Università Cattolica del Sacro Cuore

I governi più spendaccioni: come cambia la classifica guardando alla spesa primaria corrente invece che alla spesa primaria totale?

di Fabio Angei

28 novembre 2019

Recentemente, abbiamo pubblicato una nota dove analizzavamo l’andamento della spesa primaria della Pubblica Amministrazione negli ultimi 20 anni, costruendo una classifica dei governi che più avevano aumentato annualmente la spesa primaria totale. Un’importante distinzione è però quella tra la spesa primaria corrente ed in conto capitale. In questa nota, presentiamo invece la classifica dei governi più spendaccioni considerando i tassi di crescita annui della spesa primaria corrente e non totale. I governi Berlusconi dello scorso decennio rimangono quelli con aumenti più alti, mentre gli aumenti più bassi sono quelli del governo Berlusconi nel 2011 (+0,3 per cento), i governi Letta e Renzi nel 2014 (+ 0,1 per cento) ed il governo Renzi nel 2015 (-0,1 per cento). Le differenze rispetto alla classifica stilata sulla base della spesa primaria totale non sono molto marcate: i governi che peggiorano maggiormente la propria posizione in classifica (nel senso che appaiono meno parsimoniosi guardando la spesa primaria corrente, avendo compresso la spesa totale riducendo quella in conto capitale) sono i governi Berlusconi del 2002 e del 2010 e il governo Renzi del 2016. Migliorano invece notevolmente la propria posizione (nel senso di apparire più parsimoniosi guardando la spesa primaria corrente) i governi Berlusconi-Prodi del 2006, il governo Renzi del 2015 e i governi Renzi-Gentiloni del 2017.

* * *

La classifica basata sulla spesa primaria corrente[1]

La spesa primaria corrente è la spesa corrente al netto della spesa per interessi.[2]

Nella Tavola 1 viene riportata la classifica degli aumenti della spesa primaria per anno, con indicazione del presidente del consiglio in carica in quell’anno. Negli anni in cui la legge di bilancio venne preparata da un governo e implementata per la maggior parte dell’anno da un altro, sono indicati i nomi del presidente del consiglio dell’anno precedente e dell’anno in esame. La classifica si basa sull’aumento percentuale della spesa primaria corrente valutata a prezzi correnti.[3] Ai primi posti, trai i governi più spendaccioni, troviamo i governi Berlusconi dello scorso decennio (oltre ai governi D’Alema e Amato del 2000), con forti incrementi della spesa primaria corrente che vanno dal 6,9 al 3,7 per cento annui. Agli ultimi posti, i governi più virtuosi, sono Berlusconi 2011 (+0,3 per cento), Letta e Renzi 2014 (+0,1 per cento) ed il governo Renzi nel 2015 (-0,1 per cento).

I cambiamenti di classifica utilizzando la spesa primaria corrente invece di quella complessiva

La Figura 1 confronta le posizioni in classifica utilizzando come criterio di ordinamento dei governi la spesa primaria totale e la spesa primaria corrente. Per comodità di lettura dei cambiamenti di classifica, la Figura 2 invece riporta le variazioni nella classifica, dalla più alta alla più bassa. Al vertice stanno i governi che, nella classifica basata sulla spesa primaria complessiva, erano più penalizzati per aver preservato la spesa in conto capitale rispetto a quella corrente. In fondo stanno i governi che apparivano più virtuosi nella classifica della spesa primaria totale perché avevano invece tagliato maggiormente la spesa in conto capitale.

Le due classifiche sono abbastanza simili. I governi più “spendaccioni” rimangono quasi gli stessi fino alla decima posizione: ai primi posti troviamo sempre i governi Berlusconi dell’inizio del decennio 2000-2010 ed i governi D’Alema e Amato del 2000. L’eccezione, utilizzando la spesa primaria corrente, è l’uscita dalla top 10 dei governi Conte del 2019 (che passano in dodicesima posizione) e l’entrata del governo Prodi del 2007, anche se soltanto al nono posto. Tra i primi dieci, fa però un bel salto in avanti (dal nono al terzo posto) il governo Berlusconi del 2002. Fanno invece un forte salto indietro i governi Berlusconi-Prodi del 2006. Negli ultimi dieci posti (i governi con i minori aumenti di spesa) non troviamo grandissime variazioni guardando alla spesa corrente rispetto a quella complessiva: i tre governi più parsimoniosi sono il governo Renzi del 2015, i governi Letta e Renzi del 2014 e il governo Berlusconi del 2011. Registrano un forte miglioramento di classifica (nel senso di apparire come più parsimoniosi) proprio il governo Renzi del 2015 e i governi Renzi-Gentiloni del 2017. Arretrano invece i governi Renzi del 2016 e il governo Berlusconi del 2010.

 

Tav. 1: Classifica - incrementi spesa primaria corrente

(tassi di crescita annui della spesa a prezzi correnti)

 

 

 

Anno

Governo

Tasso di crescita prezzi correnti

 

 

 

2001

Amato / Berlusconi

6,9%

2000

D'Alema/Amato

4,9%

2002

Berlusconi

4,6%

2003

Berlusconi

4,5%

2004

Berlusconi

4,5%

2008

Prodi / Berlusconi

4,2%

2009

 Berlusconi

3,7%

2005

Berlusconi

3,7%

2007

Prodi

3,3%

2006

Berlusconi / Prodi

3,2%

2018

Gentiloni/Conte

2,6%

2019

Conte I / Conte II

2,2%

2010

Berlusconi

1,8%

2013

Monti / Letta

1,7%

2016

Renzi

1,4%

2012

Monti

0,8%

2017

Renzi / Gentiloni

0,7%

2011

Berlusconi

0,3%

2014

Letta / Renzi

0,1%

2015

Renzi

-0,1%

Fonte: elaborazione Osservatorio CPI su dati ISTAT e AMECO 

 


[1] In riferimento alla classifica sulla spesa primaria totale, si veda la nota al link: https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-l-andamento-della-spesa-primaria-delle-pubbliche-amministrazioni.

[2] I dati utilizzati per l’analisi della spesa provengono dal sito ISTAT http://dati.istat.it/. I dati sono stati corretti per riclassificare il “Bonus 80 euro” del governo Renzi, che economicamente è equivalente a un taglio di tasse, ma che l’ISTAT classifica come aumento di spesa perché realizzato non con un taglio di aliquote o con una ridefinizione della base imponibile ma, appunto, come un bonus. Il suo ammontare è di 6,6 miliardi per il 2014 e circa 10 miliardi annui successivamente. Inoltre, per evitare un salto di serie, si sono sottratti dai dati dell’ISTAT sulle spese della Pubblica Amministrazioni quelle della RAI, incluse nelle statistiche Istat dal 2016, anno in cui la RAI entra nel perimetro della Pubblica Amministrazione. Tali spese sono pari a 2,3 miliardi per il 2016 e circa 2 miliardi annui per il triennio 2017-19.

[3] La nota precedente faceva vedere che utilizzando la spesa in termini reali le classifiche non cambiavano molto.

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