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Giorgetti e i dubbi irrisolti sul tendenziale

09 ottobre 2024

Giorgetti e i dubbi irrisolti sul tendenziale

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È ancora aperta la trattativa con la Commissione sull’allungamento del Piano Strutturale di Bilancio da 4 a 7 anni.

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L’audizione di ieri del Ministro Giorgetti ha fatto luce su un aspetto cruciale del Piano Strutturale di Bilancio ma ha sorvolato sulle cifre più importanti. Il chiarimento ha riguardato il fatto che la trattativa con la Commissione europea non è affatto terminata, al punto che non è chiaro se verrà accolta la richiesta del governo di estendere la durata dal piano oltre l’orizzonte dei 4 anni, fino a 7 anni. Se la richiesta non verrà accolta, per esempio perché la Commissione non riterrà abbastanza cogenti gli impegni sulle riforme, il Piano andrà in gran parte riscritto. Quanto ai numeri, rimane non chiaro per quale motivo un miglioramento del deficit 2024, rispetto al Def di aprile, di 0,5 punti di Pil (stima basata sui numeri sin qui acquisiti di finanza pubblica) debba avere un “effetto di trascinamento” positivo e, anzi, moltiplicativo sul tendenziale degli anni successivi, pari a ben 0,8 punti nel 2025, 0,9 nel 2026 e 0,7 nel 2027. Come ha osservato la Banca d’Italia non è detto che il buon andamento delle entrate del 2024 sia strutturale. E in ogni caso, non è chiaro perché il gap rispetto al Def sia destinato ad aumentare.
 
L’impressione è che il tendenziale venga artificiosamente tenuto basso per poter dire che la manovra è espansiva, anche se, in una valutazione da un anno all’altro, l’orientamento della politica di bilancio è chiaramente restrittivo. Non si tratta di piccole cifre: malgrado gli obiettivi programmatici siano più sfidanti di quelli del Def, con il deficit che scende sotto il 3% già nel 2026, lo spazio per manovre espansive (rispetto al tendenziale, non rispetto all’anno precedente) sarebbe di oltre 9 miliardi nel 2025 e oltre 50 miliardi fra il 2025 e 2027. Il problema è serio perché si sta parlando del tendenziale a “legislazione vigente”, il quale, date le stime sugli aggregati macroeconomici, dovrebbe essere quasi scolpito nella pietra. Su di esso, ricordiamo, si basano tutte le valutazioni della Ragioneria sulle misure del governo e sugli emendamenti. Non capiamo come il governo possa non rispondere di discrepanze tanto grandi a distanza di pochi mesi. Parafrasando un famoso articolo di Luigi Einaudi sul Corriere della Sera, ci viene il dubbio che il bilancio non sia del tutto “sincero”.

Leggi l’articolo completo qui.

Un articolo di

Giampaolo Galli

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