Da dove vengono le risorse per la manovra 2025?
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Se gli intenti del Piano Strutturale di Bilancio verranno confermati, occorrerà esprimere un plauso al Ministro Giorgetti. Infatti, per una serie di fattori che dipendono molto poco dalle politiche del governo, il deficit della PA risulta essere più basso di quanto stimato nel Def dello scorso aprile: 3,8% del Pil anziché 4,3%. Questo spazio (oltre 10 miliardi di euro) non sembra che verrà utilizzato per aumentare, con il solito decreto d’urgenza, il deficit del 2024. Si tratta di un cambiamento importante rispetto a quasi tutti i governi degli ultimi decenni che hanno approfittato di ogni spiraglio per aumentare il deficit.
Qualche spiraglio verrà invece utilizzato l’anno prossimo perché, nascosto in una tabella dell’appendice, si può scovare un indebitamento netto tendenziale 2025 al 2,9% che diventa 3,3% nello scenario programmatico. Quindi ci sono circa 9 miliardi che contribuiranno, assieme a tagli ancora da definire, a rendere strutturali alcune, ma forse non tutte, le misure che sono state messe in campo per quest’anno. Non è chiarissimo perché il tendenziale 2025 sia 2,9%. Rispetto al Def i conti del 2024 (l’unica variabile su cui si possa fare un ragionevole affidamento) sono migliorati di 0,5 punti di Pil (come si è detto, da 4,3% a 3,8%). Sarebbe utile se venisse spiegato perché i conti del 2025 dovrebbero migliorare di 0,8 punti (da 3,7% del Def a 2,9%), alla luce del fatto che la previsione è invariata per il Pil reale (1% nel 2024 e 1,2% nel 2025) ed è al ribasso per l’inflazione. Ci domandiamo quindi da dove venga lo spazio fiscale che il governo si è ritagliato per la manovra di bilancio 2025.
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