Università Cattolica del Sacro Cuore

Sospensioni fiscali: quanto dovranno pagare i contribuenti nei prossimi mesi?

di Giorgio Musso[1]

3 febbraio 2021

Tutti i decreti anticrisi adottati nel 2020 hanno previsto rinvii nei versamenti di imposte e contributi. Nei primi provvedimenti tali rinvii sono stati infra annuali, mentre con il decreto Agosto e i quattro Ristori le proroghe sono andate oltre il 2020. Di conseguenza, nel 2021 verranno richiesti ai contribuenti 12,2 miliardi di imposte e contributi che avrebbero dovuto essere pagati nel 2020 e che si aggiungeranno a quelli da pagare per il 2021, con oneri particolarmente gravosi tra marzo e giugno, e ulteriori 1,8 miliardi nel 2022. Queste somme dovranno essere versate, tranne che per circa 1 miliardo, dai soggetti relativamente più colpiti dalla pandemia.

La nota è stata ripresa da Repubblica in questo articolo del 4 febbraio 2021.

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Nel 2020 il Governo ha emanato otto decreti a sostegno di chi è stato colpito più duramente dalla crisi economica.[2] Questi provvedimenti hanno, tra le altre cose, posticipato al 2021 e al 2022 il pagamento di varie imposte e contributi.[3] Quanto valgono i pagamenti aggiuntivi che dovranno essere effettuati quest’anno e nel 2022?

I primi interventi, dal Cura Italia di marzo al decreto Rilancio di maggio, hanno posticipato solo di qualche mese i pagamenti dovuti.[4] Quelli successivi hanno invece spostato i pagamenti al 2021 e oltre. In particolare (Tav.1):

  • Il decreto Agosto ha previsto che le imposte sospese con i provvedimenti precedenti fossero pagate per metà entro il 16 settembre 2020, e per la restante metà in 24 rate mensili di pari importo a partire dal 16 gennaio 2021.[5] Questo comporta un posticipo di circa 1,8 miliardi al 2021 e di 1,8 miliardi al 2022 (art. 97).
  • Lo stesso decreto ha rinviato al 30 aprile 2021 il versamento della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi e dell’IRAP per i contribuenti forfettari e per quelli che hanno adottato gli indici sintetici di affidabilità (ISA), per un importo di 2,2 miliardi. Per accedere al rinvio, tali categorie di contribuenti devono aver subito un calo di fatturato nel primo semestre 2020 di almeno il 33 per cento rispetto al primo semestre 2019 (art. 98).
  • Il primo decreto Ristori di ottobre ha posticipato, per i datori di lavoro operanti nei settori individuati dall’allegato 1 al decreto, i versamenti dovuti a novembre 2020 di contributi e premi di assicurazione obbligatoria per un importo di 0,5 miliardi. Il versamento è dovuto o in marzo o in quattro rate mensili di pari importo a partire da marzo (art. 13).
  • Il decreto Ristori-bis ha esteso la proroga al 16 marzo 2021 anche per i versamenti di novembre dovuti per IVA, addizionali e ritenute su redditi da lavoro dipendente e assimilato, e ha aumentato la platea dei beneficiari del rinvio, prevedendo però che gli stessi operino in settori o zone particolarmente colpite.[6] Anche in questo caso i pagamenti sono dovuti o in marzo o in quattro rate mensili di pari importo a partire da marzo. L’importo del posticipo è di circa 0,8 miliardi (art. 13-bis e 13-ter).
  • Lo stesso decreto è intervenuto nuovamente a favore dei contribuenti ISA, prevedendo che il rinvio al 30 aprile 2021 sancito dal decreto Agosto per il versamento della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi e dell’IRAP si applichi a tutti i contribuenti ISA senza condizioni di fatturato, a patto che gli stessi operino però in zone rosse e in specifici settori.[7] L’importo posticipato è comunque stimato essere modesto e pari a 0,4 miliardi (art. 9-quinquies).
  • Il decreto Ristori-ter si è limitato a estendere le norme del secondo Ristori alle regioni entrate in zona arancione e rossa, con un posticipo di 0,25 miliardi (art. 13-duedecies).
  • Il quarto decreto Ristori ha rinviato a marzo 2021 le rate dovute nel 2020 relative ai programmi di “rottamazione-ter” e “saldo e stralcio”, con un posticipo di 0,95 miliardi (art. 13-septies).
  • Lo stesso decreto ha rinviato a marzo 2021 (in una soluzione o in quattro rate mensili di pari importo a partire da marzo) i versamenti di dicembre riguardanti ritenute su redditi da lavoro dipendente e assimilato, addizionali, contributi e IVA per un’ampia platea di contribuenti più colpita dalle chiusure.[8] L’importo posticipato è di 3,9 miliardi (art. 13-quater).
  • Infine, il decreto ha rinviato ad aprile 2021 il pagamento, in un’unica soluzione o in quattro rate mensili di pari importo a partire da aprile, della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi e dell’IRAP a beneficio di vari soggetti più colpiti dalla crisi, non limitando l’intervento ai soli contribuenti ISA come fatto in precedenza.[9] Il rinvio è pari a circa 1.8 miliardi (art. 13-quinquies).

