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Ambulanti e balneari, perché Mattarella ha ragione

03 gennaio 2024

Ambulanti e balneari, perché Mattarella ha ragione

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I rilievi del Quirinale sulla concorrenza, un tema complesso per i partiti della maggioranza.

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C’è voluto ancora una volta l’intervento del presidente Mattarella per mettere in luce la relazione conflittuale e contradditoria che questo governo e questa maggioranza hanno rispetto alla concorrenza e all’operare delle forze del mercato. L’intervento del Presidente riguarda in questa occasione le “Misure in materia di commercio al dettaglio” contenute nel Capo II della legge annuale per il mercato e la concorrenza approvata dal Parlamento a fine anno.

Dove sta la relazione conflittuale e contradditoria? Da un lato, il governo approva puntualmente la legge annuale sulla concorrenza, provvedimento previsto dalla legge del 23 luglio 2009, n. 99: per diversi anni, i governi che si sono succeduti nello scorso decennio alla guida del Paese hanno ignorato questo obbligo. Bene dunque. Ma dall’altro lato, si usa quella stessa legge, come riportato in dettaglio in altri articoli di questo giornale, per prolungare le concessioni per l’uso del suolo pubblico, in alcuni casi per altri dodici anni, al di fuori di ogni logica di concorrenza tra potenziali concessionari. La contraddizione è però in questo caso spiegata dalla necessità di rispettare vincoli posti dall’Unione europea: la legge sulla concorrenza era una delle principali condizioni per avere accesso alla quinta rata del PNRR. Occorreva approvarla, sperando ora che la Commissione possa chiudere un occhio sull’anomalia delle concessioni di suolo pubblico. Non è la prima volta che il governo si arrende di fronte ai vincoli europei: lo stesso discorso vale, per esempio, per la decisione di non rinviare ulteriormente l’uscita dal mercato “di maggior tutela” per le forniture di gas ed elettricità, un’altra condizione inclusa nel PNRR.

Insomma, magari al governo non vanno giù queste misure a favore della concorrenza, ma le deve adottare per mantenere una buona relazione con la Commissione Europea e avere accesso alle relative risorse. La contraddizione c’è, ma è spiegata da contingenze finanziarie.

C’è però una contraddizione più profonda, più politica e ideologica. Uno dei principi che il nuovo governo Meloni ha cercato di portare avanti è quello del merito, al punto di cambiare nome al Ministero dell’Istruzione, ora Ministero dell’Istruzione e del Merito. E ieri il Ministro della Pubblica amministrazione Zangrillo ha dichiarato: “Vorrei approfittare di questa tornata (contrattuale) per ritornare su un tema centrale per l’ammodernamento della pubblica amministrazione: il merito”. E come non può essere a favore del merito chi si è proposto all’opinione pubblica italiana come l’underdog, che emerge e arriva al governo del Paese grazie ai propri meriti? Ma emerge presto la contraddizione con altre esigenze politiche e ideologiche di questa maggioranza. A livello economico premiare il merito vuol dire lasciare operare le forze di mercato e la concorrenza. Ma questo significherebbe andare contro i propri interessi politici visto che una parte consistente dei voti di questa maggioranza viene da settori che mal digeriscono la concorrenza (come i detentori di concessioni balneari e di suolo pubblico). Ma non è solo interesse politico immediato. C’è anche una forte componente ideologica. Credo che una parte consistente della maggioranza (forse soprattutto nella nuova Lega di Salvini) abbia una profonda avversione alle forze di mercato, identificate come il capitale internazionale, quello à la Soros, per intenderci. Da qui le misure come la tassazione degli extra-profitti delle banche, i tetti ai prezzi dei biglietti aerei delle compagnie low cost, le norme contro la carne sintetica vista come una minaccia alla qualità dei prodotti italiani, dimenticandosi che il primo modo per combattere eventuali extra-profitti, prezzi da monopolio o il pericolo di prodotti di scarsa qualità è proprio aumentare la concorrenza e la trasparenza e non ridurle con interventi amministrativi. Insomma, non si può essere davvero a favore del merito se non si è anche a favore delle forze della concorrenza e delle economie di mercato, e se si vede, in comune con la sinistra più estrema, nell’operare di quelle forze la malvagità di un capitalismo guidato dagli obiettivi di profitto.

Una postilla. Ancora una volta la sollecitazione del Presidente della Repubblica si dimostra particolarmente puntuale e utile. Mi chiedo quanto tale sollecitazione potrebbe avere rilevo una volta approvato il premierato, come previsto dalla riforma costituzionale in corso di approvazione. Che valore avrebbe una tale sollecitazione di fronte alla posizione di un Presidente del Consiglio eletto dal popolo? È una domanda che dovremo porci necessariamente più volte nel corso del 2024. Buon anno.

Leggi l’articolo completo qui.

Un articolo di

Carlo Cottarelli

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