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Ma lo sciopero generale è contro il Parlamento

09 dicembre 2021

Ma lo sciopero generale è contro il Parlamento

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A sentire le dichiarazioni di Landini sullo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per il 16 dicembre, di ciò che ha fatto il governo non va bene niente: ammortizzatori sociali, pensioni, bollette, fisco, lavoro. Su tutti questi temi si fanno rullare i tamburi di guerra. In realtà le questioni su cui è avvenuta la rottura sono due o tre.  Sullo sfondo c’era la questione delle pensioni, su cui tuttavia i sindacati sembravano aver accettato il compromesso di quota 102. Poi ci sono state le due questioni del contributo di solidarietà sui redditi oltre i 75 mila euro per calmierare il caro bollette e della riforma fiscale. Su entrambe, il sindacato se la prende con il Parlamento, più che col governo. Sul contributo di solidarietà, come noto, il premier aveva dato il suo assenso, ma è stato fermato dalla sua maggioranza; quindi, la proposta rischiava di non avere il necessario consenso parlamentare.
 
Sulla questione, assai più importante, di quali redditi dovessero essere favoriti dalla riforma fiscale, le forze politiche di maggioranza si erano espresse in modo assolutamente inequivoco e quasi all’unanimità (vi è stato solo un distinguo di Leu, che si è astenuto) già nelle conclusioni dell’indagine delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, nota come indagine Marattin. Al paragrafo 2.3 che tratta dell’Irpef, al punto 1, si legge “abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28.000-55.000”. Questa scelta è motivata in modo molto robusto. Si dice che l’Irpef “svolge un ruolo ridistributivo superiore alla media Ocse”, che “l’aliquota media effettiva cresce dal 15% del limite superiore del secondo scaglione (28.000) al 33% del limite inferiore dell’ultimo scaglione (75.000)”, che “la metà dell’Irpef è pagata da una ristretta minoranza di contribuenti (8% del totale) che rappresentano il 28% dell’imponibile”, che “quasi la metà dei contribuenti si colloca nel primo scaglione che rappresenta il 15% dell’imponibile e paga meno del 5% dell’imposta totale”. Insomma, le forze politiche di maggioranza si sono espresse e il governo ha seguito la traccia indicata. Si può naturalmente dissentire, ma questa è la volontà della maggioranza del Parlamenti. Se il governo cedesse alle pressioni dei sindacati -peraltro divisi perché la Cisl non partecipa allo sciopero- rischierebbe di non trovare il necessario consenso parlamentare ma, soprattutto, non farebbe un buon servizio alla democrazia.
 

Un articolo di

Giampaolo Galli

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