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Intervista di Milano Finanza a Carlo Cottarelli

01 febbraio 2022

Intervista di Milano Finanza a Carlo Cottarelli

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Intervista dell'1 febbraio 2022 di Milano Finanza a Carlo Cottarelli.

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Le previsioni economiche restano positive, con una crescita del Pil italiano che per quest’anno dovrebbe attestarsi al 4% dopo il 6,5% dello scorso anno. Ma nulla può essere dato per scontato. «Per riuscire a raggiungere questo risultato la coalizione di governo dovrà ritrovare rapidamente l’unità dopo la spaccatura che si è venuta a creare per l’elezione del presidente della Repubblica. A rischio ci sono riforme fondamentali per il Paese e l’attuazione del PNRR, che non può aspettare». Parola di Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici dell’Università Cattolica, già direttore del Fondo monetario internazionale e commissario alla Spending Review. «La variante Omicron non dovrebbe aver colpito così duramente da provocare nuovi squilibri», dice Cottarelli a MF-Milano Finanza. Per ora le stime del 4% restano quindi valide ma le nubi all’orizzonte, tra inflazione e venti di guerra in Ucraina, non mancano, aggiunge proprio mentre il quadro politico, dopo le travagliate elezioni del presidente della Repubblica, con la riconferma di Sergio Mattarella arrivata dopo giorni di votazioni a vuoto, si è fatto inevitabilmente fatto più complicato. «A prevalere sono stati i personalismi. Ognuno voleva prendersi il merito dell’elezione di un nuovo presidente e alla fine si sono venute a creare lacerazioni tra partiti e all’interno degli stessi partiti, con il quadro politico che non è certo lo stesso di dieci giorni fa» nonostante gli inquilini del Quirinale e di Palazzo Chigi siano gli stessi.

Lei è stato uno dei più convinti sostenitori della necessità che Mario Draghi restasse al governo fino al 2023. Il suo passaggio al Quirinale non c’è stato e il premier resta quindi a Palazzo Chigi. Ma ora non le sembra che siano emersi nuovi rischi legati alla tenuta della coalizione di governo?

La riconferma di Draghi è un’ottima notizia perché rappresenta una garanzia sia per l’attuazione del PNRR sia per la discussione che dovrà essere aperta in Europa per la revisione del Patto di Stabilità. Anche la rielezione di Mattarella è un’ottima notizia per il Paese ma è arrivata alla fine di un processo travagliato che ha fatto emergere spaccature tra le coalizioni e all’interno degli stessi partiti. A prevalere sono stati personalismi ma ora la speranza è che prevalga invece il senso di responsabilità, con il Parlamento che nei prossimi mesi dovrà approvare riforme cruciali per il Paese e per avere accesso ai 50 miliardi di finanziamenti europei previsti per quest’anno. Non ci possiamo permettere di rallentare e il Parlamento avrà un ruolo determinante se si considera che delle circa 100 condizioni da rispettare 59 richiedono l’approvazione parlamentare. Il governo, tra le altre cose, dovrà approvare la riforma della giustizia civile e di quella penale, oltre alla fondamentale riforma del fisco. Non solo. Andranno avviati anche 13 appalti per le grandi opere che costituiranno la base per i finanziamenti del PNRR anche per il prossimo triennio.   

Guardano al quadro geopolitico in Ucraina, ha il timore che potrebbe scoppiare un conflitto tale da creare uno shock energetico senza precedenti? Quali potrebbero essere le ricadute sull’Italia? 

Lo scoppio di una guerra avrebbe conseguenze economiche molto pesanti con inevitabili sanzioni alla Russia e il danno per l’Italia sarebbe maggiore di altri Paesi vista l’alta dipendenza dal gas russo. Sarebbe messa a rischio la crescita economica che in ogni caso, ad oggi, appare più un rimbalzo rispetto al crollo del 2020 provocato dalla pandemia che una vera ripresa stabile.   

Quali sono invece i rischi che l’inflazione freni la ripresa con la Fed e la BCE che sembrano pronte ad una stretta monetaria? 

In questo caso si tratta di politiche economiche e monetarie mondiali ed europee. Secondo l’interpretazione della Fed, la banca centrale degli Stati Uniti, il fenomeno dell’inflazione non è transitorio, dovuto cioè ad un rimbalzo dell’economia post pandemia, ma è la conseguenza di politiche economiche che in passato sono state troppo espansive. Per questo ha deciso di intervenire prontamente, annunciando che già a marzo ci sarà un probabile rialzo dei tassi. In Europa l’inflazione è più contenuta ma se l’inflazione dovesse confermarsi ai livelli attuali anche nei prossimi mesi non si possono escludere manovre restrittive anche dalla Banca Centrale Europea.

Quali sarebbero le conseguenze per l’Italia? 

La BCE potrebbe rivedere i propri piani di acquisto che per l’Italia, per il 2022, valgono 60 miliardi di titoli di Stato, ovvero il 60% del deficit pubblico. Ma in ogni caso sarebbe un intervento graduale. 

Un articolo di

Anna Messia

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