Repubblica

Il vaccino protegge il lavoro

22 luglio 2021

Il vaccino protegge il lavoro

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La Repubblica, 22 luglio 2021

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Una mail interna non rappresenta certo la posizione ufficiale di un’organizzazione come Confindustria. Però l’idea di richiedere il green pass per andare al lavoro, pena la sospensione del lavoratore, contenuta in una mail della direttrice generale dell’associazione imprenditoriale ha comunque attirato molta attenzione. La proposta è stata prontamente rimandata al mittente dai rappresentanti sindacali, compreso Maurizio Landini. La proposta, al di là della sua validità specifica, stimola però due riflessioni. La prima è relativa al vigore con cui si debbano condurre eventuali pressioni per indurre tutti i cittadini italiani a vaccinarsi al più presto. La seconda relativa al problema della sicurezza sul posto di lavoro.

Partiamo dalla questione dei vaccini. La quarta ondata è ormai iniziata con il diffondersi della variante delta. Anche se i ricoveri sono per ora limitati, non possiamo trascurarla, non fosse altro perché non vogliamo che l’Italia corra il rischio di diventare, potenzialmente, l’incubatrice di nuove e più pericolose varianti (un rischio a cui invece si sta esponendo il Regno Unito, con conseguenze negative poi per tutti; grazie Boris!). Rispondere con le chiusure al ritorno del virus avrebbe però effetti gravi sull’economia. Sono mesi che dico che, in assenza di nuove chiusure, esistono le condizioni per una crescita del nostro Pil superiore al 5 per cento nel 2021. Non sprechiamo questa occasione. Un ritorno alle chiusure avrebbe, oltre all’effetto diretto, un effetto psicologico del tutto deleterio, che va evitato, per quanto possibile. Per contenere la quarta ondata, non resta allora che andare avanti il più possibile con le vaccinazioni. Non capisco perché ci sia una tale avversione all’introduzione dell’obbligo di vaccinazione. Se va bene per la polio, perché non dovrebbe andar bene per il Covid? Ma, se proprio non si vuole introdurre l’obbligo, che almeno si introduca il green pass come condizione per avere accesso a luoghi affollati. Attendiamo con fiducia le decisioni del governo in proposito, che spero arrivino già nella giornata odierna. Ma oltre agli obblighi, consiglierei anche al governo una massiccia campagna pubblicitaria a favore dei vaccini (convincere rende più efficaci anche obblighi o incentivi), magari con la partecipazione di tanti personaggi noti al grande pubblico (che so, gli Azzurri?).  Davvero strano che nessuno ci abbia ancora pensato.

Passo ora alla specifica questione sollevata dalla proposta contenuta nella sopra citata mail interna di Confindustria. Negli Stati Uniti alcune imprese hanno effettivamente proibito l’accesso ai luoghi di lavoro ai non vaccinati. Sarebbe possibile in Italia? Sembrerebbe proprio di sì. Anzi, come ha sostenuto Pietro Ichino, l’art. 2087 del codice civile comporta l’obbligo per gli imprenditori di tutelare l’integrità fisica dei lavoratori e chi va al lavoro senza essere vaccinato, e quindi con una maggiore probabilità di aver contratto il Covid, corre il rischio di contagiare altri. Ciò detto sarebbe eventualmente più appropriato se un provvedimento di sospensione dei lavoratori non vaccinati fosse preso dallo stato, definendo in modo preciso quali situazioni di lavoro comportano rischi tale da rendere necessaria la sospensione.

Un ultimo commento. La questione dei vaccini per ridurre i rischi sul posto di lavoro richiama un tema ben più ampio e fondamentale, che non posso non menzionare, quello della tutela della sicurezza sul lavoro. La relazione del Presidente dell’INAIL Bettoni presentata pochi giorni fa in Parlamento conferma che un intervento, certamente in termini di controlli e forse anche di legislazione resta necessario in quest’area. I morti sul lavoro nei primi 5 mesi di quest’anno sono risultati in crescita dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Più in generale la mortalità sul lavoro in Italia è più alta della media dell’Europa occidentale (nel quinquennio 2015-19 è stata di 2,2 morti all’anno ogni 100.000 lavoratori contro una media di 1,75 al di là delle Alpi). Ed è due volte e mezzo quella della Germania e oltre quattro volte superiore a quella dell’Olanda, il paese con meno infortuni sul lavoro. C’è chi imputa le morti sul lavoro alla “logica del profitto” che predomina nelle economie capitaliste. Forse che le imprese tedesche e olandesi non seguono una logica del profitto? La cosa importante, che manca spesso ancora in Italia, è che quella logica del profitto sia esercitata entro regole chiare, semplici e rispettate da tutti.

Un articolo di

Carlo Cottarelli

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