Covid, serve uno scudo per l'economia
di Carlo Cottarelli
La Repubblica, 15 aprile 2021
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La parola magica di questa settimana è ripartenza. Tutti ne parlano, tutti la vogliono. Ma che prospettive ci sono effettivamente per una rapida ripresa? Possiamo essere ottimisti? Chiarisco: non mi riferisco a quello che serve per mettere l’Italia su un sentiero di crescita di medio termine che ci porti fuori dal pantano del ventennio pre-covid. Per quello servono le mitiche riforme strutturali, quelle che saranno incluse nel nostro PNRR. Mi riferisco puramente alla fase di “rimbalzo”, al ritorno al più presto alle condizioni in cui eravamo a fine 2019. Ce n’è un gran bisogno, come evidente dalle dimostrazioni di piazza dei giorni scorsi a favore delle riaperture. Ora, un rapido rimbalzo è possibile a patto che si rispettino alcune condizioni. Vediamo perché e quali sono le condizioni.
Per cominciare, in Italia la produzione industriale è ormai tornata quasi ai livelli pre-Covid: era caduta di più del 40 per cento un anno fa, ora è solo dello 0,6 per cento più bassa di quella del febbraio 2020. Fra l’altro, in quest’area siamo tra i migliori: in Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, il rimbalzo della produzione industriale è stato inferiore, segno della flessibilità della nostra manifattura. Nel settore industriale le chiusure sono ormai da tempo state superate. Questo suggerisce che, in assenza di freni alla produzione, si produce: non c’è una carenza di domanda. Fra l’altro il forte aumento del risparmio nel 2020 ci dice che le famiglie italiane non hanno (ovviamente si parla di medie) una carenza di liquidità al momento. E la politica monetaria e di bilancio resta ampiamente espansiva, sostenendo la domanda.
Si può quindi sperare che, ridotte le restrizioni alla produzione (chiusure, divieti di spostamenti, eccetera), anche il settore dei servizi possa riprendersi rapidamente (come peraltro confermato dalla forte crescita del nostro PIL nel terzo trimestre del 2020, prima della seconda ondata Covid).
Per rendere la ripartenza possibile è’ però necessario che le imprese ancora sottoposte ai vincoli non siano danneggiate a tal punto da non poter riprendere. Occorre allora attenuare, attraverso adeguati sostegni finanziari, l’impatto delle restrizioni. Ha fatto quindi bene il governo ad approvare in deficit un nuovo stanziamento di risorse per il sostegno alle imprese. I dettagli non sono ancora noti, ma l’importo è rilevante. I finanziamenti che arrivano dalla BCE ci consentono di affrontare questo aumento del deficit più facilmente. I rischi derivanti da un debito pubblico sempre più alto restano ed è inutile far finta che non esistano. Ma al momento occorre prendersi quei rischi, per ora ridotti dall’intervento delle istituzioni europee.
Una questione non irrilevante è quella della moratoria sul servizio dei prestiti che scade a fine giugno. Anche in questo caso potrebbe essere necessario un ulteriore posticipo. L’estensione della moratoria era stato deciso con la legge di bilancio, quando ancora la terza ondata del contagio era di là da venire. Non mi scandalizzerebbe neppure un piccolo nuovo prolungamento del blocco dei licenziamenti, anche se, ovviamente, non si può andare avanti all’infinito, anche perché attualmente tutto l’aggiustamento sul lato della produzione ricade su chi ha contratti temporanei, solitamente giovani e donne.
Detto tutto questo, la componente principale della ripartenza resta il piano vaccini. I numeri dei casi problematici sono incredibilmente bassi e i rischi maggiori derivano ancora dalla mancata vaccinazione. In proposito, il governo dovrebbe rafforzare la propria campagna di comunicazione perché sarebbe grave se la gente non si volesse vaccinare.
Infine, credo sarebbe anche il momento di rivedere alcune restrizioni introdotte in passato. Se, come dice per esempio Roberto Burioni, il contagio all’aperto è molto raro, perché non consentire ai ristoranti di aprire per la gente che è disposta a mangiare all’aperto? Perché, in generale, non consentire più elasticità per chi segue stretti protocolli di sicurezza? È ancora necessario il coprifuoco anche per chi cammina da solo alla sera dopo le 22? Credo che il governo debba considerare, a questo punto, un approccio più mirato di quello usato finora. Avremmo pure imparato qualcosa dopo un anno di Covid …