Università Cattolica del Sacro Cuore

Efficienza pubblica, infrastrutture e produttività aziendale: le Marche nel contesto italiano

di Carlo Cottarelli e Edoardo Frattola

23 ottobre 2019

Presentiamo qui di seguito una sintesi del Working Paper dell'Osservatorio CPI relativo al rapporto tra efficienza della Pubblica Amministrazione, qualità dei collegamenti infrastrutturali e produttività del settore privato, con un focus particolare sulla Regione Marche (per il testo completo, vedi il box "Scarica il PDF"). Lo studio è stato presentato dal Direttore Cottarelli all'evento "Il futuro delle Marche: Manifattura, infrastrutture e nuove tecnologie" organizzato da Confindustria Marche e tenutosi ad Ancona il 17 ottobre 2019.

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Nei due decenni trascorsi dall’inizio del nuovo millennio, l’economia italiana è stata caratterizzata da una profonda stagnazione della produttività.  Fatto 100 il valore aggiunto per ora lavorata nel 2000, i dati Istat più recenti ci dicono che il livello raggiunto nel 2018 era pari soltanto a 101,6, con un tasso annuo medio di crescita dello 0,1 per cento (molto inferiore a quello degli altri principali paesi europei).

Quali fattori possono costituire un freno alla crescita della produttività? In questo studio ne consideriamo due: l’inefficienza della Pubblica Amministrazione nell’erogazione dei servizi e l’assenza di adeguati collegamenti infrastrutturali tra le diverse aree del paese. Questi stessi fattori, inoltre, possono spiegare anche la forte eterogeneità dei livelli di produttività tra Nord, Centro e Sud Italia (il valore aggiunto per addetto del Nord Italia è pari a 1,6 volte quello del Mezzogiorno, dati Istat 2019).

Il focus dello studio è quindi la relazione tra efficienza pubblica, infrastrutture e produttività del settore privato.

La prima parte è di natura descrittiva e si concentra sulle Marche: come si posizionano le Marche rispetto alle altre regioni in termini di produttività aziendale, efficienza della PA e collegamenti infrastrutturali? Nel complesso, le Marche registrano valori inferiori alla media nazionale e mostrano un’elevata correlazione tra i vari indicatori:

  • Produttività: guardando ai dati Istat sul valore aggiunto per addetto, le imprese della regione Marche scontano un gap non solo rispetto alla regione più produttiva, la Lombardia (-32 per cento), ma anche rispetto alla media nazionale (-16 per cento). Nella classifica delle regioni le Marche si posizionano pertanto all’undicesimo posto, superate da tutto il Centro-Nord (a eccezione dell’Umbria). Inoltre, prendendo come orizzonte temporale gli ultimi vent’anni, lo scarto rispetto alla media nazionale è sempre stato attorno al 20-30 per cento (questo gap sembra quindi un fenomeno strutturale).
  • Efficienza della PA: vari indicatori di fonte diversa (Svimez, European Quality of Government Index, Indagine Multiscopo Istat) mostrano come le Marche si collochino attorno alla metà della classifica tra regioni per qualità della PA. Questi indicatori misurano principalmente il gradimento dei cittadini nei confronti di alcuni servizi pubblici (es. ASL, uffici postali, anagrafe, autobus, elettricità e gas, ecc.). La correlazione tra ciascuno di questi indicatori e il valore aggiunto per addetto regionale è elevata (tra 0,3 e 0,8): ad un aumento della qualità dei servizi pubblici è quindi associato un aumento significativo della produttività del settore privato a livello regionale.
  • Infrastrutture: usando i dati del progetto di ricerca QUAINT del Politecnico di Milano, relativi a domanda, offerta e tariffe dei servizi aerei, ferroviari, automobilistici e di navigazione di tutto il territorio nazionale, le Marche si posizionano leggermente al di sotto della media nazionale. In generale, il divario principale non è quello classico Nord-Sud, bensì quello segnato dagli Appennini: le regioni del Nord e quelle tirreniche (tutte toccate dall’Alta Velocità) presentano infatti valori superiori alla media, mentre le regioni adriatiche (tra cui le Marche) ottengono tutte punteggi inferiori alla media nazionale. Anche in questo caso, la correlazione con il valore aggiunto per addetto delle venti regioni è elevata (0,7): una maggiore produttività delle imprese va di pari passo con una migliore accessibilità del territorio in cui queste imprese risiedono.

