Intervista di Valentina Conte a Giampaolo Galli su Repubblica.
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Qualcosa non è chiaro nei conti del governo. «L’andamento tendenziale del deficit nei prossimi anni è molto al di sotto di quanto stimato nel Def di aprile e di questo non è data spiegazione alcuna» dice Giampaolo Galli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica. «Se fosse davvero un eccesso di ottimismo, i 9 miliardi in più per coprire la manovra non ci sarebbero.»
Professore, sta dicendo che il tesoretto non esiste?
«Intendiamoci. I dati sui conti pubblici di quest’anno sono positivi. Sia per la rivalutazione Istat del Pil che riduce anche i rapporti di deficit e debito. Sia per il gettito tributario andato meglio del previsto. Non contesto questo.»
Cosa non va allora?
«Per via di questi fattori positivi, il deficit di quest’anno scende. E anziché essere del 4,3%, come calcolato nel Def, passa al 3,8%. Quanto agli anni prossimi, colpisce l’andamento del deficit tendenziale a legislazione vigente, ossia quello che si avrebbe senza fare politiche. Ebbene questo tendenziale porta il deficit sotto il 3% già l’anno prossimo. Nel 2026 siamo al 2,1%. E poi all’1,5% nel 2027. In pratica, se non si fa nulla il deficit pare destinato ad azzerarsi. Va verso il pareggio in automatico, senza alcuno sforzo. Una differenza così grande solleva interrogativi.»
Come la spiega il governo?
«È questo il punto: non la spiega, ma andrebbe giustificata. In termini assoluti parliamo di un “tesoretto” da 9 miliardi per il prossimo anno, poi 15,5 miliardi nel 2026 e 25,6 miliardi nel 2027, come calcola la Corte dei Conti. Sia Bankitalia che l’Ufficio parlamentare di bilancio in audizione hanno mostrato perplessità sulla strutturalità delle maggiori entrate tributarie su cui scommette il governo.»
Elemento di forza o fragilità per questa e le prossime manovre?
«Di fragilità, senza dubbio. Dato il quadro macroeconomico, il deficit tendenziale dovrebbe essere scritto sulla pietra, non oggetto di incertezza.»
Quali impatti nell’immediato?
«Le valutazioni della Ragioneria sulla manovra e sugli emendamenti parlamentari, ad esempio, sono basate sul tendenziale. Queste valutazioni potrebbero essere viziate da un tendenziale tanto più basso rispetto al Def. Si può anche ammettere di aver sbagliato in aprile, non casca il mondo. Ma questa spiegazione per ora non c’è. Non è accettabile. Se si fa una manovra pensando di avere un margine che non c’è, gli obiettivi non si raggiungono».
Ma così può sballare tutta la curva di correzione dei conti espressa nel PSB?
«Possibile e già nel 2025. D’altro canto non credo che la Commissione UE approvi il PSB. Non lo boccerà, questo no. Ma chiederà dei chiarimenti.»
Perché?
«Riforme e investimenti sono troppo fumosi e generici. Ci si aspettava un cronoprogramma, un po’ come nel PNRR. Non c’è nulla.»
Il governo si aggrappa al taglio della spesa dei ministeri. Ce la farà?
«Trovo molto strano che all’ultimo minuto il ministro dell’Economia alzi la voce e dica: “O tagliate voi o faccio io”. Lo doveva fare e formalizzare mesi fa. È evidente che i ministri si siano trovati spiazzati. Non gli resterà che rinviare altra spesa per investimenti e manutenzioni a scuole, caserme, ponti, strade. O magari per il Ponte sullo stretto di Messina.»
La premier dice che però non aumenterà le tasse.
«È la cifra dei governi di destra. Mi chiedo però se riusciranno a tagliare la spesa in misura sufficiente, tenendo conto che per alcuni capitoli di spesa alcune spese, in primis la sanità, nessuno ha dubbi che le risorse vadano aumentate.»
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