altri Paesi. Il punto non è tanto il contenuto della riforma, ma il fatto che in quasi tutti i Paesi i partiti di governo hanno dovuto spendere un notevole capitale politico per indurre i loro parlamenti alla ratifica. Quasi ovunque c’erano partiti euroscettici, tipicamente di estrema destra o estrema sinistra, che si opponevano alla ratifica. In Germania si opponevano anche il partito liberale e la CSU bavarese, è stato fondato un partito chiamato “Alleanza contro il Mes” ed è stato fatto un ricorso alla Corte Costituzionale. In Francia era contraria tutta la sinistra, guidata in questo da Jean-Luc Mélenchon. In Olanda, erano contrari anche il Partito Socialista e il Partito di Geert Wilders. In Finlandia, lo erano i partiti che domenica hanno vinto le elezioni.
Chi era a favore viene ora sbeffeggiato dalle opposizioni, dato che senza l’Italia il Trattato non entra in vigore. Quelli che erano contrari cantano vittoria contro l’Europa delle élite e della finanza. Inutile dire quali sentimenti prevalgano a Bruxelles. Con questo peso sulle spalle, è difficile che Giorgia Meloni riesca oggi a negoziare qualcosa di utile per l’Italia, che si tratti della revisione del PNRR, della redistribuzione dei migranti o delle regole sui bilanci pubblici. Ed è molto improbabile che si possano fare passi avanti sull’Unione bancaria in termini di condivisione dei rischi. Giorgia Meloni ha dato prova di saper cambiare idea. Ci ripensi e spieghi alla sua maggioranza quanto è serio il danno che la mancata ratifica produrrebbe al suo stesso governo, oltre che all’Italia. Una via d’uscita onorevole potrebbe essere quella di ratificare la riforma con l’impegno ad avviare un negoziato per introdurre ulteriori e più utili cambiamenti. C’è motivo di ritenere che negli altri Paesi qualcuno potrebbe essere interessato.
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