Gli importi complessivi da pagare nel 2021 e 2022

Le imposte e i contributi posticipati ai prossimi anni ammontano complessivamente a 14 miliardi, di cui 12,2 miliardi rinviati al 2021 e 1,8 miliardi al 2022. Dei 12,2 miliardi posticipati al prossimo anno, circa 11 dovranno essere versati nell’arco di appena quattro mesi, quelli che intercorrono tra marzo e giugno, con un picco in aprile (Tav. 2). L’ammontare, che almeno all’apparenza potrà sembra non esorbitante, è in realtà rilevante per tre motivi. Il primo è che questa somma si andrà ad aggiungere a quella normalmente da versare all’erario per i prossimi anni. Il secondo è che il conto andrà a pesare, al netto di 1 miliardo relativo ai programmi di “rottamazione-ter” e “saldo e stralcio”, sui contribuenti relativamente più colpiti dalla pandemia. Infine, nei prossimi mesi riprenderà l’attività di riscossione da parte dell’Agenzia dell’Entrate, sospesa proprio fino a fine febbraio (si tratterebbe di circa 50 milioni di cartelle esattoriali al momento sospese).[10]


[1] Si ringrazia il dottor Massimiliano Crea per i preziosi consigli.

[2] I riferimenti normativi citati nel testo si riferiscono alle leggi di conversione dei decreti.

[3] Per una rassegna delle misure fiscali e finanziarie adottate in contrasto all’emergenza Coronavirus si veda: https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1210883.pdf?_1611832237853 

[4] I rinvii hanno riguardato ritenute alla fonte su redditi da lavoro dipendente e assimilato, addizionali regionali e comunali, contributi previdenziali e assistenziali, premi per l’assicurazione obbligatoria e IVA. Il decreto Cura Italia ha posticipato a maggio il pagamento di tali tributi dovuti per marzo, riconoscendo il beneficio ai soggetti più colpiti dalla pandemia e alle imprese di più ridotte dimensioni (art. 61 e 62). Il decreto Liquidità di aprile ha poi rinviato la riscossione di queste imposte a giugno, ricomprendendo anche i versamenti dovuti per aprile e maggio e ampliando la platea dei beneficiari (art. 18). Il decreto Rilancio, infine, ha posticipato al 16/09/20 i versamenti dei tributi sospesi con i precedenti decreti (art. 126 e 127).  

[5] Il primo 50 per cento di quanto dovuto può essere versato in quattro rate a partire da settembre 2020.

[6] Per i contributi i beneficiari sono i datori di lavoro che operano nei settori individuati dagli allegati 1 e 2 al decreto e operanti in zona rossa (art. 13-bis). Per IVA, ritenute e addizionali i beneficiari sono coloro che esercitano un’attività: i) sospesa dal DPCM del 3/10/20; ii) di ristorazione in zona arancione o rossa; iii) in zona rossa e individuata dall’allegato 2 al decreto; iv) in zona rossa e nel settore turistico (art. 13-ter).

[7] I settori sono quelli individuati dagli allegati 1 e 2 al decreto.

[8] I soggetti interessati sono coloro che esercitano un’attività: i) con ricavi fino a 50 milioni nel 2019 e calo di fatturato a novembre 2020 di almeno il 33 per cento rispetto a novembre 2019; ii) sospesa dal DPCM del 3/10/20; iii) di ristorazione in zona arancione o rossa; iv) operante nei settori individuati nell’allegato 2 al decreto; v) in zona rossa nel settore turistico; vi) avviate dopo il 30/10/19.

[9] I soggetti interessati sono: i) imprese e lavoratori autonomi con ricavi fino a 50 milioni nel 2019 e calo di fatturato nel primo semestre 2020 di almeno il 33 per cento rispetto al primo semestre 2019; ii) esercenti attività di ristorazione in zona arancione e rossa; iii) esercenti attività d’impresa in zona rossa e nei settori citati dagli allegati 1 e 2 al decreto.

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