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L'inflazione e i ritardi delle banche centrali

24 gennaio 2022

L'inflazione e i ritardi delle banche centrali

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Alla domanda di cosa farebbe se fosse alla guida della Federal Reserve, Lord Mervyn King, stimato economista ed ex governatore della Bank of England, ha risposto: non vorrei essere dove sono e cioè con l’inflazione al 7 per cento e i tassi d’interesse praticamente a zero. Il problema – secondo Lord King – è che ora la Fed è costretta a invertire la rotta piuttosto rapidamente, altrimenti l’inflazione alimenterà spinte salariali e metterà in moto una spirale negativa che non si vedeva dagli anni ottanta. Nel fare questo però si ritroverà con gli stessi problemi degli anni scorsi, quando il famoso “tapering” è stato continuamente rinviato per via degli effetti deleteri che il mero annuncio di una stretta monetaria, per quanto graduale, ebbe sull’economia reale: fallimenti di imprese e famiglie, crisi finanziarie di molti Stati sovrani, specialmente fra i Paesi emergenti.
 
L’aggravante oggi è che, con la pandemia, sono aumentati i livelli di indebitamento, sia dei privati sia degli Stati; è dunque molto aumentata la fragilità del sistema finanziario mondiale. In Europa, la situazione è un po’ meno preoccupante che negli Stati Uniti perché l’inflazione headline è al 5 per cento e quella core solo al 2,6 per cento. Tuttavia, è evidente che anche la BCE è in ritardo; tra l’altro, a differenza della Fed, non ha ancora superato il mantra dell’inflazione temporanea. L’inflazione è sempre temporanea, a meno che… non diventi persistente; e ciò accade proprio quando le banche centrali decidono che, essendo l’inflazione temporanea, non è ancora il momento di adeguare l’orientamento della politica monetaria. Né vale il ragionamento secondo cui l’inflazione è causata da aumenti delle materie prime che sono esogeni rispetto alle politiche dei Paesi importatori: le materie prime reagiscono alla pressione della domanda mondiale e questa in buona misura dipende dalle politiche di Stati Uniti e Europa. Ben presto anche la BCE sarà costretta a cambiare rotta. 

Un articolo di

Giampaolo Galli

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