La seconda parte è invece di natura propriamente econometrica e tenta di rispondere a questa domanda: quale sarebbe l’effetto di un aumento dell’efficienza pubblica e dell’accessibilità del territorio sugli indici di produttività aziendale?

  • Il punto di partenza per la nostra analisi è un Working Paper del Fondo Monetario Internazionale (Giordano et al., 2015) che indagava il rapporto tra efficienza della PA e produttività in Italia. Rispetto a quello studio, abbiamo aggiornato i dati sugli indicatori di efficienza pubblica e aggiunto l’accessibilità del territorio a livello provinciale (dati progetto QUAINT) come seconda variabile esplicativa.
  • L’unità di analisi delle regressioni è la singola impresa i, residente nella provincia p e operante nel settore s. Il nostro campione finale è costituito da oltre 360mila imprese italiane, i cui dati di bilancio 2017 sono stati presi dal database AIDA. I principali indici di produttività considerati sono il valore aggiunto per addetto e i ricavi per addetto.
  • L’indicatore di efficienza pubblica (misurato a livello provinciale) consiste nel confronto tra input utilizzato e output ottenuto in cinque settori di intervento pubblico: istruzione, asili nido, giustizia civile, sanità e raccolta rifiuti, come in Giordano e Tommasino (2013).
  • È verosimile che la qualità dei servizi pubblici abbia un effetto diverso sulla produttività delle imprese a seconda del settore in cui ogni impresa opera e quindi dell’intensità dei suoi rapporti con la PA. Pertanto, nelle regressioni l’indicatore di efficienza pubblica è considerato in interazione con un indice settoriale di dipendenza dalla PA, dato dalla frequenza con cui le notizie relative a un certo settore (raccolte nell’archivio internazionale di notizie Factiva) contengono riferimenti alla PA, come in Pellegrino e Zingales (2017).
  • I risultati confermano quanto ipotizzato all’inizio: aumentando l’efficienza dei servizi pubblici e migliorando il grado di accessibilità del territorio in cui risiede un’impresa, la produttività di quest’ultima aumenta in modo significativo. Nel caso delle Marche, i risultati ottenuti suggeriscono che il divario di produttività che separa le imprese marchigiane dai vertici della classifica nazionale potrebbe essere almeno in parte colmato se si riducessero le inefficienze della PA e migliorassero i collegamenti con le altre regioni italiane. Se l’efficienza della PA fosse pari a quella della regione leader, l’Emilia-Romagna, in media il settore privato marchigiano potrebbe infatti beneficiare di un livello di produttività più elevato del 7-9 per cento (che diventa 11-14 per cento per le imprese che operano nei settori che hanno più contatti con la PA). Se invece le Marche raggiungessero i valori di accessibilità del territorio della Lombardia, l’aumento di produttività potrebbe attestarsi attorno al 12-16 per cento.
  • Occorre precisare che non possiamo affermare con assoluta certezza che alla base dei risultati ottenuti in questo studio vi sia un rapporto di causa-effetto. Infatti, se è vero che la causalità inversa non dovrebbe costituire un problema per le nostre regressioni (è difficile pensare che possa essere un aumento della produttività delle imprese a causare una maggiore efficienza della PA o una migliore accessibilità del territorio), resta il fatto che gli effetti trovati potrebbero essere dovuti anche a fattori terzi che influenzano al tempo stesso sia la produttività sia l’efficienza della Pubblica Amministrazione e l’accessibilità: per esempio, la diversa concentrazione di “capitale sociale” (cioè l’insieme di norme non scritte, comportamenti e valori) nelle varie province, di cui le nostre regressioni non tengono conto.