Università Cattolica del Sacro Cuore

Quota 100 e il turnover che non c’è

di Fabio Angei

25 giugno 2020

Una delle motivazioni con cui fu introdotta Quota 100 era favorire l’occupazione giovanile. Ma, ad oggi, non sembrano esserci chiari effetti positivi sul mercato del lavoro e sul turnover, né nella PA né nel privato.

* La nota è stata ripresa da Il Foglio in questo articolo del 25 giugno 2020.

* * *

Abbiamo già trattato di Quota 100, concentrandoci in particolare sui suoi effetti di finanza pubblica.[1] Nel 2019 sono state liquidate 156.700 domande su 228.826 pervenute in quell’anno, circa metà di quelle previste.[2] Uno dei risultati sperati era quello del ricambio generazionale nel mercato del lavoro: per ogni anziano andato in pensione si sarebbero dovuti osservare 1 o più giovani in entrata.

Le prime stime sul turnover

I primi dati a proposito del ricambio generazionale raccontano però un’altra storia. La Corte dei Conti stima un tasso di sostituzione del 40 per cento (meno di 1 assunto ogni 2 pensionati) e una caduta dell’occupazione complessiva dello 0,2 per cento.[3] La Banca d’Italia stima un effetto ancora più negativo: -0,4 per cento.[4] L’Osservatorio dei Consulenti del lavoro, incrociando i dati delle aziende che hanno perso dipendenti per Quota 100 con quelle che hanno assunto nuovo personale, stima un tasso di sostituzione nel terzo trimestre del 2019 del 42 per cento, cioè, ancora una volta, circa 1 nuovo lavoratore ogni 2 pensionati.[5] L’unica valutazione positiva viene invece dal presidente dell’INPS Tridico, che, nel corso di una audizione presso la Commissione parlamentare di Controllo degli enti previdenziali, ha parlato di “effetti lievemente positivi” ma senza citare alcuna fonte o esplicitare il dato.[6]

Quota 100 nella PA e nel privato

Un fattore che può aver influito, temporaneamente, sul basso livello di assunzioni per ogni lavoratore che andava in pensione è l’elevata quota di pensionamenti con Quota 100 nel settore pubblico (quasi un terzo del totale delle domande; Tav. 1), unito al fatto che il turnover nel settore pubblico era bloccato quasi per tutto l’anno. La Legge di Bilancio 2019, infatti, ha disposto che fino al 15 novembre 2019 non si potessero effettuare assunzioni di personale a tempo interminato per Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri, enti pubblici non economici e agenzie fiscali.[7] È quindi probabile che gli effetti di Quota 100 nel turnover della PA siano osservabili a partire dal 2020, alzando così il tasso di sostituzione.

Tuttavia, anche ammettendo un tasso di sostituzione pari a zero nel pubblico, l’osservazione di un tasso di sostituzione complessivo di 0,4 in totale, come quello considerato dalla Corte dei Conti, comporterebbe un tasso di sostituzione comunque basso (0,54) nel settore privato. Assumendo che nel settore privato il tasso di sostituzione permanga allo 0,54, anche ammettendo un tasso di sostituzione che salga ad 1 nel settore pubblico, il tasso complessivo di sostituzione salirebbe nel 2020 a 0,66, comunque molto inferiore ad 1.

Le cose andranno probabilmente molto peggio per due motivi. Primo, il tasso di sostituzione nel settore privato, vista la crisi economica, sarà probabilmente vicino allo zero. Secondo, nel settore pubblico il tasso di sostituzione sarà probabilmente inferiore (anche se leggermente) ad 1. Un recente esempio è quello del personale docente scolastico. Il 18 maggio 2020, con il Decreto ministeriale n. 12, sono state disposte nuove immissioni a tempo indeterminato, in seguito ad una vacanza di posti dovuta a pensionamenti avvenuti con Quota 100.[8] Il ricambio è però inferiore all’unità: cioè per ogni persona andata in pensione verranno assunte meno persone. Su un totale di 6.542 domande di Quota 100 liquidate, solamente 4.500 nuovi docenti verranno immessi in ruolo (il 69 per cento).

È probabile che il tasso di sostituzione nel settore privato sia stato tenuto basso dalle condizioni locali del mercato del lavoro. Le adesioni a Quota 100 sono maggiori al Sud e Isole (75.699), seguite dal Nord-Ovest (48.529), dal Centro (44.845) e dal Nord-Est (36.135).[9] Guardando i dati in modo più dettagliato, con un’analisi per cluster, la Corte evidenzia una correlazione tra debolezza del mercato del lavoro e adesioni a Quota 100: quanto più basso è il tasso di attività (rapporto tra popolazione attiva e popolazione in età lavorativa) tanto più alto è il numero di domande pervenute. Il risultato, riporta la Corte, “mette in dubbio la possibilità di associare Quota 100 a un’accelerazione della staffetta intergenerazionale perché è molto probabile che un tasso di attività basso implichi un mercato del lavoro poco dinamico e, di conseguenza, un turnover basso, soprattutto nell’attuale contesto di debolezza del ciclo economico”.[10]

In conclusione, nonostante i dati disponibili siano sicuramente parziali, a oggi non ci sono chiari effetti di sostituzione dei pensionati con Quota 100 con giovani lavoratori.

 

Tav. 1: Domande e liquidazioni Quota 100 per aggregati

 

domande 2019

% su totale

liquidate 2019

% su totale

Dipendenti settore privato

90.889

39.7

69.711

44.4

Autonomi e cumulo

63.060

27.6

45.845

29.3

Dipendenti pubblici

74.877

32.7

41.135

26.3

Totale

228.826

100

156.700

100

Fonte: elaborazioni Osservatorio CPI su dati Inps trasmessi alla Corte dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali


[2] “Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica”, Corte dei Conti, p. 194. Link: https://www.corteconti.it/HOME/Documenti/DettaglioDocumenti?Id=17abe5b7-0f9d-4e22-a5c9-7f353a4c8b1a.

[3] Ibidem, p. 226.

[4] Nel “Bollettino Economico” della Banca d’Italia del primo gennaio 2020, nelle pp. 47 e 48, viene riportato il dato citato che deriva da “nostre valutazioni in linea con le regolarità empiriche”, senza esplicitare però la metodologia utilizzata nel dettaglio. Link: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-economico/2020-1/boleco-1-2020.pdf.

[6] Vedi la notizia ripresa da Sky tg 24: https://tg24.sky.it/lavoro/2020/01/14/Inps-Tridico-Quota100 e l’audizione di martedì 14 gennaio 2020: https://www.camera.it/leg18/1132?shadow_primapagina=10131.

[7] Legge 145/2018 art. 1, comma 399.

[9] Vedi pp. 223 e 224 del Rapporto della Corte. I dati qui riportati sono riferiti a quelli pubblicati nel monitoraggio dell’INPS che fornisce le domande al 21 novembre 2019 per provincia. Sono dei dati molto aggregati che non riportano né il tasso di accoglienza delle stesse domande, né lo stato di lavorazione, né la decorrenza.

[10] Ibidem, p. 234.

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