Più chiaro di così… Ieri nella sua conferenza stampa Draghi ha detto che il governo ha raggiunto gli obiettivi che si era posto per quest’anno, che la sua azione deve continuare e che sarebbe sbagliato andare subito a elezioni. Ma ha sottolineato che chi guiderà il governo lo decide il parlamento. Da uomo (anzi da nonno) al servizio delle istituzioni resta a disposizione. Tocca ora al parlamento (leggi i partiti) decidere cosa farà Draghi. Con questa fondamentale premessa è utile fare il punto su quanto ha fatto il governo Draghi. Dare uno sguardo al passato aiuta a inquadrare meglio il futuro.
I risultati raggiunti dal governo Draghi sono notevoli: la campagna vaccinale è avanzata più rapidamente che nella maggior parte degli altri paesi; il PNRR è stato presentato e approvato dalle istituzioni europee; le 51 condizioni per ricevere la prossima rata dei finanziamenti del recovery plan sono state rispettate (almeno a giudizio del governo). Importanti riforme sono state avviate, molte previste dalle condizioni del PNRR e altre (formalmente) al di fuori. L’elenco è lungo: la riforma della giustizia civile, quella della giustizia penale, le semplificazioni necessarie per portare avanti gli investimenti pubblici del PNRR, la riforma della concorrenza, la riforma fiscale, la riforma degli ammortizzatori sociali. La legge di bilancio è stata presentata e sta passando in parlamento senza troppi scossoni.
La fiducia che il governo gode nell’opinione pubblica è stata indubbiamente sostenuta anche dalla rapida ripresa economica. Questa è dovuta a diverse cause, tra cui la quasi scomparsa del vincolo di bilancio grazie ai 350 miliardi di euro che nel biennio 2020-21 la BCE ha riversato in Italia. Ma il successo della campagna vaccini e il senso di progresso nel portare avanti riforme precedentemente bloccate hanno dato fiducia al paese, facilitandone il rimbalzo economico.
Certo, con una coalizione di governo così variegata, tanti compromessi sono stati necessari. Alcune riforme sono state rinviate (per le pensioni si è alla fine deciso il passaggio a quota 102, ma solo per il 2022, lasciando in sospeso cosa seguirà). Per altre, decisioni cruciali sono state rinviate ai decreti legislativi necessari per completare le riforme: tra questi primeggiano quelli necessari per attuare la riforma fiscale che, a parte la recente revisione delle aliquote IRPEF, resta caratterizzata dalla vaghezza di contenuti. E se era necessario che la legge di bilancio prevedesse un’uscita graduale dal forte sostegno dato all’economia nel 2020-21, qualche spesa poteva essere evitata. La persistente generosità del bonus 110 per cento e dei vari bonus rubinetti, terme, televisori danno il senso (poco educativo) di uno stato che fornisce risorse anche a chi non ne ha davvero bisogno, anche in una fase di crescente inflazione (certo in buona parte importata, ma non interamente). Il Parlamento ha fatto la sua parte: colpiscono le risorse stanziate (anche se si tratta solo di 10 milioni) per risarcire i proprietari di immobili occupati abusivamente: insomma, essendo lo stato incapace di impedire le occupazioni abusive, se ne accolla il costo.
Ma, tutto sommato, i risultati sono chiaramente positivi. Draghi, saggiamente, ha evitato di esprimersi con un “mission accomplished” (Bush ci ha insegnato che auto congratulazioni premature sono sconsigliate). La strada da percorrere nel 2022 resta piena di ostacoli da superare. Il PNRR prevede 100 condizioni da rispettare per il prossimo anno, tra cui la riforma del codice appalti, l’approvazione parlamentare della legge sulla concorrenza, la riforma della scuola. In generale, e anche al di fuori della stretta condizionalità prevista dal PNRR, progressi dovranno essere compiuti nei decreti legislativi previsti dalle leggi delega approvate o in corso di approvazione, compreso nel settore della giustizia. Importanti appalti per l’alta velocità verranno aggiudicati. Ricordo infine che nel 2022 dovranno essere ridiscusse le regole europee sui conti pubblici, il che influenzerà la gestione del nostro bilancio stataleper i prossimi anni.
Sarà quindi un anno fondamentale per il futuro dell’Italia. Per questo ho più volte sostenuto che resta essenziale la continuazione dell’attuale coalizione di governo. Su questo Draghi concorda. Ho anche sostenuto come la guida di Draghi a Palazzo Chigi resti fondamentale. Su questo Draghi non si è pronunciato. Certo che quell’accenno al “nonno” ci fa pensare che si veda meglio collocato in posizioni meno caratterizzate dalla battaglia giornaliera che coinvolge un presidente del consiglio. Ma forse leggo troppo in quella che era solo una battuta.