Il decreto legge approvato venerdì scorso contenente le misure per sostenere l’economia a seguito della crisi ucraina è ampiamente condivisibile. Restano però evidenti i limiti di finanza pubblica a nostra disposizione per fronteggiare la nuova crisi, dopo quella del Covid. Inevitabile, quindi l’enfasi che Draghi ha posto sulla necessità di un’azione più ampia a livello europeo. Affrontare da soli gli effetti economici della crisi sarebbe per noi problematico, come lo era stato per la crisi Covid.
Il decreto vale 4,4 miliardi, che si aggiungono ai 16 miliardi già stanziati per l’ultimo trimestre del 2021 e i primi due del 2022. La misura più visibile e ingente è il taglio delle accise sui carburanti di 25 centesimi al litro (una misura, devo dire, non molto mirata: ne beneficeranno tutti, anche chi non ne avrebbe avuto bisogno). Ma c’è di tutto: l’ampliamento del bonus energia per famiglie a reddito basso, l’estensione a nuove imprese del credito d’imposta per i consumi di energia, maggiori stanziamenti per la cassa integrazione, risorse per adeguare i contratti pubblici a fronte dell’aumento dei prezzi energetici, un fondo di mezzo miliardo per l’autotrasporto, 400 milioni per i migranti ucraini e una serie di interventi settoriali (pesca, agricoltura, turismo).
Il governo finanzia queste nuove spese senza aumentare il deficit pubblico per il 2022, confermandolo al 5,7 per cento del Pil della Legge di Bilancio. Si è evitato, quindi, lo “scostamento” richiesto a gran voce da diverse parti politiche. Ma le tensioni che emergono nei nostri conti pubblici sono ora evidenti.
Primo, mentre i precedenti interventi erano stati possibili senza nuove tasse, contando esclusivamente sul migliore andamento delle entrate nel 2021 per la maggiore crescita e inflazione, i 4,4 miliardi del nuovo pacchetto sono stati finanziati principalmente dalla tassa del 10 per cento sugli extra-profitti delle imprese energetiche. Misura del tutto accettabile, in una situazione di emergenza. Resta il fatto che la bonanza delle entrate osservata nel 2021 non è più sufficiente, anche perché l’indebolirsi del ciclo economico a seguito della guerra avrà ripercussioni per le entrate nei prossimi mesi.
Secondo, le misure diventano sempre più limitate nel tempo. Il sostegno introdotto nei precedenti provvedimenti per calmierare le bollette di elettricità e gas si estende solo fino a giugno. Il taglio di 25 centesimi sulle accise è limitato a un solo mese a partire dal giorno seguente la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale: non arriverà a fine aprile.
Terzo, se il governo ha fatto bene a evitare uno scostamento di bilancio a meno di 3 mesi dalla sua approvazione, ha fatto di necessità virtù. I tassi di interesse sui titoli di stato restano bassi, ma sono aumentati col rendimento sui BTP decennali vicino al 2 per cento. E la BCE nella sua ultima riunione ha annunciato un’uscita dal programma di acquisto di titoli di stato più rapida del previsto: questo comporterà minori acquisti di titoli italiani durante il 2022 per circa 20 miliardi.
Quarto, la crisi ucraina porterà a nuove pressioni sulla spesa pubblica. Aumentare la spesa militare al 2 per cento del Pil, in linea con gli impegni NATO, richiede almeno una quindicina di miliardi l’anno in più rispetto ai livelli attuali.
Gli spazi di manovra a disposizione del governo sono quindi sempre più stretti. Non deve sorprendere allora il richiamo fatto da Draghi alla necessità di un nuovo intervento europeo. Il non completo utilizzo delle risorse del piano Next Generation European Union (NGEU) darebbe solo 100 miliardi per tutta l’UE. Serve un nuovo piano finanziato da debito comune, visto che la nostra capacità di indebitarci verso i mercati finanziari è limitata e gli acquisti di BTP da parte della BCE si stanno assottigliando. Ma non sarà facile raggiungere un accordo su un nuovo piano. Il NGEU aveva superato le obiezioni dei paesi “frugali” (saranno antipatici, ma sono quelli che ce la farebbero benissimo da soli) con l’implicita intesa che sarebbe stato un “una tantum” giustificato dall’eccezionalità della situazione. Certo, l’attuale situazione è pure eccezionale, ma gli scettici qualche domanda se la faranno lo stesso.